A volte ci si sposa per ragioni logiche: ci si conosce da sempre, un lavoro certo, una sicurezza economica ed affettiva, i nostri genitori sostenevano la relazione, gli amici erano gli stessi. E quei matrimoni che ci sembravano ragionevoli, hanno generato solitudine, infedeltà, silenzi potenti, o urla che arrivavano alle orecchie dei nostri figli.

A volte, è stata l’irrazionalità a spingerci verso il matrimonio, una reazione alla scelta razionale dai nostri genitori. Comunque sia, se l’idillio finisce, sia che l’abbiamo deciso noi o ne abbiamo subito la fine,  dobbiamo essere consapevoli che stiamo vivendo un lutto,  e come tale va affrontato.

Ci vuole tempo per rimettersi in piedi.

Esistono però, alcune “istruzioni” che ci permettono di vivere meglio la fine del matrimonio. E di non distruggere quello che siamo stati insieme, e quello che siamo.  Del passato dobbiamo farci carico, altrimenti ritornerà su di noi come un bumerang, prima o poi.

Il nostro futuro dipende anche da come siamo stati capaci di affrontare la nostra separazione.

  • Farsi aiutare è un primo passo. Chiedere aiuto a una psicologa o psicoterapeuta, è un atto di coraggio. È un modo per mettere mano alla propria vita e guardare in faccia il dolore una volta per tutte. Per chi non ha possibilità economiche esistono i Consultori. Se si ha un po’ di fortuna, si trovano bravi professionisti in grado di ascoltarci. Per chi subisce violenza, in ogni città, ci sono centri (gratuiti) che forniscono anche consulenza legale a cui ci si può rivolgere. E per violenza non intendo solo quella fisica, ma anche psicologica.
  • Scegliersi un avvocato che non si proponga come “condottiero”. La separazione non è una guerra, ma cercare un compromesso. Entrambi i coniugi devono mantenere i figli e ricostruirsi una vita. Gli avvocati che ci aiutano a governare la collera, ad essere ragionevoli e a trovare mediazioni laddove sembrano impossibili, sono quelli giusti.
  • Dobbiamo ricordare ai padri e alle madri che l’obiettivo principale della nostra Legge è quello di tutelare i minori; quindi la casa, generalmente, è affidata alla madre, in modo che ai figli venga garantita stabilità. Le donne (autonome e non) hanno diritto a rimanere nella casa coniugale, indipendentemente di chi ne ha la proprietà, fino a quando i ragazzi non ce la fanno da soli.
  • La casa viene affidata alla madre, perché, nella nostra società è quella che si occupa dell’organizzazione della vita dei figli e lavora meno tempo dell’uomo. Però, esistono le eccezioni.
  • Chi non mantiene i propri figli è perseguibile penalmente. Esiste una legge chiara. I figli hanno diritto a essere mantenuti, anche se ci si separa o si decide di iniziare una nuova vita. Loro non devono pagare le conseguenze dei nostri atti.
  • Spesso chi è stato lasciato non vuole abbandonare il così detto “tetto coniugale”. Bisogna avere pazienza. Prima o poi la consapevolezza che l’altro non è “cosa mia” arriva. La terapia di copia può aiutare a raggiungerla.
  • Se si è stati traditi ( qui dovrei aprire un capitolo) è assurdo pensare di farla pagare. Facciamo male soprattutto a noi stessi. Possiamo chiederci, invece, cosa sia successo, dove eravamo quando l’altro si è allontanato, perché non abbiamo visto. Anche il tradimento si fa in due ( e qui so di non essere molto popolare). Chi lascia un vuoto e chi va altrove per colmare quel vuoto. La separazione per colpa non esiste più, proprio per quel principio di corresponsabilità che dovrebbe essere alla base delle nostre relazioni.

Lo scopo delle separazioni  non è quello di far “morire” il coniuge che ci ha lasciato o che abbiamo lasciato, o spennarci a vicenda.

Lo scopo è garantire una continuità di vita ai figli giá disorientati, e ricomporsi.

Ricominciare su un terreno buono, dove le macerie siano state asportate una per una con cura. È doloroso, e si soffre.

Ma una separazione disastrosa rende la vita difficile e, alla fine, non si sa più dove stia di casa la pace.

Dedico questo articolo a tutte le donne e gli uomini che mi hanno scritto, e a tutti quelli che navigano nelle turbolenze ogni giorno. Non è molto, ma spero possa essere utile per stare meglio, e iniziare a ricostruire un tempo futuro che sia migliore.

Un abbraccio caro. Vi sono vicina Penny

 

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13 comments on “Separazione: alcune istruzioni per l’uso. Del tutto personali.”

  1. Non sono d’accordo. Non ci si dovrebbe sposare per altri motivi che non siano condivisione di vita, amore, valori, progetti, fede. Profondamente convinti non c’è spazio per la separazione. Si vive e si superano insieme le difficoltà. Ma se mancano le basi, se è una prova di vita in comune, non c’è bisogno di sposarsi e forse neanche di mettere al mondo figli. Altrimenti è ovvio quello che dici sui figli, sui consigli per non farsi male, ma queste cose riguardano i contratti, gli avvoltoi delle disgrazie altrui, non l’amore, quando c’è. Forse non ci sarebbero tante separazioni, se non ci fossero tanti matrimoni decisi in maniera superficiale.

    • Quando mi sono sposata, io credevo nel nostro rapporto. Lo amavo davvero. Non rinnego quello che provavo. Con il tempo sono cresciuta, ho maturato idee, sono diventata più adulta. L’idea che mi ero fatta del nostro stare insieme era diversa da quello che avveniva nella realtà. Sentivo che non mi ascoltava, che ero un oggetto sulla credenza, messo lì, in bella mostra. Ci ho provato, non credo di essere stata superficiale nella scelta, credo di essere cambiata in modo diverso da lui. E penso che possa capitare; nella vita si cambia, si cresce, si matura e noi non lo abbiamo fatto nello stesso momento. Hai ragione tu quando dici che si superano insieme le difficoltà, ma su basi solide come l’ascolto, la condivisione e la disponibilità a mettersi in discussione. Per me c’è stato un muro. Quando capita così, cosa si deve fare? Quando l’altro non ascolta le tue istanze come si fa?
      Io ho fatto quello che sono stata capace, e ti assicuro mai avrei immaginato che finisse in questo modo. Eppure è successo. Alle mie figlie posso raccontare che io e suo padre ci siamo amati, quando sono nate loro, ci siamo amati per un tempo che non è stato una vita intera. E dal nostro amore sono nate loro. Non è bello comunque, nonostante la fine?
      Non so se mi sono spiegata, materia difficile. Comunque ti ringrazio per il tuo contributo, e per la forza con cui mandi avanti il tuo matrimonio. Traspare. Buona giornata Penny

      • Generalizzare è sbagliato, non volevo dire che tutte le separazioni sono frutto di matrimoni decisi in maniera superficiale. Solo che ce ne sarebbero di meno, di entrambi, se fosse considerato una scelta forte, un progetto importante. Ma non basta, lo so bene. E purtroppo questa idea che si cambia, ed è giusto legittimo e bello a volte cambiare e crescere, non dovrebbe essere sufficiente a distruggere ciò che si è costruito insieme. Si può cambiare insieme. Se uno non ascolta più, è difficile, quasi impossibile. Ma so che nonostante fossi disponibile all’ascolto, al cambio, alla comprensione, al rimettermi in gioco, anche io adesso trovo un muro ossessionato dall’idea di libertà e di cambiamento. E non riesco a capire. Traspare sì nelle parole la mia convinzione nel progetto, in un momento però in cui non viene condiviso più. Grazie per la risposta

      • È difficile quando è così. Deve esserci la volontà di entrambi per far funzionare le cose. Se non c’é è davvero dura. Posso solo darti un consiglio provate una terapia di coppia. Un terzo ti aiuterebbe a comprendere cosa ci sta dietro alla sua richiesta di libertà, visto che in questo momento siete su due lunghezze diverse. Un consiglio: non prendete decisioni affrettate. Ti auguro di stare bene qualunque cosa accada. Grazie davvero Penny

  2. Penny ci vuole del tempo perché la rabbia lasci lo spazio alla consapevolezza. quello che tu delinei è un percorso auspicabile per ciascuno, molto complicato, che richiede serenità. La separazione spesso è non solo dolore ma complicazioni, denaro, difficoltà, fragilità sconosciute improvvisamente palesate. Guardo con grande tenerezza me stessa e tutti coloro, che in un modo o nell’altro, hanno affrontato questo “trapasso”. E coloro che sono riusciti a separarsi senza usare i figli come arma da guerra…

    • Storie comuni. Qualcuno spero che l’abbia fatto, e continui ad “amarsi” anche dopo il matrimonio in modo diverso. Io confido di averci provato. Un abbraccio Penny

  3. Che io sia d’accordo o meno con quello che scrivi, è comunque bello leggerlo; aiuta a volte a chiarire dei concetti che frullano in testa ma non sono mai chiari. È altrettanto bello leggere i commenti; condividere dei pezzetti di vita aiuta chi li legge e credo anche un po’ chi li scrive. Complimenti a tutti.

  4. Grazie…sarebbe bello, davvero bello che si seguissero i punti punto per punto…il primo soprattutto, per iniziare. Che ci fosse “obbligo”al momento della separazione (con figli) di seguire una terapia individuale almeno. E’ utile, necessaria, salvifica..e sarebbe importante che sia chi ha maturato la fine del matrimonio, sia chi ancora no ci si avvicinasse e lavorasse su se stesso…per il bene dei figli…che restano.

    • Non so perché le persone abbiano così paura a farsi aiutare. Quando vai in terapia ti obblighi a pensare a te stesso, ti dai la possibilità di uno spazio speciale… Non so cosa preoccupa, non l’ho ancora capito. A me è servita. Sì, in alcuni casi credo sia salvifica. Buona giornata Penny

  5. Il mio problema di separazione è molto pratico. Io vorrei separarmi ma già da sposati abbiamo pochi soldi. Per mantenere due case separate come si fa?

    • Come si fa? Difficile rispondere, ma non si può stare insieme per mancanza di soldi. Non lo so. Non so se lavorate entrambi, se avete dei figli…ognuno teoricamente dovrebbe cercare di essere autonomo. Quindi, forse il primo sforzo é quello di migliorare la propria condizione economica. Cercare una casa piccola…ma non conoscendo bene la situazione mi é difficile dare una risposta di senso. L’importante é che la condizione economica non sia un alibi…Se hai voglia di spiegarmi un po’ meglio io sono qui. Penny

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