A Roma due giorni. Per me e il mio prossimo futuro,  per questo blog nato per caso.

Cambio tre volte data per impegni vari delle ragazze. Siamo una famiglia monoparentale anche se siamo in tre. Buffo!

Devo essere certa che non abbiano problemi le mie due girls e “piazzarle” per bene.

Alla fine decido e prenoto i biglietti del treno. Partenza sabato alle 6.40, cosí venerdí sera posso stare con loro senza sentirmi troppo in colpa.
Matilde ci prova: “Mi lasci sempre sola”.

“Sempre quando?”  le chiedo mentre penso che sta con me sette giorni su sette, va con riluttanza a dormire dalle amiche e vede suo padre (se va bene) una volta alla settimana a pranzo per un’ora esatta.

Guardo con lei un film, dopo aver messo a posto, averle comprato cose buone per compensare la mia partenza e mille altre attenzioni che a quanto pare non sono mai abbastanza.

La bacio, ma le sue parole fanno breccia, i suoi musi pure, i maledetti sensi di colpa si fanno sentire, e io li sento. Ogni attimo della mia vita, come ognuna di voi, penso. Ludo tace, stranamente. Le girls sono brave a darsi il cambio per come e quando massacrarmi!

Se non avessi prenotato i biglietti, forse sarei rimasta. Invece parto, e faccio bene. Credo.

La lontananza é utile, dico a me stessa.
Le due girls, solitamente, mi chiamano trecento volte al giorno,  vorrebbero avermi lí, e quando ci sono mi vorrebbero altrove, e mi spingono via con frasi del tipo “spostati, vai più in là che mi dai fastidio, ti puzza l’alito!”. Mi  tormentano cosí e sono bravissime a farlo.

Cammino tra i vicoli della nostra capitale, incontro amiche, progetto, visito musei, compro un piccolo portafoglio color cobalto. Se fossi ricca mi sarei portata via anche un cappotto cremisi. Lo lascio lí nella gruccia ma sogno, e sognare mi piace. Io, il cappotto e Roma tutta per me.

Le due girsl mi chiamano solo sei volte, e io sono felice.

Si può essere felici lontano dai figli? Si può.

E mentre cammino lungo il Tevere mi sento in colpa solo un pochino. Intanto domani torno, dico alla mia anima inquieta.

Nel frattempo penso a come si possa stare bene cenando in un ristorante con l’aglio appeso ovunque e una tovaglia a quadretti rossi.
Sono una buona madre? Non lo so.

Di una cosa sono certa insegno alle mie figlie che non ci siamo necessarie. Che le madri ogni tanto vanno. Ma poi tornano, più felici.

E che i maledetti sensi di colpa vadano a farsi fottere. Almeno per una volta.

5 comments on “Io, le girls e i sensi di colpa.”

  1. Brava Penny, le madri devono andare proprio per ritornare più felici! E per dirci che anche noi abbiamo bisogno dei nostri spazi, delle nostre giornate di sole e perché no, dei nostri capricci.

  2. Grazie, con fatica e il coltello tra i denti difendo le briciole dei mie spazi e succede che loro se la cavano meglio senza di me! Penny

  3. Ritagliarsi un attimo di solitudine ogni tanto, non può che far bene alle mamme! E se le mamme stanno bene, le figlie staranno meglio dopo, con una madre serena tranquilla e riposata 🙂

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