Dovremmo insegnare ai nostri figli a non avere paura della solitudine. É uno spazio potente di creatività. Il più grande, forse.

Non dobbiamo spaventarli se si sentono soli, ma spiegar loro che è una condizione della vita, un bisogno e una necessità per l’uomo.

Invece raccontiamo storie spaventose in cui i bambini si perdono e rimangono da soli, in cui la salvezza arriva sempre dall’altro.

I bambini imparano a muovere i primi passi, ad afferrare oggetti, a pronunciare parole dentro a esercizi continui di solitudine.

Si concentrano per ore in atti silenziosi.

 

Dovremmo sollecitare questi momenti invece di richiamarli continuamente a noi, e non dovremmo preoccuparci se ogni tanto si appartano.

In quello spazio immaginano, si ricaricano, progettano, imparano a esserci e non avere bisogno di altro.

Così come insegniamo ai nostri figli a socializzare, dovremmo insegnargli a stare da soli. A perdersi in un mondo in cui si è capaci di bastarsi.

La solitudine non é fuga, ma il tempo della pausa, del silenzio, della contemplazione, del riparo.

E questo vale anche per noi.

E allora quando li vediamo assorti o decisi a starsene da soli, abbiamo il dovere di non richiamarli a noi e lasciarli stare.

Esiste una solitudine buona che serve agli adulti tanto quanto i bambini.

Uno spazio in cui immaginare mondi, in cui staccare la spina e fare silenzio.

Quando cerchiamo spasmodicamente l’amore è quella solitudine che non vogliamo affrontare.

Il vuoto che ci attraversa e la paura del bosco che ci hanno raccontato.

I nostri figli hanno diritto alla solitudine anche quando stanno crescendo. Guardate gli adolescenti, le porte perennemente chiuse, loro provano a conoscersi e noi spesso che facciamo: ma non esci? Ma non ce l’hai un fidanzato? Una fidanzata?

É ATTRAVERSO L’ESPERIENZA DELLA SOLITUDINE che sapranno costruire legami fecondi, e sapranno amare.

E non si infilirenno in storie dolorose da cui non riusciranno ad uscire o in cui cercheranno sicurezze.

E se la solitudine busserà alla loro porta  non si spaventeranno. Sapranno che lei viene e va come la marea, sapranno che un’esistenza consapevole la richiede, richiede quella “paura” lì, che, spesso, non è un limite ma una risorsa e sapranno che uso farne. 

Forse meglio di noi.

Penny

 

2 comments on “Insegnate ai vostri figli la solitudine.”

  1. Io ho 53 anni , alle spalle un divorzio, due figli di 28 e 21 anni cresciuti da sola con tutte le difficoltà del caso che tu conosci bene. Ne ho superate tante ma la paura della solitudine no, mi attanaglia ancora dentro soprattutto quando penso alla mia vecchiaia e ne le forze ne i miei figli ci saranno. Allora li entra o in gioco la mia fede e Prego e confido in un Dio misericordioso.

    • Ciao Camilla, non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro, però i legami che abbiamo costruito, con i figli, ad esempio, sono una speranza. Avere fede aiuta, io spero di essere stanca abbastanza per desiderare di lasciare lo spazio a quelli che verranno, e se penso a quel tipo di solitudine sono spaventata anch’io. Ma le persone con cui sono cresciuta non ci saranno più, la vita avrà fatto il suo corso…spero solo di poterci arrivare dignitosamente e con questa speranza mi godo quello che ho ora. Ci provo e come te non sempre ci riesco. Buona domenica Penny

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