Ho pensato tanto a quello che mi avete scritto. Vi ho letto con attenzione e mi sono rivista in ogni pensiero, è stato come guardarmi dentro a un fermo immagine.

Sei mila visite sono molte per un post, e mi sono chiesta perché nelle nostre storie siamo così sole. Perché siano così pochi gli spazi in cui possiamo non solo esprimere, ma essere davvero quello che desideriamo.

In fondo, cosa chiediamo se non di stare bene?

Eppure, è come se questa felicità ci fosse donata solo dentro a certi contenitori: una famiglia, fatta di un uomo e una donna, un matrimonio, dei figli.

Ci viene chiesto di corrispondere e realizzare aspettative verso gli altri, i parenti, il marito, i figli, le persone che ruotano nella nostra vita.

Ci è chiesto di perseverare quando le cose non vanno bene, di accondiscendere quando un uomo ci vuole a tutti i costi con sé.

Di farlo in nome del ricatto più grande: IL BENE DEI FIGLI.

Ci insegnano che si soffre dentro alle pareti di casa, che una figlia separata è un po’ una disgrazia, chissà cosa si è messa in testa.

Ha distrutto una famiglia“, dice qualcuno.

E noi siamo lì, dentro a queste parole che aleggiano nell’aria e in alcuni sguardi che ci fanno sentire in colpa. E abbiamo paura.

Paura di non essere madri adeguate, donne superficiali che rompono davvero qualcosa.

Ci tormentiamo e cerchiamo di resistere. Solo che non possiamo, e qualcosa ci salva.

Forse si chiama coraggio, forse amore per noi stesse, forse amore per i figli, UN AMORE GRANDE, che desidera per loro quella felicità così difficile da raggiungere per noi.

 

Siamo madri, noi separate. Ma siamo persone. Che non si accontentano. 
Che desiderano e amano. Che sanno consolare, trovano le parole e ne fanno 
dono. Che sanno stare nel dolore.

E non vogliono altro che il bene dei loro figli, e una vita felice. E una non può prescindere dall’altra.

E non è detto che non succeda.

Anche dopo una separazione.

Io ci credo.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella.

 

 

 

8 comments on “Per il bene dei figli.”

    • Un’amica mi ha scritto che i miei scritti sono come biglietti che arrivano ogni giorno e spazzano le nuvole o aiutano a sostenerle. Volevo dirti che anche il tuo esserci per me è così. Penny

  1. In Italia si sentono ancora i commenti negativi che nomini tu sulle “figlie separate” ma basta andare oltralpe per sentirli sempre meno, e oltre oceano per non sentirli proprio piu’! Siamo tutti influenzati dalla cultura in cui viviamo ma a volte bisognerebbe sentirsi un po’ cosmopoliti, cittadini del mondo, piu’ che cittadini dei luoghi in cui viviamo fisicamente e il tutto si ridimensionerebbe nel nostro sentire. Mi piace leggerti Penny. Non vivo piu’ in Italia da tanto tempo e ora mi trovo negli States. Il tuo blog mi riconette all’Italia ed e’ un piacevole appuntamento quasi giornaliero. Un abbraccio

    • Mi sono emozionata! Sapere che sei lì, lontano e leggi quello che scrivo, è bello. Saper che ci sono possibilità di vicinanza e calore nonostante le distanze. Hai perfettamente ragione, siamo piuttosto “provinciali”, poco cittadini del mondo e la nostra cultura è condizionata da quello che siamo stati e siamo. A volte il nostro sentire dovrebbe comprendere altri spazi e luoghi, invece conserviamo. Vorrei sapere tante cose di te: cosa fai, quanti anni hai, che fai lì…scrivimi se hai voglia e fammi sapere. Avrai capito che mi piacciono le storie! Ti abbraccio stretta. Penny

  2. Ma mi chiedo se imparerò mai a volermi più bene e ad amarmi di più. Iniziare a farlo a 44 anni ho paura sia tardi, troppe macerie da sistemare con le mie valigie di sensi di colpi sempre piene…e che non dimentico mai. Il mio avvocato mi ripete sempre:”Posso aiutarla a difendersi da lui ma da se stessa no !!” Ci riuscirò????

    • Ci riuscirai. L’hai già fatto scegliendo di stare bene. La mia psicologa una volta, mentre ero in lacrime, mi ha detto: “Fosse anche solo un giorno di felicità ne vale la pena”. Credo avesse ragione. Io non ero molto più giovane quando ho affrontato il tutto. Non avere paura, il tempo non è un nemico, ma un alleato. Ora sono molto più “vecchia” di allora ma più consapevole. Cerca di volerti bene e di pensare che in un certo senso ce l’hai già fatta. Stare nella sofferenza è riuscire ad esserci nella vita. Ti abbraccio tanto Federica. Io sono qui Penny

  3. “Paura di non essere madri adeguate, donne superficiali che rompono davvero qualcosa”.
    Ogni giorno queste parole.
    Ogni giorno ogni minuto o secondo questo senso di colpa: essere una testa matta, una madre scellerata, una donna poco seria.
    La mia psicologa rabbrividisce quando mi definisco così…perché alla fine ci credo.
    Davvero come ho letto in un altro post siamo il frutto nel bene e nel male dell ambiente in cui viviamo e le convenzioni e le attese pesano come macigni.
    Grazie comunque per le belle parole

    • Una madre dà ai suoi figli tante cose di sé, quelle peggiori e quelle migliori. Da mia madre ho preso l’ansia perenne, la paura di non fare mai la cosa giusta, ma anche la voglia di rivelarmi diversa da lei, la sua determinazione…niente sensi di colpa, solo la voglia di stare bene. Penny

Rispondi