Scrive Emily Dickinson che la speranza è quella cosa piumata che si viene a posare sull’anima, canta melodie senza parole e non smette mai.

Ecco, ho pensato che non bisogna smettere mai. Invece a volte smettiamo di avere speranza e credere in noi. Come luoghi del possibile.

Non dovremmo smettere mai di sperare che il giorno segua alla notte, che possiamo tornare ad amare, che i nostri figli stiano bene.

Che il dolore perda il suo potere. Che l’orizzonte ritorni più limpido di prima. Che ci sia il posto giusto per noi.

Mai smettere di chiedersi il perché. Di venire a patti con noi stessi. Di prendersi in giro almeno un po’, e disobbedire come facevamo da bambine. 

Le gomme da masticare appiccicate sotto al tavolo, il rossetto della mamma, la cioccolata mangiata di nascosto, le ciliegie raccolte sull’albero con le gambe al vento.

Siamo anime inquiete e, a volte, irriverenti, ma ogni palude ha i suoi segreti, ogni armadio i suoi scheletri. I nostri sono pieni. Ma sono nostri. E guai a chi li tocca.

Mai smettere di sperare, anche se andiamo di fretta e se ci sentiamo perdute. In quella corsa sfrenata e deliziosa che è la nostra vita.

 

Terreno fertile, montagna sassosa, lago blu.

Ecco ciò che siamo.

Dentro di noi il cielo. Un cielo del possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4 comments on “Noi. I luoghi del possibile.”

  1. Grazie…grazie!!!
    Come se vivessi la mia vita….incredibile. Voglio vedere la luce al più presto.
    Federica

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