Oggi una madre ha lasciato andare il suo bambino di sei anni in un ultimo atto di generosità. Lo ha donato.Tre organi partiranno per abitare il corpo di altre persone.

Lei si chiama Vincenza, è ricoverata in ospedale per le ferite riportate in un incendio, lui Giuseppe, aveva sei anni. Per salvarlo i suoi genitori lo hanno lanciato dalla finestra.

Una madre e un figlio. Il cui amore mi sembrava meritasse di essere ricordato.

Ha dovuto scegliere lei, un sabato sera, dopo che i medici le hanno comunicato la morte celebrale del suo bambino, e farlo da sola. Il marito è in prognosi riservata per le ustioni.

Poteva tenerlo per sé quel corpo intero di Giuseppe. Invece ha scelto di essere generosa nei confronti della vita, nonostante quella stessa vita l’abbia messa di fronte alla scelta più difficile: perdere un figlio.

La morte è un promemoria. Deve servire a chi resta. Così come ci deve servire una madre di nome Vincenza che una sabato sera sceglie di fare quello a cui noi genitori siamo chiamati: donare suo figlio Giuseppe alla vita, e al suo divenire.

Dare un senso al di là di noi. Di questi figli per cui ci prodighiamo, ci facciamo domande, amiamo come siamo capaci. Questi figli che non sono nostri, ma del mistero della vita e ne contengono i segreti indecifrabili.

Giuseppe non c’è più. Ma c’è una madre che ha amato così tanto il figlio da sapere che non è suo, e lo ha donato all’esistenza nel momento più doloroso.

Dovremmo ricordarcelo, noi padri e madri. I figli sono altro da noi. Non ci appartengono né possiamo trattenerli.

Possiamo solo accompagnarli per il tratto di strada che ci è concesso. E donare loro il bene più grande: quello della vita.

Alla madre che è Vincenza e al suo bambino Giuseppe. Che giochi in un altrove sereno per sempre.

Al tempo che hanno vissuto insieme. Al loro amore che ha saputo essere generoso. Alla vita che nella disperazione ci sorprende insegnandoci ad essere madri e padri.

Noi che ancora possiamo.

Certe cose restano e hanno bisogno di essere fermate. Almeno per me.

Che sia una buona serata per tutti voi vicino a chi amate. E che non sia scontato.

Almeno per stasera.

Penny

 

 

 

4 comments on “I figli non ci appartengono. Sono della vita e non possiamo trattenerli. Ma amarli sí.”

  1. Adoro come scrivi, come pensi, come ‘senti’ le parole quando ti indicano loro la strada, verso l’emozione.
    E adoro quando una donna insegna..ade esserlo, con grazia ed educazione..
    Stupito, continuo a leggerti

    • Mamma mia, guarda che sono la persona più incasinata del mondo. Chi mi sta vicino dice che sono complicata e mi aggroviglio. Credo abbiano ragione. Le cose che scrivo le penso. Diverso è metterle in pratica…Però, mi prendo le tue parole come dono prezioso. Le tengo lì, nella valigia dei giorni bui. Buona giornata caro amico. Grazie Penny

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