Ci sono momenti, più di altri, in cui mi sento sola. Piove su di me. E quando mi capita penso subito all’amore, come se fosse un antidoto alla solitudine. Venti gocce da prendere all’occorrenza.

Eppure so che l’amore non è una ricetta di felicità continua. Costa litigi, deviazioni, virate. Ma è la cosa più possente che esista.

Abbiamo intimamente bisogno dell’altro. Abbiamo bisogno di negoziare i rapporti, di co-abitare con gli altri. Di sentirci parte di qualcosa, o qualcuno.

Ma siamo anche stranieri a noi stessi, e all’altro. E le differenze spesso sono irriducibili.

Cerchiamo invano di ridurle quelle differenze. Ci aspettiamo che l’altro cambi. Che ci assomigli. Che si identifichi con noi. Che sappia tutto del nostro essere. Che ci sollevi dalla solitudine. E lo chiamiamo amore.

Forse bisognerebbe permettere all’altro di essere un po’ straniero in terra nostra. Allora l’amore, quello per i figli, per il compagno o altro, non sarebbe un campo di battaglia perenne. Ma un luogo d’incontro.

La posta in gioco è alta. Si tratta di amare sul serio. Perché non c’è amore vero. Non c’è l’amore della vita, né tutte quelle cose che ci diciamo per stare tranquilli e mettere il sigillo all’eternità.

C’è l’amore, quello possente, appunto, delle contraddizioni. Delle differenze.

E non c’è amore che sconfigga la solitudine. Qualcuno dovrebbe iniziare a dirlo.

Dobbiamo pretendere la solitudine, altrimenti come possiamo essere capaci di amare?

Mi sono fatta una tisana per scaldarmi un po’ in questa primavera che sa ancora d’inverno. Ho guardato fuori dalla finestra, il sole stava tramontando. La solitudine era sempre lì. Ma chissà perché ero felice, dentro a una specie di malinconia che incanta.

Nessun antidoto per me. L’amore e la solitudine non vanno necessariamente di pari passo. Dovremmo dirlo ai nostri ragazzi. Altrimenti ameranno per non sentirsi soli. E quando si sentiranno soli penseranno di non essere amati.

In un intreccio che incastra.

Si tratta di dare il nome giusto alle cose. Allora sapranno fare buon uso di entrambi.

Penny

 

 

2 comments on “L’amore non è un antidoto alla solitudine. Qualcuno dovrebbe iniziare a dirlo ai nostri figli.”

  1. Ancora una volta grazie. Sto lottando, solo da poco, per la mia solitudine e non vuol dire fare da soli, ma semplicemente avere lo spazio, modo di capirsi, di ascoltarsi, di conoscersi e amarsi. E così che sto capendo la parola amore vero verso gli altri. La strada è lunga, difficile, tortuosa, avvolte impossibile perché al di fuori chi non capisce ti dice che sei un egoista.
    E invece no perché ad oggi alla mia nuova me stessa non rinuncerei mai, perché amandosi, hai solo voglia di scoprire e hai detto bene incontrarsi. Lo vedo con la mia leonessa…

  2. Ciao Elisa, credo che esistano due tipi di solitudini. Quella scelta e quella subita da chi viene relegato ai margini.
    Quando diciamo che la nostra società è piena di solitudini, è vero. Uomini e donne che hanno persone e relazioni con cui non riescono ad essere se stessi.
    La solitudine scelta è quella di cui parli tu. Quella in cui la creatività ha spazio e tempo. In cui si è “egoisti” in modo sano: non mi annullo più, ma cerco ciò che mi fa stare bene.
    Complicato certo, a volte, quell’altra solitudine arriva e fa paura. Ma noi cerchiamo di cavalcarla con delicatezza e chissà che non ci riusciamo.
    Un abbraccio grande a te e alla leonessa. A presto Penny

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