Ci sono bambini che sanno fare. Altri che imparano in fretta. Alcuni che hanno bisogno di tempo.

Ci sono a bambini le cui attitudini le scopri subito: sanno suonare uno strumento, sono bravi in matematica o in scienze… Riescono.

Altri che hanno talenti nascosti persino a loro stessi.

I bambini apprendono in modo diverso, hanno intelligenze diverse. Tempi diversi.

Ci sono bambini veloci, lenti, e a lunga percorrenza.

Noi genitori ci stupiamo quando non riescono alla prima e magari nemmeno alla seconda.

La nostra testa inizia a fare paragoni e, a volte, li esplicitiamo pure: ” I tuoi compagni leggono già, come é possibile che tu non abbia ancora imparato?”…” che voto ha preso Luca? E Maria?”

Gli insegniamo a misurarsi con il valore degli altri invece che con il proprio.

Dovremmo giocare alle attese noi genitori.

I bambini imparano attraverso l’esperienza dell’errore. Pensate a quante volte un cucciolo d’uomo si rialza per camminare. Cade, si rialza.

Imparano attraverso esperienze ripetute: quante volte avete raccolto giochi lanciati dal vostro piccolo dal seggiolone?

I bambini apprendono cosí. Alcuni attraverso una memoria spiccata, altri hanno bisogno di ascoltare o di vedere piú e piú volte. E di ricominciare.

D’altronde anche noi, alcune volte, abbiamo bisogno di toccare il fondo per capire ciò di cui abbiamo bisogno.

I bambini non chiedono molto se non di essere capiti. Incoraggiati e non omologati.

Le cose non cambiano quando diventano grandi.

Dovremmo giocare alle attese noi genitori e farne una cosa seria.

Aspettare che sia il tempo giusto. Il loro tempo. Diverso dal nostro e dalla ricerca spasmodica del risultato. Che serve a noi, piú che a loro per sentirci BRAVI.

Dovremmo cercare bene. Alcuni talenti non si vedono ad occhio nudo, non sono immediati. Se non li aiutiamo é possibile che i nostri ragazzi non li scopriranno mai. E noi con loro.

Dovremmo giocare alle attese noi genitori. Quelle che allontanano le paure.

I nostri figli si specchiano nei nostri occhi. In quelli si riconoscono. Che siano occhi di accettazione e riconoscenza per ciò che sono.

Sarebbe meraviglioso se tenessimo sempre presente ciò che desideriamo per loro.

Io credo di averlo chiaro, anche se, a volte, lo perdo di vista.

Vorrei che fossero felici. Con o senza talenti. Felici e basta. E si amassero. Non per ciò che fanno ma per quello che sono.

Un universo di umanitá possibile.

Vi abbraccio Penny

5 comments on “I nostri figli. I loro talenti, quelli nascosti.”

  1. Da genitore, credo sinceramente che aiutare i nostri figli a scoprire i loro veri talenti sia una delle nostre missioni. Purtroppo scuola, amici, società non aiutano. Ed allora siamo noi che dobbiamo intervenire. Dando loro i loro spazi ed i loro tempi! 😉 Un abbraccione!! 🙂

    • Caro Claudio, le mie figlie sono ragazze normali e come tutti vogliono riuscire, ma non hanno la strada proprio semplice e i talenti abbastanza nascosti, così come molti miei alunni. Se non guardiamo bene i nostri figli rimaniamo in superficialità e non li comprendiamo fino in fondo. Attendere e non avere aspettative…difficile, ma possibile. Grazie per esserci un abbraccio anche a te. Penny

  2. Che caso: scoprirti proprio in questi giorni.
    Sempre più spesso mi ritrovo a guardare il mio ragazzone, che è alto 1 metro e 90, ha 17 anni e l’aria impenetrabile e a volta assente tipica di quell’età, in cui capisci bene che non è che non pensano a niente, ma forse semplicemente non vogliono o non riescono a dirtelo, quello che hanno nella testa, nel cuore e nella pancia.
    Quando lo guardo così, e mi chiedo quali siano i talenti suoi che ancora devono emergere, mi impongo di pensare che lui non è me, non è suo padre, ma una persona diversa, con un percorso ancora tutto da definire.
    Dopo averti letta, penso che dovrò ricordami più spesso di saper “giocare all’attesa”, anche se in questo mondo dove tutto sembra sempre troppo veloce non è sempre facile.
    Grazie
    Gaia

    • Sapessi Gaia quanto é difficile anche per me…eppure ci sono momenti in cui riesco a guardare lontano e a tenere a mente che le cose sfuggono al nostro controllo ed é giusto cosí. Che i nostri figli non sono nostri e come dici tu hanno parti a cui non abbiamo accesso.
      Ma quando riesco a “giocare all’attesa” so che mi dovrei preoccupare di una sola cosa: essere felice in modo che possano esserlo anche loro. Grazie e un abbraccio Penny

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