Sará che sta finendo la scuola, sará l’adolescenza, ma sono giorni, per non dire settimane, che la girl bionda é insopportabile.

Appena mi vede ruggisce.  E appena le parlo mi risponde con una tale strafottenza che le spaccherei un vaso in testa.

Mi guarda come fossi una matta quando le chiedo una qualsiasi cosa. Eppure so che la bambina tenera e paciotta é ancora lí dentro. Almeno lo spero.

Siamo allo scontro. C’é la sua vita e io sono una palla, cosí mi dice.

Di solito esco furiosa a prendere una boccata d’aria. É l’unico modo per non ammazzarla di botte.

Ho capito che non devo dare seguito alle sue provocazioni. Lei vince sempre. Non la smette. Non la intimorisco piú. Anzi, essendo anche un po’ piú alta di me, rischio persino di prenderle.

Quindi respiro e resisto.

Resisto a frasi del tipo: cosa ne vuoi sapere tu della mia vita, nessuno sta come me, non toccare la mia roba, la tengo come voglio. Decido io…Tu non mi capisci, cosa ne vuoi sapere di quello che provo…praticamente un mostro.

Sguaina la spada con le sue parole e mi stende.

Penso spesso a come mi sento quando litighiamo. Male.

Penso al dolore di stomaco e al bisogno che ho che lei mi voglia bene. Al bisogno che ho di sapere di essere una buona madre.

É cosí che mi tiene in scacco.

Siamo una generazione di genitori bisognosi di piacere ai nostri figli. Noi pendiamo dalle loro labbra e loro si accomodano dentro alla nostra insicurezza.

Desideriamo compiacere, magari essere l’opposto di quello che sono stati i nostri genitori con noi, e sbagliamo.

Non si tratta di essere  rigidi nel dettare regole e nemmeno celebrare una generazione, quella dei nostri padri, troppo autorevole, ma fornire dei confini entro cui i nostri figli devono stare.

Credo che abbiano bisogno di questo. Di padri e madri che piacciano a se stessi e si preoccupino meno di piacere a loro.

Padri e madri che non deludano il patto generazionale per cui ciascuno ha un ruolo preciso, un compito specifico.

Altrimenti loro anticipano le tappe: la moto, il fidanzatino a casa, le uscite serali fino ad ore improponibili.

Hanno accesso a tutto o quasi, con la motivazione che vogliamo vederli felici.

Bugia.

Vogliamo che loro ci dicano quanto siamo bravi, perché, detto fra di noi, non siamo piú in grado di reggerci la loro disapprovazione.

Ci chiudono in un barattolo.

Quando riprendo il mio posto lo sento.

I toni si abbassano, io mi reggo il mal di stomaco, ma la girl sta meglio. É meno aggressiva e piú tranquilla.

Capisce che ha una madre non necessariamente piacevole ma che adempie al suo ruolo di guardiano del faro.

E puó fare la figlia.

I ragazzi hanno bisogno di qualcuno che stabilisca i limiti, perché nello spazio infinito si perdono.

Lo chiedono continuamente aumentando le sfide a cui sottoporci. Sta a noi ritrovare il nostro posto.

E se non gli andiamo a genio, pazienza.

In fondo siamo i loro genitori. Questo ci chiedono, spingerli nella crescita. Non dobbiamo piacergli per forza, sempre.

E se ci penso é un gran sollievo.

Penny

 

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