Il mio rapporto d’amore si misura in scarti. O quasi.
Ci siamo dati un appuntamento per andare insieme a votare qualche tempo fa. Io e lui. Una scusa come un’altra per prendere una fuga.
Alle ventuno fischia sotto alle mie finestre. Chiama con un fischio particolare solo me e i suoi figli. Non so se é un bene, ma a me piace. E io mi affaccio.
“Esco” dico alle mie ragazze. E partono le domande.
“A che ora torni? Dove vai? Perché?”
“Perché cosa?” rispondo io.
Mi guardano con quegli occhi indagatori facendo spallucce. Lascio il nido, e ho la vaga percezione che i ruoli si siano invertiti.
Scendo, lui è lì che mi aspetta. Sembriamo due sedicenni. Ma Il cuore non é mai leggero.
Sono spazi rubati, i nostri.
Camminiamo fino al seggio. Ci teniamo per mano. La strada è la stessa che percorriamo la sera, quando proprio non abbiamo trovato un minuto per noi durante il giorno. E lui tutte le volte esclama:”Sembriamo due pensionati!”.
Un po’ credo abbia ragione. Ma nel trambusto della mia vita, in cui ho trascinato anche lui, è quello di cui abbiamo bisogno. Spero.
Il Silenzio. Una passaggiata. Noi vicini. Ogni tanto mi attacco al suo braccio quando camminiamo, mi piace la sua pelle. Sa di cose care.
Di solito se abbiamo un momento per stare insieme e siamo a casa sua capita che ci addormentiamo. Siamo stanchi ed è come se mollassimo le redini. Siamo lì e siamo anche con i nostri figli. Non è sempre facile.

L’altra sera ci hanno invitato al decimo anniversario di matrimonio di una coppia di amici. Una bella festa. Chi c’era contava. Noi ne facciamo venti, noi quindici, noi ventidue e dieci di fidanzamento. Io lo guardo: “E noi?” gli chiedo per giocare un po’ alla vecchia coppia stanca.
“Noi meno diciotto” dice.
Faccio la conta, tra diciottanni ne avrò 64 e lui 70. Sorridiamo.
Procediamo come i gamberi a ritroso.
E rubiamo momenti. La mattina del sabato quando tutti dormono lui apre le persiane, io attraverso il tetto e mi infilo in quello che era il mio letto.
Poi torno prima che le girls si sveglino.
Anche le domeniche sono dei nostri figli. Io da mia madre, lui dalla sua, oppure impegni dei ragazzi. Troppo complicato fare diverso. A ognuno i suoi compleanni, Natale, Pasqua.

Io e lui mai insieme, e un po’ mi dispiace. Ma solo un po’, perché non rimpiango per niente le domeniche dai suoceri o le giornate ordinarie, sempre uguali. Quelle dove il tempo va riempito altrimenti il vuoto ti sovrasta. E devi chiederti chi sei.

In una delle nostre passeggiate serali cercando di capire come conciliare qualche giorno di vacanze gli ho chiesto: “Ma secondo te i nostri figli capiranno?”. “No”. Mi ha risposto sicuro. “Perché dovrebbero? Loro sanno che ci siamo, il resto è un problema nostro”.

Nel frattempo le girls mi chiamano almeno un paio di volte. E io sono lì e sono anche là, continuamente.

Credo che nessuno punterebbe su una coppia così. Solo noi l’abbiamo fatto e da subito come un’istanza a cui era necessario dare ascolto.

Tutti gli altri mettono insieme, e noi per poter stare insieme dividiamo. Però ci stiamo salvando, anche se camminiamo a ritroso, anche se il nostro amore è fatto di scarti.

Ogni tanto penso a quando potremmo vivere insieme. Come un desiderio, o un progetto laggiù. Non riesco a dare un tempo e un giorno, la vita delle girls diciamo che pesa felicemente su di me, come pensiero e non solo. Chissà se succederà, forse a 70 anni e la cosa mi sembra buffa.

E forse siamo matti. Ma è una pazzia lieve, come un fischio. Un amore fatto di scarti il nostro. Di oggi. Di passeggiate. Fughe. Dormite e Silenzi.

Potrebbe dirsi un amore fatto di niente. Nessuna fede, nessun matrimonio, nessun tetto diviso a metà.

Solo noi una sera qualunque, in fuga nella nostra città, a rubare l’amore.

Penny

 

 

3 comments on “Un amore fatto di scarti. Chissà se è possibile.”

      • Io dico sempre di prendere tutto il bello che c’è e poi si vedrà. Carpe diem e via tutte le paranoie (per non dire se..e mentali). Belle parole cmq quelle del tuo lui ?

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