Una sera d’estate seduta di fronte al mare, con il golfino sulle spalle.

Un sorriso gentile dall’altra parte di un qualsiasi negozio della mia città.

Un figlio che respira mentre dorme, e tu lo guardi.

Il caffè nel tuo solito bar.

L’odore della pioggia sull’asfalto quando piove in giugno.

Le figlie che ti assaltano di baci sul divano credendo di farti un dispetto.

L’uomo che piange. E tu sei lì.

Quando trovi le chiavi nella borsa.

Quando ricordi quel nome che proprio non ricordavi.

Quando vedi una vecchia compagna di classe che era una strafiga, e ora è brutta.

Quando perdi un chilo.

Quando ti offrono una casa per un periodo estivo nelle Marche o In Sicilia, così, senza conoscerti, fidandosi di te.

Quando riesci a portare le borse delle spesa e non di rompono.

Quando vai in moto e l’aria arriva ovunque e tu la mangi.

Gli abbracci, dopo tanto tempo.

Quando dici: “Lo sapevo”.

Un orgasmo come si deve.

Le prove di equilibrio di un bimbo quando prova a camminare. Tu pensi che cada e cade, ma poi si rialza e sorride.

Quando impari a perdonare tua madre e tuo padre.

Quando infilo le chiavi nella toppa, entro in casa e le ragazze mi dicono: “Ciao Ma’”.

Ci sono doni e regali, inaspettati. Che si trovano nelle pieghe dei giorni.

Sono dentro, così dentro che li diamo per scontati. Eppure ci mantengono vivi, ci camminano a fianco.

Una bicicletta che ci porta in giro, un amico che ci bussa se non ci facciamo vivi. Oggetti o persone che fanno l’esistenza.

Non quella dei massimi sistemi, quella delle piccole cose. Che valgono nella conta della felicità.

 

 

 

 

 

5 comments on “Doni. La vita ne è piena. Coglierli è il nostro compito.”

  1. UNA SOLA VITA

    di Fausto Corsetti

    Nelle notti gelide e nelle giornate avare di luce della stagione fredda la natura non fa venir meno il profumo delicato e il colore tenue di alcuni fiori capaci di resistere al gelo. Nemmeno l’inverno più intenso è del tutto privo di piccoli segnali da cui affiora la forza irresistibile della vita.
    E persino il passo affrettato di chi tenta di sottrarsi alla morsa del gelo può essere rallentato, catturato da sapori e da odori che ricordano la primordiale vocazione alla vita.
    Non vi è stagione, non vi è tempo, non vi è realtà esistenziale che non rechi con sé un richiamo deciso a riaffrontare la sfida della vita. Anche quando tutto sembra azzerato o travolto da eventi in apparenza incontrollabili e devastanti.
    E di più…Tale richiamo reca con sé un’insopprimibile bisogno e determinazione ad affrontare la sfida non in qualche modo, ma con piena consapevolezza. O l’esistenza è un’attiva consuetudine a riconoscersi e a dare il nome giusto a persone e cose o vita non è.
    La qualità di un’esistenza non può essere determinata dalla quantità di eventi vissuti o dal numero di risultati di successo ottenuti, ma dalla capacità di perseguire obiettivi e di interpretare valori, di condividere ideali in modo consapevole e responsabile. Dichiararsi soggiogati da circuiti esistenziali ingovernabili altro non è che ammettere la propria incapacità di coltivare e perseguire idealità capaci di incidere concretamente sul quotidiano. Parole e dichiarazioni d’intenti non bastano.
    Forse è troppo difficile da riconoscere: ma se tutto confligge con le aspettative che si vorrebbero perseguire, se tutto ciò che è esterno sembra avere una forza superiore a ciò che è interno, probabilmente il profumo che viene da dentro e il fiore che germoglia nell’intimità non sono ancora sufficientemente radicati.
    Forse, con altre parole, non si è ancora in grado di dare un nome a ciò che si prova dentro e a ciò che potrebbe davvero riempire di senso il tempo e la vita.
    Solo nella libertà, quella interiore, solo nella verità di sé, è possibile che i pensieri del primo mattino e quelli della notte più profonda trovino parole giuste per diventare nomi, storia, vita. Solo da dentro viene la forza capace di alimentare, motivare e sostenere ogni cammino. Altrimenti, tutto resta fatica e insuccesso.
    La vita non ha altro nome che quello che si è in grado di darle. Ciò che nome ancora non ha, assomiglia alla notte, alla non conoscenza, alla non consapevolezza e, perfino, alla non libertà.
    Quando non si riesce più a vedere che il sole del primo mattino ha un colore diverso da quello di mezzogiorno, o a cogliere già al crepuscolo la prima falce di luna che si alza a custode dei segreti della notte, forse, vuol dire che si è smarrito il senso delle cose e del loro accadere. Quando non c’è più il tempo per una sosta silenziosa, forse il fare ha avuto il sopravvento sull’essere, l’apparenza sulla sostanza, l’aspettativa sulla libertà. Vivere non è la stessa cosa che sopravvivere.
    Per cambiare non basta aspettare che passi il tempo, che scompaia l’inverno, che le difficoltà siano spazzate via dal tempo che passa. Servono desideri quotidiani fedeli, scelti, confermati e attuati attraverso spazi ricercati, coltivati e alimentati da una fedeltà fatta di determinazioni concrete, costanti, coerenti.
    Può sembrare assurdo: ma la vita di ogni giorno, che spesso sentiamo fredda, arida, insignificante, diversa dai nostri desideri, può diventare sul serio il luogo privilegiato dove s’impara a star bene con sé stessi, con gli altri, con il mondo che ci ospita, dove si può arrivare davvero ad assaporare in pienezza quel profumo capace di rendere più umano lo stesso esistere e di far assaporare quella dimensione interiore che, unica, appaga ogni intimo desiderio.

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