Non esiste vacanza senza buoni propositi. Almeno per me. Come se la vacanza fosse uno spartiacque.

E ora che stiamo ritornando sappiamo quello che succederá.

“A casa non dobbiamo farci prendere dalla fretta, dall’andare di corsa, dalle cose da fare”, diciamo quasi in coro io e il mio compagno.

Dobbiamo abbracciarci di piú,  come oggi in acqua, che ogni tanto ci dimentichiamo come si fa.

Ritagliarci degli spazi nostri, che non siano andare a buttare la spazzatura sotto casa.

Dirci parole come Mi piace stare con te. Baciami piú spesso.

Non comprare piú formaggi.

Fare delle cose, tipo dello sport che siamo vecchi e ci fa bene.

Farci una fotografia noi sei, che non ne abbiamo nemmeno una di questa specie di famiglia.

Fare escursioni in montagna  con il CAI (questa l’ha proposta solo lui, io non ci penso nemmeno).

Leggere di piú.

Farsi prendere meno dall’ansia dei figli, che quelli non li ammazza nessuno.

Lavare la macchina, cucinare come si deve, fare la differenziata, comprare biologico.

Il fatto di pensarlo. Di pensare alle cose da cambiare, ai buoni propositi, ci rende felici. Ci mette di buon umore. E per un po’ non parliamo che di quello.

Facciamo un bilancio e un elenco. Come una lista della spesa delle azioni necessarie a rimettere in asse la nostra esistenza.

Che poi l’equilibrio, si sa, é sempre molto instabile.

“Peccato che sia una casa piccola” dice lui mentre sorseggiamo un bicchiere di vino sul terrazzo fronte mare (come nelle storie d’amore, quelle vere).

“Neanche tanto” rispondo abituata a muovermi in 46 metri quadrati.

“Ha solo una camera e due divani”.

So a cosa sta pensando. Sta calcolando se potremmo starci in sei.

“Non ci stiamo” borbotta scrollando la testa.

“No” aggiungo io secca, “é per due”.

Perché quando le cose sono belle vorresti che fossero di tutti. Soprattutto dei nostri figli.

Anche lui si sente a metá. Lo so, senza che me lo dica.

É la nostra storia questa. I nostri figli ci camminano sopra. Sono dentro. Intersecati.

Ah dimenticavo, c’é un altro proposito che ci siamo fatti per il dopo vacanza: non desiderare la storia d’altri.

Una vita insieme. Una sola casa. Dei figli in comune. Un’esistenza piú semplice.

Intanto appena torneremo tutto sará come prima. I figli ci assorbiranno, la quotidianitá pure.

Io saró una madre della non differenziata, delle urla in un corridoio che si chiama casa, lui il calabrese che mette l’ ‘nduia ovunque e compra il pecorino.

Comunque é bello stare in vacanza e poter pensare di cambiare le cose.

Siamo quello che siamo. Mi verrebbe da dire. Un po’ sempre gli stessi. Il che, diciamocela tutta, é rassicurante.

Che cambiare costa fatica, solo a pensarlo.

Penny

3 comments on “Siamo quello che siamo. E forse va bene.”

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