I figli ci smuovono corde. Quelle intime. E ci metteno a nudo.

Ci fanno precipitare in burroni e volare in alto. Oltre il cielo in mezzo secondo.

Compiono miracoli alle nostre giornate, e le rendono buie in un attimo.

Preoccupano e sollevano.

Comprano sorrisi per noi e li vendono al primo venuto.

Diventano grandi presto. E ci ingannano facendoci credere che il tempo non passerá. E le cose non cambieranno.

Giocano a scomparire. E noi boccheggiamo fino al loro ritorno.

Partono e vanno un milione di volte.

Consapevoli che siamo lí, qualunque sia il viaggio.

Ci usano e abusano, a volte. Come fossimo fatti di energia rinnovabile. Sembrano non sapere che le pile ogni tanto si scaricano. O lo sanno, e fanno finta di niente.

S’innamorano e si lasciano. E noi ci affezioniamo al fidanzato di turno.

Cambiano idee continuamente. Percorsi. Desideri. E quando crediamo di sapere chi sono, dobbiamo ricominciare tutto da capo.

La loro anima ci é cosí familiare che a volte diventa estranea. Non sappiamo piú chi sono e chi siamo insieme.

I figli sono fatti di materia. La loro. A volte é pesante. E schiaccia. Altre é leggera come una piuma e libra.

Ci fanno arretrare e procedere come nessuno.

Se non ci sono ci mancano. Se ci sono, affaticano.

Sorprendono e deludono.

Conoscono il loro potere. Sanno che possono farci stare molto bene o molto male. E, a volte, se ne approfittano.

I figli hanno la capacitá innata di sovvertire le regole.

Sono figli.

Ci ricordano ogni giorno quello che siamo, e di piú quello che non siamo.

Li perdiamo quando la nostra vita é nelle loro mani. Mani fragili. Ancora incerte. Figlie.

Sarebbero necessari dei punti. Ogni tanto.

Per essere davvero quei genitori di cui hanno bisogno.

Sono il patrimonio di cui disponiamo. Un patrimonio di cui bisogna avere cura. Fatto di compromessi. E di necessaria distanza.

Non saranno loro a dirci se siamo stati dei bravi genitori. Ma la nostra vita. Il diritto a essere felici, al di lá dei nostri figli.

Un patrimonio che dobbiamo perdonare, e a cui dovremmo chiedere perdono. Prima o poi. Per non essere i genitori che avrebbero voluto, e i figli che avremmo desiderato.

Non sempre il cerchio si chiude. A volte sí. Tutto torna.

Amarli per le loro “brutture” non é per niente facile. Che figli perfetti esistono solo nelle menti di genitori perfetti.

A noi resta il compito di accogliere quello che non ci piace dei nostri figli. Di respingere dove lo crediamo giusto.  Di mandarli a quel paese. Ogni tanto. Che fa molto bene.

A noi e a loro.

Di riprenderci il ruolo che ci spetta. Di non cadere nel dubbio di aver fatto la cosa giusta. Che intanto si sbaglia.

Quel dubbio capace di diventare ricatto.

Che il bene glielo vogliamo comunque, qualunque cosa siano. E loro lo sanno.

Penny

1 comment on “Di genitori in figli. Quei ruoli che ogni tanto si confondono.”

  1. Non ci hanno chiesto di nascere.Siamo noi che siamo capitati a loro.Sono nati senza sceglieglierlo, non sono nostri ma si portano dentro una parte dinoi..non si capisce mai quale..ma sono un pezzetto di noi.

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