Ci sono giornate senza capo né coda. Dove si ritrova il senso a fatica. Trottoli e giri alla ricerca di qualcosa di cui non sai bene l’origine.

Vai avanti. Ti affanni. Consumi energie.

Sei madre e ti occupi delle emergenze. Il libro che manca. Le ripetizioni. Il sapone per il bucato. I soldi che non ci sono. Il pranzo. La bolletta. Tutte azioni semplici che non riguardano grandi pensieri se non che la testa frulla.

Cammini con lo sguardo perso nella ricerca di quella cosa da fare, di quell’azione da compiere.

Con diligenza, perché tu sei madre.

Basta un secondo. Per perdere la strada. Chi è quella donna con il cuore agitato e le mani occupate sempre da qualcosa? I chili in più che non vorresti, la crescita nei capelli, le unghie mangiate.

Stiamo in asse, noi donne. E appena una parte fuoriesce dal nostro controllo rischiamo di perderci. Almeno a me succede così. E mi attorciglio.

Come si fa a tenere insieme?

Io non ci riesco. A volte ho voglia di fuggire dalla maternità. Di scappare e non chiedere nemmeno scusa.

Di fuggire dall’essere la donna, la figlia, la madre che mi vorrebbero. Quella che mi chiedo di essere. Anche da me vorrei scappare.

Vorrei scegliermi. Mettermi davanti e averne il coraggio.

Non riesco, non posso contenere tutto.  A volte sono triste e ho bisogno di fuggire. Allontanarmi. Aggrovigliarmi.

Sono una madre con la testa confusa. Non sono una madre che ha la risposta giusta. A volte proprio non so come fare. Cosa dire.

Non ho certezze. A volte, le mie figlie mi portano allo stremo, e io mollo il tiro, per un po’.

Solo un pochino. Ho la valigia pronta per partire. E poi non parto mai. Dentro ci sono io senza preoccupazioni.

Ci sono io. Non quella che vorrei essere, ma quella che sono.

Ho bisogno di far pace ogni tanto con me. Al di là delle figlie, degli altri, suoceri, mariti, colleghe, madri, padri. Al di là della mia vicina di casa con cui voglio fare bella figura. O dell’amica che mi soffoca.

Ci sono io che perdo l’orientamento.

Devo scappare. Farmi un giretto dentro di me. Per capire chi sono. Per tornare a me. Quella che riesce.

E se non riesce si perdona. Anche come madre.

Penny

 

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