Esiste un tipo di felicità. Ragionevole.

Quella che ci guida verso rotte chiare.

Un indirizzo di studi per un lavoro sicuro.

Uno stipendio degno, per l’uomo. Un impiego che lasci spazio alla famiglia non troppo vocazionale, per la donna.

Un amore d’altri tempi.

Una casa abbastanza grande con la stanza per il futuro figlio o i futuri figli.

Una felicità ragionata in cui si fa la scelta giusta. La cosa giusta.

A trent’anni sappiamo cosa vogliamo e abbiamo già buttato le basi per il nostro futuro. Almeno per me è stato così. Una felicità tiepida. Essere una brava moglie. Non dare pensieri e fare quello che ci si aspettava da me. Immaginavo di essere al sicuro. Alcuni s’incastrano ben bene con mutui e lavoro comune.

Nella felicità ragionata manca un elemento: l’imprevisto. Intrinseco alla vita e da cui non si può prescindere.

E più inscatoliamo, più qualcosa scappa. Fuoriesce e ci disorienta.

L’imprevisto è uno dei doni più preziosi che abbiamo.

E chissà perché lo temiamo. Perché le cose più belle capitano sempre all’improvviso.

Fanno paura, certo, ma creano movimenti e interrompono schemi dentro cui ci siamo incastrati e da cui non riusciamo ad uscire.

A quarant’anni la mia felicità ragionata è andata a farsi fottere. Tutto ciò che reputavo di vitale importanza è crollato. E con quello sono crollata io. Tutto ciò che reputavo di vitale importanza non lo era. Mi ero persa per strada il nucleo delle cose. Quello stare bene necessario a tutto il resto. A un uomo. Dei figli. Una casa. Un lavoro.

La lingua che parlavo era cambiata ed erano cambiati i miei pensieri.

Sono stata responsabile. Sempre. E ho pensato che quella responsabilità sarebbe stata una garanzia. Dio, come mi sbagliavo!

Ho lottato per mantenere le cose immutate. Sono fuggita di fronte all’imprevisto e alla fine ho capitolato. Assumendomi le responsabilità con dolore, che intanto non potevo fare diverso. Più cercavo di controllare, più stavo male.

E, alla fine, quando ho deciso che avrei lasciato andare, ho scoperto chi ero e cosa desideravo. Ho scoperto che la paura del cambiamento immobilizza e non fa procedere. Che la felicità non la puoi decidere a tavolino. Che fa un po’ come vuole.

La puoi indirizzare, quello sì. Ma non la controlli e non la incateni.

La felicità e tutt’altro che ragionevole. É una ricerca continua, è il movimento.

Ancora adesso mi chiedo dove stia di casa. Ogni tanto sfugge, ma non cerco di acchiapparla più.

La respiro quando si avvicina. La guardo, ma la lascio libera. Come fosse un figlio.

A volte ci riesco, altre meno.

Non fermo niente. Che le cose importanti sono eterne nella loro finitudine.

E le cose ragionevoli, evidentemente, non fanno per me.

La felicità corre più veloce di noi. Non è importante raggiungerla, quanto cercarla. Se la fermiamo muore e moriamo noi. Insieme a lei.

Bisogna solo metterne da parte un po’ per i giorni tristi. Ricordarsi che c’è

Di ragionevole la felicità non ha niente. Noi neppure.

Quando stiamo bene.

14 comments on “La felicitá ragionevole.”

  1. Penny tu sei me, io sono te. Quel pezzo.”a quarant’anni…” é anche io.mio..anche se io a 42. Fa impressione perché ha fatto cosí tanto male e paura che per la prima volta non potevo parlarne a nessuno. Ero sopraffatta da tutte le emozioni del mondo: terrore, vergogna, stupore, felicitá e nnamoramento a tratti, dolore a lungo, perché chi aveva lanciato il sasso poi si é ritirato impaurito rinchiuso nella sua bella famiglia che lo amava e non poteva tradire… e on ho mai capito perché si sia lasciato andare quel poco con me – ed é stato bellissimo – solo forse lui era più maturo e soddisfatto della sua vita. Io invece – che credevo di dover vivere infelice finché morte non ci avesse separati – sconvolta di fronte a tanta vita, mi sono fatta forza e ho rivoluzionato tutto, sono rinata diversa, finalmente me.
    It happens. E ora sola, e non é facile ma é vero e sono io. Grazie ti abbraccio ♡♡

    • Cara Simona non credo che lui sia piú maturo, credo che la felicitá dobbiamo essere in grado di portarla e qualcuno non ci riesce perché complica e ci chiede di assumerci delle responsabilitá. Lui avrá scelto di fare la cosa giusta pensando cosí di non far soffrire. In realtá, ogni storia é a sé, credo che si sia condannato all’infelicitá. Credo.
      Per quanto riguarda te, sei stata forte e coraggiosa. Rivoluzionare tutto non é semplice soprattutto quando le spalle non sono coperte da un nuovo amore. Questo coraggio è un dono. Ti bacio tanto Penny

  2. Letto e riletto. E ogni volta mi ci ritrovo e ritorna quel vuoto, quel buio che è dentro di me. Perché quello che hai costruito era tutto organizzato o meglio incasellato, ragionato e piu potevo prendermi responsabilità e piu dicevo a me stessa ce la puoi fare, la vita è questa sii forte, mutuo, finanziamenti, matrimonio, figlio, super lavoro…e invece più stavo male. Incominci a capire che il tuo corpo, la tua mente dice basta e via giù con lo sport (ad esempio). E quando arrivi a stare talmente male, nonostante potresti dire che hai tutto una famiglia, un lavoro, un figlio, si certo problemi..ma chi non li ha e tu invece chiedi aiuto, perché sai che stai affondando e sei in uno stato d animo che non respiri..la parte bella arriva quando con L aiuto di una terapeuta capisco che le scelte che hai fatto e come ti sei incastrata erano semplicemente le più razionali, le più facili e quelle su cui un giorno avresti sofferto di meno, ma non ho vissuto. Non conosco ancora bene L amore, di coppia, non conosco ancora me stessa, non so ancora cosa mi aspetto da una vita mia che mi faccia star bene e non che risolva dei compiti. Sono arrabbiata con me stessa Penny, perché ho toppato, soffrendo oggi come non mai e facendo soffrire. E ancora oggi più cerco di incasellare e razionalizzare i rapporti e alla fine più ci sto male. È pazzesco quanto la mente istintivamente per proteggere il cuore faccia peggio…

    • Se dici che hai toppato mi arrabbio! Bisogna imparare a volerci bene e perdonarci che poi non c’é niente da perdonare. Siamo il prodotto della nostra storia e abbiamo bisogno di passare da alcune esperienze per crescere e migliorare. La tua piccola non é un errore, eppure é il frutto di quella storia. La tua. La vostra. Quindi cerca di amarti che ti spacco la faccia. Che la vita é nostra e possiamo cadere. E dalle cadute, lo sai, escono i progetti migliori. Buona giornata amica mia. Tieniti forte. Penny

      • La mia piccola è tutto è L unica dolcezza che ogni volta esce dal forno..squisita (adoro i dolci). Perdonare? Imparerò, ma nella testolina mi dico che
        dovevo svegliarmi prima. E devo accettare
        La mia storia. La tua presa di forza mi piace ❤️ Buon ferragosto..io lo trovo inutile, infatti starò sul treno con la iena

  3. A volte penso che le nostre vite seguano strade già tracciate per quanto sono simili le nostre storie. Forse quella strada ce la costruiscono su misura ancor prima di nascere, in quanto donne. Ci sforziamo di andare bene e il risultato dei nostri sforzi e di non sentirci mai comunque abbastanza. Il peso della colpa per non riuscire a farsi bastare quello che si ha, per non smettere di cercare e di sognare, per inseguire un senso altro che non sia solo quello di moglie e madre. Per ricercare degli spazi per sé che comprendano impegno e passioni. Sono una madre incasinata che non smette un solo istante di sentirsi inadeguata, ma una cosa cerco di mostrare ai miei figli. Che amare non significa rinunciare a sé, anzi proprio nell’amore di sé costruiamo la base per la nostra capacità di amare veramente. Ci sto riuscendo solo ora alla soglia dei quarant’anni, il prezzo che pago inesorabile è la distanza sempre più grande dalla persona che ho avuto a fianco per vent’anni che per paura o incapacità questa consapevolezza non vuole accettarla. La chiama egoismo, facendo leva su quella colpa che rimane sempre lì, dietro ad ogni angolo. Fa male, perché si sarebbe potuto crescere insieme, mettendosi in discussione davvero, nel profondo. Quando a farlo è solo uno dei due il risultato quasi sempre é una distanza che diventa incolmabile. A vent’anni un uomo che ti ti dice che sei tutta la sua vita, che per te rinuncerà a tutto ti fa sentire amata come non mai, soprattutto se la fame d’amore ti accompagna da quando sei nata. Col tempo quell’amore lo riconosci come una gabbia e provare ad allontanarsene diventa un’inaccettabile tradimento. Come vedi le dinamiche sono tutte chiare, eppure resta ancora difficile decidere davvero. Mi sento una cattiva moglie, una cattiva madre e una cattiva figlia. Un’ingrata. Una che volta le spalle.
    Eppure quello che chiedo è solo di poter essere me stessa, di essere amata per quello che sono e non quello che rappresento, perché non esiste niente di più triste di un amore che presenta continuamente il conto di quello che è stato dato ed é stato fatto, come se si fosse degli esattori. Purtroppo chi ama così probabilmente è stato a sua volta amato in questo modo per cui ai suoi occhi questo è davvero amore. Scusa lo sfogo Penny, non sai quanto mi rivedo nelle tue parole e quanto mi aiuti a sentirmi meno sola e sbagliata.

    • Cambia la domanda: sono una brava moglie, madre, figlia? Converti quella domanda in: sto bene così? Sono felice? A volte dobbiamo essere “cattive” mogli, figlie, madri per essere capaci di felicità e di amore. Lo sai, solo se passiamo da noi possiamo stare bene e far star bene le persone che abbiamo intorno. Ognuno di noi è artefice del proprio destino e sceglie se essere felice, quindi, se la nostra felicità dipende da noi, quella degli altri no, neanche quella del marito, del compagno o dei figli. Bisogna oltrepassare il senso di colpa, reggerlo e andare avanti. Non che sia semplice, ma si sopravvive e dopo, magicamente, si sta meglio. In questo modo, sembrerà assurdo ma anche le persone intorno a noi hanno la possibilità di stare meglio, ma sta sempre e solo a loro cogliere questa occasione. Tu scegliti senza se e ma, vedrai che funziona. Un abbraccio grande.

  4. Sai Penny mi sono ritrovata esattamente nella situazione da te descritta, quel castello incantato che con tanta fatica e dedizione hai costruito all’improvviso comincia a mostrare le sue crepe, una dopo l’altra e alla fine cade giù in frantumi, eppure pensavo fi averla trovata la felicità….la sentivo…ho sbagliato nel pensare di poterla fermare…. esattamente come dici tu…. perché invece la felicità sta nel cercarla,se tenti di cristallizzarla nel tempo, muore e con lei anche tu.

    • Credo che non si debba smettere mai di cercarla, non si tratta di essere egoisti o non accontentarsi, si tratta di rispetto verso se stesse e verso l’esistenza. Ti abbraccio Milena, non smettere di lavorare per la tua felicità. ❤️

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