IL NOME

La porta si apre all’improvviso, un fascio di luce mi colpisce in pieno volto. Mi copro gli occhi. Ci metto qualche secondo prima di capire che mi sono addormentata.

“Ah, sei qui, io e i tuoi zii ci siamo chiesti che fine avessi fatto!”, esclama mia madre spalancando i tendoni a fiori.

Mi ricordo della lettera. La cerco, è finita per terra, la raccolgo e la nascondo sotto le gambe.

“Che ore sono?” le chiedo ancora frastornata.

“Quasi le cinque”, mi risponde lei guardando l’orologio. “Forse sarebbe il caso che ti tirassi su. Tra poco vengono a prendere la nonna”.

Mi alzo, il corpo mi fa male, la bocca è impastata. Infilo la lettera in tasca. Non voglio esserci quando la porteranno via, non ce la faccio.

Mia madre ha aperto le finestre ed è uscita sul terrazzo. Gli alberi sono pieni di foglie, alcune gemme stanno iniziando a sbocciare, le giornate si allungano. È appoggiata alla balaustra, la raggiungo. So che sta pensando a lei, fissa un punto all’orizzonte, verso il mare.

“Mi mancherà” le dico. Ma non riesco a toccare questa madre, che è la mia, ad esserle di conforto.

“Penso mancherà a tutti. D’altronde nessuno potrà mai eguagliarla, la nonna!”.

Mi sembra che ci sia del risentimento nelle sue parole, ma è inutile indagare, mia madre è una donna ermetica. Non si capisce mai veramente che cosa pensi.

“Perché mi hai chiamato così?” le chiedo all’improvviso.

“Così come?” mi risponde voltandosi appena.

“Clotilde. È un nome terribile”.

“Non è vero. E comunque sei nata il 3 giugno. E quel giorno si festeggia quella santa”.

“Non mi sembra che Lorenzo sia nato il 10 agosto. Eppure si chiama Lorenzo”.

“Che c’entra tuo fratello ora!”.

“Lorenzo è un nome normale, non come Clotilde”.

“Stai sempre a lamentarti tu, comunque Clotilde ha un significato importante”.

“Ah sì!  E quale sarebbe?”.

“Illustre in battaglia”.

“Ora ho capito tutto”.

“Tutto cosa?” chiede piccata.

“Perché la mia vita fa schifo” dico tornando in camera di nonna.

Mia madre mi segue e chiude le finestre.

“Non sputare nel piatto dove mangi. Hai due bambini meravigliosi. Stai aspettando il terzo e un marito che ti adora”.

Prendo il porta fotografie ovale che mia nonna teneva sul comodino. Ora che ci penso la nonna è ritratta in stazione. Ha un vestito giallo e un cappellino dello stesso colore. Ai piedi una valigia di cuoio.

“Dove andava la nonna?” chiedo a mia madre.

Si avvicina e la guarda. “Sai che non lo so? Forse è quell’estate in cui siamo rimasti con il nonno e la zia Carlotta, lei era partita d’urgenza per andare a trovare una sua cugina che stava al Sud e doveva partorire. Sai che non gliel’ho mai chiesto?”.

“Sembra felice”.

“Lei e il nonno sono stati davvero molto fortunati” risponde mia madre sospirando.

Lo so a cosa pensa. A mio padre. Al loro matrimonio. Al tempo passato al fianco di un uomo che non si ricorda il giorno del suo compleanno. Che non le ha mai regalato un mazzo di fiori ma la bacia sulla guancia e la chiama mamma. Lei che ha un nome stupendo, non come il mio.

“Vorrei tenermi questa foto, posso?”.

“Oh Cloe, prima dobbiamo parlarne con i tuoi zii. Anche i tuoi cugini vorranno dei ricordi della nonna. Dobbiamo fare le cose per bene”.

“In famiglia facciamo sempre le cose per bene e suon di farle per bene combiniamo dei disastri”.

“Non mi sembri molto in bolla oggi, figlia mia. Sarà che sei incinta”  sbuffa mia madre uscendo.

“Comunque, menomale che la nonna ha iniziato a chiamarmi Cloe. Clotilde fa schifo”.

“Va bene, facciamo così, in un’altra vita ti chiamerò Pamela” dice aprendo la porta e facendomi segno di uscire dalla camera.

“In un’altra vita spero di chiamarmi Lorenzo, sarebbe tutto più facile” le dico voltandole le spalle.

“Allora vieni?” mi chiede dirigendosi in corridoio.

“Vengo, vengo!” esclamo tornando indietro e ficcandomi il portaritratti ovale nella borsa senza farmene accorgere.
“Ora sei al sicuro”, dico alla nonna lanciando uno sguardo alla sua camera. Ogni cosa è in assenza di lei. E mi sembra impossibile.

Mi tocco la pancia. Questa volta sarà femmina, dico a me stessa con gli occhi lucidi. E si chiamerà Bice. Come te, nonna cara.

Bice. È un bel nome.

Il tuo.

Penny

4 comments on “Cloe. Il nome.”

  1. Ho perso la mia nonna 8 anni fa! Come si suol dire, ha fatto la morte dei buoni, era sul divano e si stava facendo la mamomilla al micronde! Era quel granello in meno rispetto alla mamma! Per me una perdita immensa, ha lasciato una porticina,nel mio cuore, con su scritto nonna Italia ( si chiamava Rosaria, ma l hanno sempre chiamata Italia)! Era la mia confidente, la mia complice, la mia cuoca preferita, il mio rifugio, era tutto per me! Era ed è la MIA NONNA . Capelli folti spessi e corti biondo California, occhi verdi come il mare, mani bellissime anche senza fare la manicure, profumava di buono sempre, Mi manchi nonna, ti voglio bene ?

    • Intanto mi sono emozionata e ti voglio dire una cosa: le tue parole sono così belle che le userò per il prossimo capitolo (quindi leggi). Perché l’amore contagia e fa bene. Grazie Giada.

  2. Clotilde non è un brutto nome..Io pensa porto il nome della mia bisnonna Lucia..speriamo che sia femmina..
    Aspetto il prossimo episodio..a fine storia ti dirò, quanto mi è piaciuta

    • Cara Lucia, mi sarebbe piaciuto chiamare così una delle mie girls, poi la vita è andata diversamente, ma il tuo nome è dolce. Chissà come sei tu. Un abbraccio Penny

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