Vi ricordate l’altro giorno, quando vi ho detto che ho fatto un viaggetto in Burundi. Beh, chi era dall’altra parte ha letto il post e mi ha contattato il giorno dopo. Lei ha 28 anni, è laggiù con i suoi due figli di sette e otto anni e ha una storia molto simile alle nostre, pur essendo molto giovane. Lei ha un sorriso che incanta e due occhi grandi. Ha studiato, le mancano pochi esami per finire l’Università, e ha lavorato sempre per mantenere i suoi bambini. Come noi si è sentita in colpa, ha affrontato i pregiudizi e la fatica di arrivare a fine mese. Ha cercato con tutte le sue forze di autodeterminarsi e non soccombere alle difficoltà che la vita le ha messo davanti. Ed ancora dentro alle fatiche. Però ha usato questa forza per aiutare donne come lei. Così, un giorno è partita con i suoi bimbi con un’associazione umanitaria e sta passando qualche mese lì. Insegna alle donne a fare quello che facciamo noi, trovare la forza di cambiare, solo che laggiù si sposano per sottrarsi alla povertà e subiscono qualsiasi tipo di violenza pur di non morire. Così lei insegna loro a fare il formaggio, a imparare un mestiere e i suoi bambini giocano con i bambini delle altre donne. E stanno così bene che a guardare le foto quasi ci si sente male. E non ci sono se e ma. A casa loro, qui. Stanno insieme e basta, ed è così semplice per i bambini. Io mi sono emozionata, davvero tanto quando mi scriveva. Primo perché penso che ci siano persone meravigliose al mondo che non sanno nemmeno di esserlo e magari nessuno glielo dice, ed è un vero peccato; secondo perché Penny siamo davvero tutte noi e forse stiamo costruendo qualcosa, anche se non ci vediamo o non ci parliamo. Ma ci scriviamo e ci raccontiamo cose importanti, e ci sentiamo accolte. E ascoltiamo le storie delle altre, quelle come noi che sono in cammino, anche dall’altra parte del mondo. E questo mi sembra miracoloso. Percepire quel filo invisibile che ci lega è straordinario e io lo sento. Mi arrivano doni e storie di un’umanità pazzesca. Che mi commuovono. Poi ho visto il video, ho visto cosa scrivevano i bambini e ho pianto. Perché lei ha pensato a me. A noi. A questo posto. Da Penny. E dentro ci siamo tutte con le nostre storie e la nostra forza. E io non posso che dirvi grazie.
Allora le ho chiesto se potevo fare qualcosa per lei. Che tra poco tornerà qui e dovrà ricominciare tutto da capo. E non mi ha risposto se non ringraziandomi per le cose che scrivo.
Ogni storia ha un valore, la nostra storia ha un valore. E dobbiamo imparare a riconoscerlo noi stesse per prime. E a condividere le paure ed essere solidali tra di noi e con chi sta peggio di noi. Che insieme siamo una forza. E fare qualcosa anche di piccolo per cambiare le cose, ogni giorno un po’.
Forse possiamo fare qualcosa anche per lei, ma ci pensiamo, per ora, sentitevi dentro. Se volete. Sentitevi parte. Da Penny è un luogo immaginario e così reale che è quasi un sogno.

E io vi sono grata, profondamente.

Penny

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