La solitudine fa stare male. E spesso disorienta. Ci spiazza. E ci rende difficili le giornate. Quando mi sento sola tutto è monocolore. Il grigio avvolge i miei pensieri e la mia anima, che quasi non li vedo più.

E non chiede mai scusa, la stronza. È invadente e poi all’ improvviso sparisce. Ma ritorna, e lo fa sempre.

La prima volta in cui ricordo di essermi sentita sola è quando da piccola mi dicevano che ero una patatona, e io ci ho creduto. E per tanto tempo ho pensato di esserlo davvero. Perché i piccoli credono a quello che gli adulti dicono. 

Mi sono sentita sola quando un mio compagno si è fidanzato con la mia migliore amica. Avevo sei anni.

Dopo la maturità mi sono sentita così sola che mi sono venuti gli attacchi di panico. Il futuro era una roba troppo grossa per me. Quasi come uno spavento.

Mi sono sentita sola quando, dopo dieci anni di fidanzamento, mi sono lasciata e a detta degli altri ero io quella più forte, lui l’anello debole. Mi hanno fatto il vuoto intorno e sono rimasta senza amici, a parte quelli stretti strettissimi.

Poi avevo paura che l’amore non sarebbe più tornato. Una paura folle di solitudine che schiaccia.

Durante il parto. Pensavo di morire. E di fronte alla morte ci si sente soli. Come quando si nasce. Non c’è nessuno con noi a percorrere quel viaggio.

Mi sono sentita sola quando è mancato mio padre. Che mi è sembrato di morire pure a me. E tutte le volte che lo penso, o lo vedo per strada e poi non è lui.

Quando mi sono separata. La decisione era mia. Mia la colpa. Come un peso enorme.

Mi sento sola quando mia figlia mi dice: “Intanto papà mi ha perso”.

“Non credere che ciò mi sia di una qualche consolazione, per me è solo dolore”, le ho risposto subito.

Non sente il padre dalla fine di agosto. A parte una litigata telefonica nel frattempo. E penso che un po’ abbia ragione ma non glielo dico.

Mi sento sola quando penso alle bollette, al mutuo, alle cose da fare per le girls. 

E quando se la prendono con me. Che ci sono solo io.

Mi sento sola quando l’avvocato mi dice che ci vogliono dei soldi e tanti per chiedere giustizia. 

Un padre che non assolve il suo compito né fisicamente né economicamente (12 mila euro di arretrati accumulati in tutti questi anni per il mantenimento) lui va in giro firmato con un altro figlio per mano e io devo dire alle mie girl:

“Vi do dieci euro vi devono bastare per tutta la settimana!”.

Allora penso che la giustizia sia una cosa per ricchi, perché solo se avessi tanti soldi potrei fargli causa e farlo per le mie ragazze, che a loro per mano non le tiene più nessuno.

Mi sento sola. Tanto e spesso. Ho mille paure. A volte mi lasciano senza fiato.

Lei è bellissima, la solitudine intendo. La vedo seduta al mio fianco, in macchina, a scuola, al tavolo di casa mia. E mi guarda. 

Ha i capelli lunghi e lisci, sposatati di lato, è come io non sono mai stata. Magra da far invidia, quasi trasparente. Si muove morbida che ti viene da starci dentro e starci per sempre. 

A volte per scacciarla riempio il tempo. Vedo amici. Faccio cose. Ma non se ne va. Allora penso che siamo tutti soli.

E se siamo tutti soli, vuol dire che, in fondo, siamo tutti insieme.

Dentro alle stesse solitudini. La speranza di un amore. Una vita più bella. Un ritorno. E quando cammino per strada e ho questa nostalgia delle cose che mi mancano, guardo gli altri, quelli che mi passano accanto e so che provano le stesse emozioni

Che la solitudine ci attraversa tutti. Nessuno escluso. E se ci penso è come un filo che percorre tutta la mia vita. E se ci penso, tutte le volte che è arrivata mi ha spinto sempre un po’ più in là. Come un dono.

Ed è una bella consolazione. Come aver fiducia nel difficile.

Che la vita è tutt’altro che semplice, appunto. Urgente, appunto. E non abbiamo tempo da perdere. Se non stare con noi stessi, solitudine compresa.

Che intanto manco con le cannonate la mandiamo via, e allora meglio farci i conti. Che i conti tornano sempre.

Soprattutto per chi, come noi, ha fiducia nel difficile. Quel difficile che porta cose buone con sè anche se subito non le vediamo. Quel difficile che ha senso nella misura in cui abbiamo fiducia.

Che niente succede a caso. Che tutto ha un senso. Compresa la solitudine.

Grazie Penny

 

13 comments on “La solitudine nel frattempo. Credere nel difficile.”

  1. Ma che grande dono è’ saper descrivere così bene ciò che si ha dentro come fai tu? Stamattina sono io in Sua compagnia, loro anzi: Signora Solitudine e Signora Ansia… Ma dopo averti letta la signora Ansia si è dissolta..è quasi mi viene da sorridere all’altra! ? grazie

    • Anche a me succede così, la domenica più di altri giorni forse perché i tempi sono dilatati…sono contenta che le mie parole siano spunto di riflessione, come fermarsi un po’. Bacini

    • Grazie, a volte, la verità è faticosa e difficile, appunto. Ma é l’unica strada percorribile. Un abbraccio Penny

  2. Aver fiducia nel difficile….bellissimo! Chi ha attraversato tempeste, o le sta ancora attraversando e sgrana gli occhi per vedere all’orizzonte qualche raggio di sole, ha questa fiducia, crea spazio affinché ci sia e si alimenti: è fiducia gratuita verso la Vita.
    Sempre emozionante leggerti Penny.
    Sa.

    • Cara Sabina, quando sono proprio triste cerco di fermarmi ( e non sempre ci riesco) e penso che la vita è piena di contraddizioni e opposti. Sentire la solitudine vuol dire sentire il resto. Ti abbraccio, grazie per le parole buone. Penny

      • Per te, che sei una bella persona.

        Senza di te tornavo, come ebbro,
        non più capace d’esser solo, a sera
        quando le stanche nuvole dileguano
        nel buio incerto.
        Mille volte son stato così solo
        dacché son vivo, e mille uguali sere
        m’hanno oscurato agli occhi l’erba, i monti,
        le campagne, le nuvole.
        Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
        della fatale sera. Ed ora, ebbro,
        torno senza di te e al mio fianco
        c’è solo l’ombra.
        E mi sarai lontano mille volte,
        e poi per sempre. Io non so frenare
        quest’angoscia che monta dentro al seno;
        essere solo.
        P.P.P

  3. Bellissimo post. Forse perché così simile a ciò che ho passato io e passo tutt’ora. Comunque, e lo dico da padre e da uomo, se posso permettermi (bannami pure), il padre delle tue figlie è uno str***zo!

    • A volte sono così arrabbiata…cerco di tenerla questa rabbia, non sempre ci riesco. Così immagino di scrivergli e dirgli quello che penso. Poi non lo faccio. Passa la rabbia ma il dolore rimane e sarà per sempre. Mi sa. Penny

      • Per te, che sei una bella persona.

        Senza di te tornavo, come ebbro,
        non più capace d’esser solo, a sera
        quando le stanche nuvole dileguano
        nel buio incerto.
        Mille volte son stato così solo
        dacché son vivo, e mille uguali sere
        m’hanno oscurato agli occhi l’erba, i monti,
        le campagne, le nuvole.
        Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
        della fatale sera. Ed ora, ebbro,
        torno senza di te e al mio fianco
        c’è solo l’ombra.
        E mi sarai lontano mille volte,
        e poi per sempre. Io non so frenare
        quest’angoscia che monta dentro al seno;
        essere solo.
        P.P.P.

  4. Grazie… grazie, perchè sto decidendo, ma quello che mi spaventava di più era proprio la solitudine e mi faceva pensare di tornare sui miei passi anche se sapevo che non era la scelta giusta… ma la paura a volte non ti fa fare la scelta giusta. Che forse avrei dovuto avere questo coraggio molto prima, ma l’ombra della solitudine ti blocca, o forse era la speranza che qualcosa potesse cambiare… Meglio sentirsi soli da liberi che sentirsi soli in una gabbia… Ma gli abbracci anche se bugiardi, quelli so che mi mancheranno, che quelli dei figli pur bellissimi e straboccanti di amore, non sono uguali… ci si abitua a non aver un compagno che ti abbraccia?
    Come tutto il resto sarà difficile, lo so, ma troverò la forza di andare avanti comunque, in qualche modo…

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