Sono giorni che non sto bene. Sento che sto tirando la corda. Gli occhi sono gonfi, non riesco a mangiare come si deve, non ho tempo per l’attività fisica, non mi piaccio.

E siccome non mi piaccio, mi vesto sempre allo stesso modo che non mi sbaglio. Jeans e maglietta. Immancabilmente nera che smagrisce. Come una coperta di linus.

Non ho tempo per l’amore, sono a secco sul conto, e questo mi preoccupa tantissimo.

In certi momenti ho davvero strizza e quando mi succede rotolo su me stessa, come un criceto sulla ruota.

Ormai mi conosco e fino a quando non tocco il fondo continuo a girare.

La veritá è che tutto mi sfugge.

Continuo a dire che sono a pezzi e più lo dico più mi ci sento. Il corpo è come se sostenesse il peso del cuore.

E ci sono giorni in cui il cuore è cemento.

Non so se vi capita. Di vedere tutto nero.

Mi guardo allo specchio e mi sembro vecchia. Come se le rughe si fossero moltiplicate.  Il tempo scorre piú veloce del solito. Lo spazio per me è esaurito. Non lo trovo.

È stata davvero una settimana difficile. Per tanti motivi. Arrivo alla sera in condizioni pietose.

Cosí chiedo suggerimenti alle amiche e a chiunque mi passi sotto tiro.

Prenditi qualcosa, mi dicono.

Non ho soldi da spendere, rispondo.  Mi restano 100 euro per arrivare al ventitré ottobre.

Allora fai i cinque tibetani. Non costano niente.

Ci provo, allargo le mani a formare una croce e giro 20 volte, per poco non collasso, al secondo esercizio mi sono scordata del terzo. Meglio lasciar perdere.

Funziona la meditazione, dice un’altra.

Mi metto a gambe incrociate. Inspiro e espiro. Lenta. Lentissima. Ma quello va per i fatti suoi, il respiro intendo. Mi sale un’ansia pazzesca. Smetto.

Lo zenzero ricarica.

Aggrotto la fronte, faccio bollire 10 fettine per 20 minuti con qualche fetta di limone. Una pozione magica. Forse funziona.

Bevo zenzero da tre giorni e l’unico risultato è che sono sempre in bagno.

L’unica scelta sarebbe quella di fermarsi. Che, in questi casi, nemmeno la pasticceria sotto casa funziona.

Ma come si fa in una vita che va di corsa?

Cerco ricette che mi aiutino a stare bene. Miracoli. Pulisco come una matta. Che pulire mi scarica. Poi passa, mi dico.

Ma non passa.

Per caso vedo un video in rete di Roberto Benigni e lui dice una cosa:

per trasmettere la felicità bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici. Non abbiate paura di soffrire, tutto il mondo soffre.

Poi parla della poesia e continua: se il verso non vi viene da nessuna posizione buttatevi in terra, è da distesi che si vede bene il cielo.

Allora ho pensato che la vita è un po’ come la poesia. Che se le risposte che diamo non funzionano, forse dobbiamo trovare soluzioni alternative.

Che a lamentarsi le cose non cambiano. Mai.

Che bisogna provare e riprovare. Che a suon di tentare la si azzecca. Forse. Che la vita è nostra.

Non so cosa volevo dirvi di preciso. Forse avevo solo bisogno di fermarmi. Di un tempo lento che cancellasse tutte le paure.

Sono uscita in terrazzo, anche quello è un buco, come la mia casetta. Ho un prato d’erba finta per coprire il pavimento malconcio. Avrei voluto il legno ma costava troppo. Comunque è morbido. Mi ci sono coricata sopra, ho guardato in su. Verso il cielo.

In effetti è bello. Davvero bello. Il nostro cielo.

È lo stesso per tutti e, questo, non so, ma mi ha rassicurata.

Spuntava qualche raggio di sole qua e là. Che spesso ce lo dimentichiamo il calore che emana.

Siamo davvero piccoli, a volte, così dentro ai nostri problemi da non riuscire a guardare oltre.

Mi sono fermata che a correre non arrivo da nessuna parte. E poi, ho visto il cielo, e la bellezza.

Il palazzo dove abito era grandissimo sopra di me. E se si fosse affacciato qualcuno mi avrebbe pensato morta stecchitta su quel prato finto.

E un po’ mi è venuto da ridere. Perché sono viva e posso ancora guardare il cielo. E questo è tanto, tantissimo. E, a volte, anche questo lo dimentico.

Che è vasto e grande il cielo. Piú grande della mia sofferenza. Per fortuna.

E se si fa buio e poi si illumina di nuovo, e lo fa ogni giorno, allora devo solo aspettare.

Che la paura passa sempre. Come la notte.

Ci vuole solo pazienza. E la certezza che ogni cosa trovi il suo senso. Anche i giorni no.

E non servono pozioni, miracoli, ricette ma prospettive nuove da cui guardare le cose.

A volte basta un prato finto, sognato o immaginato, e un cielo grande lassú.

Tutti ne possediamo uno. Dobbiamo ricordarcelo. Basta alzare lo sguardo.  E chissá che tutto non ritorni a posto.

E se lui ce la fa a trovare il giorno dopo la notte, da sempre. Di certo possiamo farlo anche noi.

Alzarci e ricominciare.

Penny

8 comments on “Quando si fa buio.”

  1. Penny…forse sono questi giorni strani di ottobre, i giorni che ormai corrono verso il collo dell’imbuto delle Feste…non lo so, so solo che sono giorni di lacrime e pesi che sembrano insopportabili, anche per me che vengo vista come una roccia. Bollette, assicurazione, palestra delle ragazze, pediatra privata perchè l’Asl lasciamo perdere. E la sensazione di non essere mai all’altezza, di niente, di nessuno.
    Poi però penso che siamo in tante, a correre, affannarci, a cercare di quadrare il cerchio. Penso che abbiamo le nostre bellissime ragazze, un lavoro (io part-tme e non so ancora per quanto, ma almeno il loro padre provvede), un tetto, un po’ di salute, qualcuno con cui mangiare un panino ogni tanto, e magari farci l’amore.
    E allora, improvvisamente, mi rendo conto di avere molto di più di quelle donne che stanno in matrimoni finiti, situazioni di convenienza, che barattano la felicità e la vita per una borsa firmata. Per non parlare di quelle poverette che i lividi, oltre che nell’anima, ce li hanno sul corpo e sono bloccate dal terrore.
    Siamo vive, per davvero.
    Io vorrei riuscire a restituirti, per una volta, per un attimo, un po’ della forza e della leggerezza che tu mi regali quasi quotidianamente.
    Lo faccio con un abbraccio caldo, con i colori dell’autunno, con una carezza lieve.
    Lo so, e lo sai, che sono momenti, che poi passano e ci lasciano più forti.

    • Cara Valeria adoro l’autunno, i suoi colori, il tappeto di foglie. Sono stanca tanto e hai ragione tu, la vita scelta vale. A volte perdo il senso e scrivere mi aiuta a fare il punto. Leggerti mi solleva e mi rassicura. Le tue parole sono dono. Stasera sotto questo cielo. Penny

  2. Per te che ami la poesia. Di Vivian Lamarque

    Come la neve che sempre meno scende,
    leo so già che sempre meno ci vedremo
    lo so, senza più le fini sillabe della pioggia
    senza quelle ovattate della neve senza la uuu
    che sa fare il vento, lo so, che sempre meno
    ci sentiremo.
    Poiché tutti i teatrini hanno fine.
    Prima c’è l’attesa poi il primo atto
    e il secondo poi sipario. Peccato
    per quel bel teatro con la finta neve
    e il vento, ma mi accontento,
    ho una cineteca privata una sala
    immaginazione, un immaginario
    in eurovisione, non avrò
    problemi a trasformarti in visione.

    Anzi sì, ne avrò. Come un albero
    rimasto senza il mese d’aprile, senza più
    elfi tra le mani dei rami, senza pleniluni
    tra le foglie da contemplare, come
    un albero che non può più guardare.

    • Ho pianto. E lo so che sono esagerata. Ma il dono…una poesia. Piena di senso per me. Ti sono grata. Davvero. Penny

  3. È da ieri che voglio scriverti, cara Penny, perché conosco così bene quello che scrivi.

    Sai (ma credo tu lo sappia già) questi momenti accadono perché smettiamo di vedere la Bellezza dentro di noi. Ci dimentichiamo di NOI, dimentichiamo CHI siamo davvero… perché è ovvio, noi siamo ben oltre che “quella lì nello specchio” (con la sua pancia antipatica, o la coscia grossa e le vene agli stinchi, o le occhiaie e le borse gonfie). Parlo dell”ESSERE luminoso che abita quel corpo, quell’entità superiore che abita questo mondo all’interno del nostro corpo, esattamente come un automobilista a cui è stata data in dono un’auto per fare un viaggio in questa vita.

    Quest’auto (il nostro corpo fisico) è stata costruita per esser funzionale al viaggio (evolutivo) che dovremo fare. E non c’è dubbio che la nostra Essenza superiore sappia molto bene quanta evoluzione ci può essere in un percorso su sterrato, in salita, polveroso e talvolta cupo. La Bellezza sta in tutto questo: esser consapevoli che in questo “viaggio” sta la nostra crescita.

    Buon “viaggio” e… che la Pancia sia con te, come la Forza per un Jedi ❤️

    • Grazie Cinzia, faccio così fatica…a volte non riesco proprio a ritrovarmi. Passerà, lo so, ma ora devo starci dentro. Che ora quell’essere luminoso non lo trovo tanto. Viaggio. Bacetti Penny

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