Qualche giorno fa mi è arrivato sul blog un commento molto importante, almeno per me. Prima di rispondere ci ho pensato, perché mi aveva davvero colpito e non volevo rischiare di essere banale.

Mi piacerebbe che lo leggeste con attenzione, cercando di liberarvi del giudizio, che poi non serve a nulla, soprattutto a noi stessi.

Ci sono due riflessioni che reputo significative, la prima è che “Una famiglia è tante cose” e si può decidere, in nome di quell’ideale, di rinunciare a una parte importante della vita, come un amore. E se decidiamo di stare, non siamo né peggiori né migliori di chi ha “avuto il coraggio” di scegliere altro.

La seconda è quella di pensare che a noi non possa mai succedere una cosa del genere. Dividere l’umanità in due categorie: i bravi e i cattivi. I bravi sono i padri e le madri di famiglia, i cattivi quelli che s’innamorano di un’altra persona durante il matrimonio. Quelli che scelgono l’amore, invece della famiglia.

Spesso abbiamo bisogno di pensare ad un percorso unico, dove non siano previste deviazioni,  ci serve per dirci che stiamo facendo la cosa giusta e che i cattivi sono altri.

Questo commento per me è veramente condivisibile, manifesta tutta l’umanità e il sentimento (in apparente contraddizione) che alcuni di noi vivono o hanno vissuto.

Potrei sovrapporlo a qualsiasi esperienza della vita e pensare che non siamo mai tutti buoni o cattivi e che la verità è costituita solo dalla nostra storia, nessun assoluto.

E ancora, che nessuno (a volte nemmeno noi) potrà mai sapere quale sia la scelta giusta o quella migliore, possiamo tentare e, sia in un caso che nell’altro, non possiamo sapere come sarebbe andata.

Non so se sono riuscita a spiegarmi, forse ho fatto un po’ di confusione, ma vi dono la storia di quest’uomo, come a me è stata donata.

Vi dono qualche riflessione possibile sulle nostre scelte, sull’umanità meravigliosa che ci caratterizza, di cui questo commento, a mio sentire, è espressione piena.

Chi non ha peccati scagli la prima pietra, disse qualcuno.

Chi cerca di volersi bene anche per ciò che è, per le fratture, i sentimenti che prova, e dare un senso alla sua vita, legga con attenzione.

Vi abbraccio comunque sia la vostra strada, sperando sia davvero la vostra.

Penny

Mi sono separato più di un anno fa, perché mi sono innamorato di un’altra donna. ho due figli bellissimi che adoro e la scelta è stata difficilissima, non capivo più niente ed ero pervaso dai pensieri, dai dubbi, dalle paure. Non capivo perché si stava insieme e non capivo quali motivi erano leciti per separarsi.
Dopo la separazione la storia con l’altra donna è andata avanti a singhiozzo, io faccio fatica, tanti sensi di colpa, mi chiedo se potevo dare di più. Ora ho tentato un riavvicinamento alla mia ex moglie, ma quando si tratta di prendere una decisione mi tiro indietro, temporeggio, sono ancora innamorato dell’altra donna e anche lei.
Il rapporto con la mia ex moglie potrebbe essere sereno, anche se non provo attrazione, ma credo che potremmo comunque dare qualcosa ai nostri figli e così mi chiedo se i miei motivi sono abbastanza validi per non stare insieme, forse se mettessi davvero da parte questa persona nel mio cuore potremmo stare abbastanza bene, non lo so. I miei pensieri continuano a rimbalzare e sono dilaniato dai dubbi. Penso a cosa vorrei dare a loro, alla bellezza, che comunque sento, di essere una famiglia, a quanto sia bello vivere i propri figli a pieno e non a pezzi, ma il mio cuore sobbalza quando solo vedo o sento un’altra persona.
Non mi perdono di non dare ai bimbi ed alla mia ex moglie la possibilità di essere una famiglia, ma soffro nel pensare di lasciare andare un amore. Penso alle difficoltà di una famiglia allargata e mi dico che non le voglio, penso alla bellezza del sentimento che provo e mi dico che non voglio rinunciarvi.
Lo capisco che se ho dato spazio ad un’altra persona nel mio cuore qualcosa mancava, ma mi chiedo se questo possa essere sufficiente per lasciarsi, forse dopo tanti anni è normale che l’attrazione, il desiderio cambi o si affievolisca, una famiglia è fatta di tante cose.
Mi sembra che non ci sia uscita e mi ritrovo a passare ore a pensare, ad arrovellarmi, a pensare se devo ragionare su cosa vorrei o su cosa riesco a fare, a ragionare su cosa voglio piuttosto che a cosa non voglio e non trovo mai una soluzione, sono paralizzato e stanco dei pensieri, mi sembra tutto troppo grande e decidere una cosa così importante una responsabilità troppo grande.
Ne parlo con lei, la mia ex moglie, le dico cosa penso, cosa provo, cerco in ogni modo di essere onesto, sperando che lei possa scegliere per me, ma non è così e io non riesco a portarmi dietro il fardello di una decisione di questo tipo, ho paura di sbagliare e di passare la vita a rimpiangere.
Diciamo che nella situazione la fortuna è che i bimbi sono sereni, hanno digerito bene la separazione, abbiamo il nostro calendario e la nostra nuova routine, anche se con più solitudine. E’ difficile non mostrare a loro il proprio dispiacere e trattenere le lacrime.
Grazie per l’ascolto

7 comments on “Un uomo. Un padre.”

  1. Quanto dolore sento in questo racconto, la decisione deve essere senza pensare al poi, ma ora, oggi cosa ti fa sentire più in te.
    La famiglia ci sarà sempre, la famiglia siete voi quattro anche divisi, ci sarete sempre per i vostri figli e hai dalla tua parte una ex moglie che soffre ma che ti sta accanto, questo è un grande sentimento che va oltre il matrimonio.
    Volere la felicità di tutti è giusto ma impossibile da raggiungere, ognuno la raggiunge da solo, tu pensa alla tua, cercando di fare meno male possibile, così come stai facendo con chiarezza e responsabilità.
    Non è egoismo, è esserci senza fingere.
    La famiglia è tante cose, la famiglia è anche dove non si è famiglia, e a volte non è dove dovrebbe essere.
    Apri il cuore e lascialo respirare, forse ti farebbe bene stare solo, intendo esserci per te e per i tuoi ragazzi, allontanati dalla decisione per poterla poi, quando sarai sicuro, affrontarla.
    La solitudine aiuta a capire quando si è pronti nuovamente per poter ricominciare ad amare, ad amare la tua ex moglie o ad amare l’altra.
    Le ferite devono guarire, serve tempo per stare nuovamente bene.

    Forte abbraccio.

  2. Sai già Penny che questo tema mi sta a cuore e non riesco a condividere il concetto che la famiglia è tante cose. Non mi diletta il discorso del giudizio dei buoni, i genitori di famiglia, e cattivi, innamorati dell’amore, anche perché è un argomento troppo personale per generalizzare e giudicare. Non lo facevo prima e non lo faccio adesso, quando mi trovo, come stamattina appena sveglio, a ripensare ad un nuovo modello di famiglia, la mia, dove ognuno dei componenti vive in un luogo diverso e con vite separate, unite solo dalle necessità e responsabilità dei figli.
    Come detto più volte, chiamatela come volete, ma non è famiglia.

    Non prendo in considerazione in questi pensieri i casi di evidente impossibilità a proseguire insieme, per ragioni serie come violenza, tradimenti, compromessi.
    E non voglio neanche entrare nel merito del valore cristiano del matrimonio, che ha dietro un fine ultimo ancor più grande.

    Ma forse abolirei il concetto di famiglia per tutti coloro che innalzano al primo posto i figli, le convenzioni, la necessità di metter fine alla solitudine, l’ideale della favola a lieto fine. Nessuno ci obbliga a metter su famiglia, ma soprattutto nessuno ci obbliga ad iniziare una storia d’amore, suggellandola con tanti progetti e valori condivisi, se poi occorre mettere in conto anche che ci si può innamorare di un’ altra persona.
    Sarebbe più trasparente e sincero mettere in chiaro da subito le cose e ci sarebbe meno sofferenza, se sin dall’inizio si dicesse “stiamo bene insieme, ma sappi che le persone cambiano” – come mi ferisce questa affermazione applicata ai valori ed ai sentimenti più profondi – oppure “ho voglia di paternità/maternità, i figli sono fondamentali” oppure “dopo tanti anni è normale che l’attrazione, il desiderio cambi o si affievolisca”
    Si soffrirebbe di meno, ci sarebbero meno sensi di colpa e si potrebbe fare le scelte con più serenità. Perchè, per quanto mi riguarda, alla base della famiglia c’è il matrimonio, c’è la volontà di condividere tutto, per sempre, con complicità. Si diventa prima marito e moglie e poi padre e madri, se uno ci crede; poi l’imponderabile è dietro la porta, ma il rapporto di coppia è fondamentale se vogliamo parlare di famiglia.
    Giuseppe

  3. Mi sembra la situazione nota della serie ‘in qualsiasi modo ti muovi, fai danno’.

    Le cose spesso si sistemano da sole per intervento di cause non dipendenti dalla nostra volontà, se si dà loro il tempo. Può essere che col tempo l’andare avanti a singhiozzo di una storia che sembra travolgente al momento, si risolva in una bolla che scoppi all’improvviso. Ché la passione potrebbe non lasciare il posto ad un sentimento ed un legame forti come quelli che si lasciano dall’altra parte.

    La serenità che si mantiene nella famiglia, pur dopo la separazione, con i bambini e la ex-moglie, è importante per aiutare nella serenità della scelta.

    Poi Penny, nessuno è davvero senza colpe. Anche chi un tempo è stato pervicacemente fedele al proprio vincolo, ad un certo punto della propria strada ha trovato un bivio che lo ha portato da tutt’altra parte. Forse magari perché davvero ‘qualcosa mancava’, ma si faceva fatica ad ammetterlo o a realizzarlo.

    La portata di questa scelta è imponente. Mi sembra di sentirne il peso sulle spalle.
    Ma la soluzione arriverà da sola. Basta darsi il tempo.

    Enorme solidarietà a quest’uomo e padre

  4. Cerco di sintetizzare due separazioni in una condivisione che possa dare conforto a quell’uomo, quel padre. Sensi di colpa per il tempo parziale con i figli, per quello che avrebbe potuto essere tutti insieme,le domeniche senza figlie intristito a vedere le altre famiglie immaginando chissà quale felicità e armonia. Ma anche nei momenti più duri non ho mai pensato di tornare indietro perché penso che quando non c’è più empatia e amore la coppia ha perso ragione di esistere perché il modello che offrirà sarà un modello dove c’è finzione, recita, sopportazione. Ma la vita è una e va vissuta. Ci vuole coraggio è vero, ma alla lunga seguire i propri profondi bisogni comunica autenticità. Non ci può essere amore per gli altri se non amiamo.E’ non è egoismo. pochi comprendono e supportano perché la libertà di scelta e l’uscita dalla “convenzione” spaventa i più che vorrebbero ma per tanti motivi non vogliono.
    Oggi, a distanza di anni dove ho avuto un conflitto importante con la prima figlia dal primo matrimonio, vedere il rapporto costruito dalla mie due figlie con la mia compagna, che NON fa da mamma ma è diventata una persona importante, mi da una grande felicità perché hanno finalmente toccato con mano che l’amore esiste, a prescindere dai legami formali e dove c’è amore, c’è armonia e gioia.
    Uno dei miei maestri incontrato nel mio percorso mi disse:” rimanere con una persona per i figli è scaricare su di loro una responsabilità che peserà loro come un macigno”! I figli vanno preservati dalle tematiche della relazione affettiva tra due adulti che se, consapevoli del ruolo e della missione da genitore, sapranno come spiegare e gestire l’eventuale separazione facendo in modo che abbia il minor impatto su di loro, Consapevoli che, comunque, avrà un impatto che penso, però inferiore a quello di una finzione, di una recita più o meno conflittuale che proporrà loro un modello relazionale basato sul non detto e non fatto che influenzerà sicuramente la loro crescita personale.

  5. provo a rispondere un po’ alle vostre considerazioni, visto che la lettera inviata a Penny è mia, perché trovo il contributo di ciascuno di voi ricco di spunti e la discussione è per me terapeutica.
    Intanto grazie per l’affetto che molti di voi hanno dimostrato, in modo sincero e ovviamente non dovuto, riceverlo scalda un po’ il cuore.
    Personalmente vivo questa situazione come un grande dilemma perché vi sono talmente tante componenti che vanno a sommarsi che mi risulta difficile dare un ordine prioritario, perché c’è il sentire e c’è la ragione, che nel mio caso si fanno sentire entrambe in modo feroce, e sono difficili da combinare.
    C’è il sentimento attuale, forte, che riempie, che spaventa, ci sono i bimbi, bellissimi, che ti penetrano come una lama dolcissima, la bellezza di viverli, il pensiero di tornare a casa alla sera e ritrovarli festanti, di una vacanza insieme, le piccole abitudini quotidiane, i loro problemi, c’è il desiderio di quello che si vorrebbe per loro, mi chiedo cosa posso effettivamente dare loro, provo a prevedere quali saranno i miei stati d’animo, come se potessi deciderli prima in base al mio vissuto, c’è il bene per la persona con cui sono stato tanti anni e che si dimostra tanto disponibile a venire incontro, c’è la spinta e il desiderio che provo quando entro in contatto, qualsiasi esso sia, con un’altra persona ed i pensieri di una vita insieme che provo a tratti a mettere da parte ma che poi riemergono, così come la sua presenza dentro di me.
    Nella mia visione concordo con chi dice che non sia giusto stare insieme per i figli, nel senso di sopportare una situazione che risulta pesante e faticosa con l’unico scopo di non fare soffrire i figli. Capisco chi lo fa, ma penso, e questa è la mia esperienza, che i figli possano affrontare in modo sereno la separazione se gestita con civiltà e che comunque risentano del malessere di uno dei genitori perché, quando uno dei due soffre in qualche modo si percepisce o il suo comportamento ne risente.
    Nel mio caso devo dire che i miei dubbi nascono dal fatto che nello stare in famiglia vi sono diverse situazioni che riesco ad apprezzare, perché ragionare e vivere come un nucleo è diverso dal farlo per 3, e dal fatto che vedo i bimbi godere della contemporanea presenza di entrambi i genitori, così come dal desiderio di potere dare loro in futuro quelle situazioni familiari che io a mia volta ho apprezzato da bimbo e di cui ne riconosco il valore. Fatico anche ad essere felice se penso che loro, quando non sono con me, sentono la mancanza o hanno meno possibilità di fare delle cose, mi dispiace se penso alla mia ex moglie che soffre per la mancanza dei bimbi quando sono con me. Faccio come fatica a sentirmi in diritto di essere felice senza di loro, mi sembra di tradire la promessa di famiglia che ho implicitamente fatto ai bimbi mettendoli al mondo.
    E’ difficile capire di cosa hanno veramente bisogno i bimbi e ho paura che in queste situazioni le difficoltà, emotive e concrete, siano tali da non permettermi di soddisfare davvero i loro bisogni. Forse sono solo paure o solo preoccupazioni di un padre che vorrebbe il meglio per loro e che, ritenendosi egoista, si sente mancante e in colpa.
    Allo stesso tempo però mi rendo conto, quando anche siamo tutti insieme, che una parte dei miei pensieri è sempre rivolta ad un’altra persona, mi chiedo dov’è e cosa sta facendo, mi manca, quando la vedo sento il desiderio di abbracciarla e di passare del tempo insieme. Avrei voglia di vivere questo rapporto in modo libero e spensierato e non riesco a farlo, cerco di legittimarmi ma dentro di me sono frenato, bloccato.
    Poi devo dire che vivere i bimbi in modo separato, sebbene sia più faticoso perché adesso mi occupo in prima persona e da solo di ogni loro esigenza, sia anche molto soddisfacente e il tempo passato con loro ha un valore enorme. Anche se il rapporto con loro adesso è più frammentato è diventato anche più intenso, penso che abbiano scoperto lati nuovi di me e insieme stiamo condividendo un percorso molto intricato, ma devo dire che loro mi insegnano parecchio.
    Ho detto un sacco di cose, forse troppe, come sono solito fare.
    Grazie dell’ascolto e della comprensione

  6. Tema davvero interessante e arduo da dipanare. Grazie a Penny, che come sempre ci regala degli spunti e delle riflessioni utili e pieni di emozioni. Grazie all’uomo e padre Filo, che ha scelto di condividere pensieri e sensazioni così intimi.

    Io sono convinta che l’approccio lineare e dicotomico giusto/sbagliato sia fallace e deleterio. In ogni ambito della vita.
    E ritengo che, sebbene con fatica, pazienza e tanto amore, si possano conciliare esigenze e bisogni diversi, accettando se stessi e gli altri per quello che sono, senza forzarci e forzarli ad essere “altro”.

    Da figlia di genitori separati vorrei poter confortare Filo: il problema non è tanto la separazione in sé, quanto come viene gestita. E cosa ancora più importante è l’amore che il figlio sente da parte del genitore. Leggere quello che scrivi dei tuoi figli mi spezza il cuore per la bellezza e la forza, e per l’abisso che percepisco tra te come padre e il mio. Ecco, vedi, a me ha fatto soffrire la difficoltà a sentirmi amata, a sentirmi vista, riconosciuta, legittimata nel mio esistere e nella mia sofferenza quando loro erano presi dalla loro lotta. Non preoccuparti troppo della strada che prenderai: scegli quella che ti fa sentire meglio e dai il meglio di te ai tuoi figli. Loro hanno bisogno “solo” di questo: di sentire che li ami e li amerai sempre e comunque.
    Condivido l’ordine del titolo di Penny: un uomo; un padre.

    Un abbraccio

    PS: se ti va di dare un’occhiata, ho scritto diverse cose in tema sul mio blog Famiglia a modo mio.

  7. Scrivo qui a tutti. Non ho molto da aggiungere, le cose che avevo da dire le ho già dette e leggendo i vostri commenti trovo che in ognuno di essi ci sia davvero qualche spunto di riflessione importante, ognuno ha una storia e con quella storia bisogna farci i conti nel bene e nel male. L’unica cosa che so, per quanto mi riguarda, è che tutto ciò che ho fatto nella vita è stato un tentativo per stare meglio ed essere più felice. Le mie figlie, da quando io sono più serena lo sono anche loro. Mi basta? Forse a me, (ripeto a me), sì.
    Vi ringrazio tanto, tutti, per essersi messi in gioco. Capire il punto di vista dell’altro ritengo sia lo sforzo più importante per crescere. Penny

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