Fortunatamente la vita procede. Va avanti. Ci trascina. Quello che il giorno prima ti fa mancare il respiro, il giorno dopo è passato, e questo è un bel sollievo. In attesa della prossima ansia, della prossima tristezza.

Ma se la vita non fosse così, se non ci fossero quei momenti bui come potremmo godere degli altri?

Ad esempio essere a contatto con i bambini mi aiuta, dicono cose buffe e così vere senza nessuna malizia che è come se conoscessero il segreto della vita. Stiamo imparando le vocali, siamo alla O, così le olive le leggono olivie, poi raccontano di padri che fanno le puzzette da morire, e tu te li immagini quei padri alle assemblee e non puoi che sorridere, e se vogliono farti un regalo ti portano qualche animale morto dentro a una scatolina con una foglia che sembra un cuore, perché il cuore te lo stanno donando davvero e tu devi averne cura che è il regalo più grande, e poi ti abbracciano quando meno te lo aspetti. Ti fanno entrare nel loro mondo senza filtri. E tutto diventa così magico, persino la vita, quella del giorno prima.

Poi scrivo, e la gente legge, mi conosce anche attraverso questo blog, sa tante cose di me, così capita che mentre cammino saluto qualcuno e quel qualcuno mi butta le braccia al collo, mi stringe proprio e io penso: come fa a sapere? Perché quello che scrivo è come un diario e io non immagino che vada oltre me, invece ci va. E qualcun altro mi scrive: ti aspetto. O mi dice: sono con te.

Come è bello essere con qualcuno. Lo capisco ora. Che qualcuno stia con te per le tue debolezze. Squarciare la solitudine, essere solidali. Raccontarsi e parlarsi anche a costo di sembrare ripetitivi. Non lavare i panni sporchi in casa, che è un po’ quello che ci hanno insegnato. Credo sia questo quello che stiamo cercando di fare: raccontare le parti buie, quelle in cui facciamo fatica, il nostro essere pessime e pessimi. Dare quell’immagine di noi che ci hanno insegnato a nascondere, perché non si deve, non si fa.

Così nella sofferenza crediamo di essere degli alieni invece è proprio lì che siamo più veri. E se lo facciamo noi, lo insegniamo anche ai nostri figli: non aver paura a mostrare il caos, che esiste e soprattutto si può superare.

Invece, se uno pensa sempre di essere al meglio, di dover mostrare, perdiamo il dover essere. Quel casino miracoloso che siamo noi.

La mia girl bionda ha iniziato l’anno prendendo dei voti stratosferici, un giorno abbiamo guardato il registro elettronico come si ammira la Cappella Sistina, e per la prima volta in tre anni le caselle erano tutte verdi! Una specie di miracolo, ha detto lei.  E un po’ devo dire che l’ho pensato anch’io…

Voleva andarci a dormire con quella pagina di registro, fargli un quadretto. Ci siamo divertite. Lei mi ha detto: Lo so che non sono un voto, mamma, ma fammela godere!

Il vento è cambiato, ha iniziato a prendere qualche insufficienza. Allora mi scrive, da scuola, in preda all’ansia. Va in bagno. Si chiude e sputa la sua angoscia. Di non essere adeguata. Di non essere abbastanza. Lo fa subito con urgenza.

La vita è un sali e scendi, le ho risposto, ci spinge avanti, anche quando ci sembra che non sia così. Anche quando pensiamo che un voto sia ingiusto, una professoressa non sia obiettiva, qualcuno abbia copiato e preso di più di noi. Prendersela con gli altri non serve, concludo.

Mi manda una manina e mi scrive Ciao. Forse si è calmata, penso io. Torna in classe.

La voce buona quella che la mette in pace con se stessa, la riconcilia con gli errori, sono ancora io. La mia speranza è che cresca e piano piano riesca a farlo da sola, e non abbia più bisogno di qualcuno o qualcosa che lo faccia per lei. Un uomo o un successo ad esempio, ma che le parole di fiducia sappia pronunciarle a se stessa sempre.

E ripensando a me, a due giorni fa, alla mia tormentata separazione, alle crisi di ognuno, quelle parole, dette sopra, valgono ora più che mai. Prendersela con gli altri non serve. La vita ci spinge avanti, anche quando non sembra. Anche quando le cose non sono giuste.

Siamo dove dobbiamo essere, e questo ha sempre un senso. Io la voglio pensare così. E quella mia voce, quello che riesco a far uscire dal profondo per mia figlia, a volte, non riesco a farlo per me. Non riesco a ricordarmi che esiste. Ed è un peccato.

Perché la vita, amiche e amici mie, è così splendidamente imperfetta da essere perfetta. Per ciascuno  a suo modo.

Cercate la vostra voce, quella di vostra “madre” ( qualunque essa sia stata), specchio poi del mondo, non vi può bastare più. Cercatela con forza quella voce, c’è, esiste, a volte, è solo flebile. È l’unica che può davvero salvarvi. Quella voce che anch’io faccio una fatica matta a trovare.

Io sono con voi, che è bello essere con qualcuno. Meglio che essere soli.

Penny

Ps: Vi sono grata come sempre di esserci, che, a volte, mi sembra un miracolo.

 

7 comments on “Io sono con voi. Che è bello essere con qualcuno. Spezzare la solitudine.”

  1. E’ un miracolo! E’ il miracolo della condivisione, dell’apertura agli altri, alla vita e alle sue imperfezioni, proprio come scrivi tu. Io sono cresciuta pensando di dover fare tutto da sola, perché essere totalmente autonoma rappresentava una fonte di sopravvivenza, se non fisica, almeno emotiva. Solo dopo tanti anni ho scoperto che sola non lo ero più, e proprio come te, ho avuto quasi un sussulto e ho pensato “caspita, è bello essere CON qualcuno!”. Grazie Penny per le porte che ci apri. Sono fortunate le tue girls. Perché tu sarai sicuramente in grado di trasmette loro che sì sono abbastanza e anche molto di più.

  2. Per me sei sempre respiro ed energia pura….quel dolce momento che attendo ogni giorno e che mi riservo di leggere a fine giornata. E sapessi quante volte ti rileggo…riflessioni di una profondità’ impagabili. Non sai quanto sono felice di averti conosciuta. Forse un giorno riuscirò anche ad abbracciarti davvero. Grazie . Io ti adoro.

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