Perdo sempre gli occhiali.

Ogni mattina dico tra me e me: “Li metto qui, così mi ricordo”.  E quel qui poi mi sfugge.

Le girls tutte le sere sono soggette alla stessa domanda:” Qualcuno ha visto i miei occhiali?”.

E tutte le sere alzano gli occhi al cielo incredule di fronte alla mia smemoratezza. E io inizio a pensare di perdere dei colpi.

L’altra sera la piccola mi aiuta a cercarli ed esclama: “Mamma secondo me tu sei in menopausa!”.

“Che c’entra!” le rispondo” non è che se perdo gli occhiali vuol dire che sono in menopausa”.

“Mamma tu perdi tutto!”.

La guardo. Ha ragione, ma penso sia un tantino confusa.

“E comunque anche la zia è in menopausa!” continua lei.

“Ma va! La zia non ha nemmeno 39 anni”.

“Lo ha detto lo zio quando eravamo a cena da loro”.

“Ma, a volte, si dicono le cose per scherzare. Le coppie si divertono a prendersi in giro, soprattutto davanti agli altri, fanno il gioco delle parti”.

“Tu secondo me sei in menopausa e non me lo vuoi dire”.

Forse pensa sia una malattia gravissima. Non so cosa mi aspetto da una figlia che fino a qualche mese fa credeva che i maschi avessero le mestruazioni. E che da piccola diceva di avere il pisello.

Trovati gli occhiali mi metto a cucinare (minestra in buste?). Faccio finta di fare la madre sana sanissima. Mi piace tanto questo ruolo, e ci gioco. 

Ovviamente hanno da ridire. Questa volta è troppo liquida. “Meglio quella della scuola” affermano decise (come se non lo sapessi!).

La grande a un certo punto, indicandomi la piccola, mi chiede: “Lo sai, vero, che tua figlia dopo i sedici anni non vuole più andare a scuola?”.

“Per me può dire ciò che vuole, ci va e a calci nel sedere!” le rispondo.

La piccola tace. La grande aggiunge:” Ma’ se la mandiamo a far la cassiera al Diperdì la facciamo felice!” e se la ride.

La prende per il culo così, dall’alto della sua terza liceo classico. L’altra le fa il verso. A quel punto, la girl grande (che tra l’altro è discalculica) e si conosce, capisce di avere esagerato e recupera. “Comunque ci vuol tutta che io ci arrivi alla maturità!”.

Sono diverse le mie figlie. Come il giorno e la notte. Come me e mia sorella. Non sembrano nate dalla stessa madre e dallo stesso padre.

E io mi chiedo cosa ne potrebbero pensare tutte le cassiere, o chi non è riuscito a finire il liceo. Come se la loro vita avesse meno valore. E penso a quanto siano giudicanti certi adolescenti e poi lo restino anche da adulti.

Chi non studia non sempre è uno sfaticato. A volte ci sono preoccupazioni o altre attitudini. Ogni lavoro ha una sua dignità e meno male che siamo diversi. Altrimenti sarebbe un gran caos.

Ovviamente insisterò con la piccola, e spero che prima o poi, i guru del Ministero, innalzino l’obbligo scolastico fino ai 18 anni, e si prendano cura non solo di quelli che vanno bene benissimo, che fare quello è semplice.

Io non la mollo. Per nessuna cosa al mondo. Sarò la forza che non riesce ad avere.

Lei è disortografica e, a differenza della grande, pensa di essere una scarpa. Non crede nella sua intelligenza. E lo devo farlo io per lei.

Non tanto per la scuola, quanto per quell’idea che “conoscere” sia fondamentale per affrontare e per crescere. Per scegliere il proprio futuro.

Poi che faccia ciò che desidera.

Comunque, in questo mondo in cui la competizione è un valore, per chi come me, la pensa diversamente, è un gran casino. E per le mie figlie ancora di più. Che non sono prime in niente. Come del resto tutti quelli che non arrivano sul podio. E sono tanti.

È molto faticoso portare avanti un’idea di sé che non sia necessariamente legata al successo, io spero che diventino persone felici, lo sapete, ma, a volte, è dura andare controcorrente.

Io sto con loro, anche se è più dura. E la misura del successo per noi non è il traguardo, ma quella zona di percorrenza che si chiama strada. 

Forse sto andando davvero in menopausa, penso mentre le guardo, due giorni dopo, mi commuovo. A cena da amici la piccola racconta di sé, della sua disortografia e una persona, non ricordo chi, pensando di fare una battuta esclama: “Un tempo quelli come te, in classe, erano gli scemi!”. 

Lei si brasa, sorride tesa, è in difficoltà. Penso che, a volte, noi adulti siamo stupidi, ma non lo dico, o forse è solo superficialità, chiudere in categorie ci serve per sentirci dalla parte giusta ed è un peccato perché spesso non sappiamo riconoscere nei nostri figli, nei ragazzi, ciò che sono. Comunque, ritornando alla commozione, la girl grande non ci pensa un secondo e le va in soccorso, le porge la mano per battere il cinque ed esclama.

“Lei è disortografica, io sono discalculica. Una bella famiglia la nostra!”.

Si sorridono complici. E poi mi guardano. Io sorrido. Arriveranno ultime, forse sempre. Ma a me non importa un granché. Se nella vita saranno essere solidali con chi è più debole. 

Per me hanno vinto e questa vittoria non ha prezzo.

Penny

11 comments on “Noi, a volte, siamo la forza che i figli non riescono ad avere.”

  1. Sono delle grandi le tue ragazze, quel grande che sa di buono…saranno prime nei sentimenti, nell’amore e nella solidarietà. Anch’io sono discalcula e, pensa un po’, insegno tecnologia da 38 anni e mi sono persino laureata…

    • Grazie Angela, questo mi dà molta speranza. Davvero. Tieni duro con i tuoi ragazzi. Spingili oltre l’impossibile. Ti abbraccio tanto. Penny

  2. Penny, ancora (come spesso succede!) “insieme” io e te a fianco di questi figli. I miei due Bulldozer sono rispettivamente disgrafico e disgrafico+disortografico. Con tutti gli annessi e connessi (ansia da prestazione sopra a tutto quanto).
    Io parlo spesso a loro del valore dello studio, e alle volte anche del valore del voto. E non certo perché il voto alto possa dir loro che sono bravi, o non bravi. Il voto è una misura (che pure serve eh!), ma non può, né mai potrà, misurare il loro pensiero, la loro capacità di discernimento, il loro essere centro di sé stessi senza bisogno di conferme. Ecco, io punto a questo.
    Sono fortemente convinta che sia proprio la scuola di questi anni (12-19 anni) che farà crescere la loro profondità di discernimento, che li renderà persone capaci di pensare. Tu Penny sei un’insegnante, e so (nel Cuore lo so) che nei tuoi bimbi di prima elementare stai già iniziando a farlo. E che lo stai facendo anche con le tue Girls 🙂
    Avanti tutta, insieme!
    Un abbraccio

    PS: e degli occhiali che appoggio qui e là e che loro mi aiutano a ritrovare… di quel comune destino vogliamo parlare?

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