Prima di diventare madre pensavo: “Quando avrò un figlio questo non lo farò mai!”.

Parto senza epidurale. Assolutamente. Niente latte artificiale. Solo cibi naturali. Buoni. Fatti da me?. 

Mi prenderò tutto il tempo per lo svezzamento. Regole chiare. Poco ciuccio.

Niente tv. Niente lettone. Nessun capriccio potrà farmi capitolare.

Ero così calata nella parte che durante la gravidanza ho persino ricamato dei bavaglini; non vi dico con che risultati! Che calarsi in una parte dà l’illusione di essere sicure sicurissime.

Ho ascoltato madri. Saccenti. Sacerdoti. Maghi. Stregoni e fattucchiere. E annuivo convinta. Ho frequentato corsi pre-parto,  sicura della posizione da tenere durante il travaglio.????

Avevo le mie certezze portate nel pancione con fierezza. Leggevo. Imparavo. Cementavo verità.

Dio che cretina!

Io sono una piena di contraddizioni e avrei dovuto sapere cosa aspettarmi da me stessa.

Infatti…

Ho ceduto immediatamente con un’epidurale richiesta urlante sulle scale del San Martino a un’ostetrica che avrei morsicato per lo sguardo di sdegno che osava mostrarmi.

Ho allattato le girls fino ai 18 mesi. Le ho staccate a forza. Soprattutto la piccola che ha usato le mie tette come ciuccio da subito. 

La sera, dopo averla allattata, si addormentava di botto, ma appena provavo a metterla nel lettino si svegliava e strillava come una pazza; avevo l’altra di tre anni, ero stremata, così ho fatto quelle cose che non si fanno: tenerla lì, con il labbro aperto sul mio capezzolo fino a che non andavo a dormire anch’io.

Il lettone. Le pappe. La tv.

Montagne d’argilla crollate una dopo l’altra.

Non c’è stata cosa del mio essere madre in coerenza con il mio pensiero pre-girls. Tutto, dal momento in cui sono nate, è stato un boccheggiare, stare a galla, sopravvivere.

E anche adesso è così.

Se trovo ragionevole una loro richiesta la seguo. E mando al diavolo le leggi cosmiche del buongenitore.

E non vieto. Non sono troppo rigida. Che mica voglio farmi raccontare le balle! Contratto… è la parola giusta. Contratto continuamente e senza sosta.  A volte, se devo proprio dirvela tutta, cedo per non morire sepolta dalla stanchezza.

Lo so che la vita delle mie figlie poteva essere migliore. Io, potrei essere ogni giorno una madre migliore. Avrei potuto trincerarmi dietro a muri di verità dei guru dell’infanzia. Ogni cosa fatta è stato un compromesso soprattutto con me stessa.

Non davo un castigo che puniva me (niente tv per una settimana) io, la sera, avevo bisogno di piazzarle almeno 20 minuti davanti ai cartoni ( pippi, i puffi…) per preparare la cena o fare delle cose, altrimenti avrei sclerato. E se la storia letta dopo cena non ci stava, non ci stava. E basta.

Si fottano Cappuccetto Rosso e Cenerentola.

A volte leggo dei post su come e quando dire e fare le cose con i figli. Tra l’altro o sono guru maschi o strafighe perfette perfettissime che profetizzano il che è tutto detto.

Otto consigli per cambiare il pannollino. Cinque consigli per resistere ai capricci dei vostri figli. Per me l’unico consiglio valido, a volte, è la fuga!

Sono 17 anni che sono madre. Non è molto. Da me stessa ho imparato ciò che posso o non posso permettermi. Come madre intendo.

Nonostante, ad esempio, abbia allattato al seno, ho capito che se farlo produce uno stress enorme alla psiche, meglio il latte artificiale. E questo vale per tutto. Per ogni nostra azione, momento, scelta.

Scegliere noi per amare loro.

Non siamo madri peggiori o migliori se riusciamo o non riusciamo a seguire il mantra delle madri perfette, lo siamo se stiamo bene con noi stesse accettando anche le nostre contraddizioni.

Una madre sclerata che allatta al seno, compra prodotti bio in corse contro il tempo, non fa dormire il proprio piccolo nel lettone, dosa il ciuccio ecc…è e rimane una madre sclerata.

Io ho scelto un’altra strada. Qualcuno potrebbe pensare che sia alquanto opportunista, incapace al sacrificio…forse sì. Ho rinunciato sempre e così tanto che non credo sia la strada giusta. E mi sono un po’ rotta che gli altri misurino la mia maternità in base a giudizi di sacrificabilità e rinuncia. 

Io a certe cose non voglio rinunciare. Tipo: “Preferisci stare con le amiche piuttosto che con noi?” domandano le girls sapendo dove colpire.

“Sì, a volte, sì. Cavoli!”.

La strada giusta siamo noi. Il nostro stare bene con i figli. Prendere le misure con il nostro essere madri.

Quindi non cercate ricette di speranza. Nè costringetevi in ruoli che non vi appartengano.

Sentite cosa vi fa stare bene. Solo questo.

Se state bene voi, staranno bene anche i vostri figli. E non c’è mantra o regola che tenga. Ecco.

E questo va al di là dell’ essere madre. Mi sa.

Vi prego non fatevi prendere per i fondelli.

Siate certe dell’incertezza. ?

Penny

6 comments on “Le madri certe dell’incertezza. Noi.”

  1. oh, quali sante parole! io sono madre da trentatré anni, e non ho avuto nella vita i problemi di cui ci racconti ogni giorno, ma le parole di quelli che sanno tutto sono tremende!
    quel che mi piace dei ciò che racconti è la quotidianità, che tutti viviamo. Ti abbraccio, con affetto

  2. Condivido ogni parola, sentimento, pensiero, stato d’animo…
    Non parliamo poi della repulsione verso chi pretende di volerci giudicare o colpevolizzare.
    Diffido tanto, sempre, di chi ha tutte le certezze in tasca.
    E’ vero, si naviga a vista, e nell’incertezza…
    Un abbraccio

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