Io le vedo.

Tu non ci sei.

Quando le tue figlie sono tristi. E sai, capisco subito che stanno male, ancora prima che me lo dicano.

Non ci sei quando non sanno cosa fare e si morsicano i bordi delle maniche fino a maciullarli.

Quando piangono. O quando sono semplicemente felici e sorridono.

Quando raccolgo i loro capelli nella doccia. O i loro calzini marci dentro al letto.

Quando la grande arruffa i maglioni nei cassetti. Io che le urlo di tutto. Lei che fa finta di niente o premette: “Domani metto a posto”.

E quando quel domani non arriva, tu non ci sei mai.

Non ci sei quando hanno la febbre. O non vogliono andare a scuola.

Quando le aiuto a prepararsi lo zaino o a prendere una decisione importante.

Quando compriamo i libri usati per la scuola e cerchiamo di venderli per spendere meno.

Quando vanno a piedi per non pagare il biglietto dell’autobus.

Non ci sei quando prendono un brutto voto e provano il fallimento. E si disperano.

Quando parlano dei desideri e del loro futuro. È bello ascoltarle, vorrei dirtelo a volte, e chiederti: Perché stai rinunciando?

Non ci sei quando mi frugano nell’armadio perché quello che hanno non è molto. E allora ci scambiamo le cose per averne di più.

Quando la piccola non prende posizione perché ha paura di sbagliare. E mi dice che lei non è intelligente.

Quando si frantumano e le devo raccogliere con il cucchiaino.

Quando mi danno per scontata.

Non ci sei quando i loro occhi si stupiscono o si commuovono e mi dedicano una canzone.

O quando se la prendono con me. D’altronde con chi potrebbero farlo?

Quando mi chiedono un consiglio. E poi non lo ascoltano e fanno di testa loro.

Quando si preoccupano della morte: se ti succedesse qualcosa? Come potremmo stare senza di te?

E io vorrei urlare e gridare: perché non ci sei?

Invece le abbraccio. E tengo.

Non ci sei ogni lavatrice, ogni pavimento lavato in cui loro camminano. Ogni abito, calzino, lenzuolo steso, ogni pranzo preparato.

Non ci sei ogni avviso firmato. Ogni ripetizione, ogni invito, ogni festa.

Non sei lì, all’uscita, ad aspettare che tornino. Magari fa freddo. E ti chiedono: “Ma’ ancora cinque minuti!”.

Non ci sei quando preparano e disfano valigie.

Quante cose ti perdi?

Non ci sei nelle cose di tutti i giorni, trenta colazioni in un mese, 365 in un anno. E sono solo colazioni.

Valgono un panino. Una cena ogni tanto. Le nostre figlie.

Una chiamata che stai aspettando. Come se loro fossero il padre e tu l’adolescente in attesa di essere cercato.

Ma se io provo così dolore, io che non sono tua figlia, cosa ne fanno loro di questa sofferenza?

Parlo con te, scrivo, per non farmi sopraffare dalla rabbia.

E sappi che arriverà un giorno in cui vi incontrerete di nuovo.

In cui loro saranno grandi e forse vorranno dimenticare. O fare pace. Vorranno anche te al loro fianco.

Sappi che ogni giorno in cui cammino accanto a loro mi preparo e le preparo quel giorno.

Potrei tirarle a me. Lo sai vero?

Tenerle per sempre. Mettertele contro.

La tua mancanza mi dà questo potere. Così puoi continuare a fare la vittima. Dire che ti ho portato via tutto.

E non avere niente. Tranne un altro figlio di cui prenderti cura.

Ma non lo farò. Ogni giorno faccio anche quello che non mi spetta. Lo faccio nella speranza che un domani vorranno fare pace con te. E ti presenteranno il loro amore, o i traguardi che hanno raggiunto, o un figlio, se mai lo avranno.

Ogni lavatrice, ogni lacrima asciugata, ogni presenza, ogni mediazione, ogni taglio alla mia vita è anche per te. Per quel giorno.

Il giorno in cui si riconcilieranno. E non importa se dimenticheranno chi sei stato.

Io sarò lì. E le spingerò tra le tue braccia. E vi guarderò, sarò felice per loro.

È questo che fa una madre.

Volevo dirtelo. Tutto qui. Intanto io e te nemmeno ci parliamo.

In queste ultime parole la rabbia scivola.

Ho smesso persino di chiedere.

Spero che loro non lo facciano mai. Che pretendano l’amore che le spetta.

Perché allora tutto sarebbe perduto.

E io, mi sa, non potrò farci più niente.

Penny

 

10 comments on “Quando tu non ci sei. La loro vita scorre.”

  1. Hai scritto i miei pensieri. E’ esattamente quello che penso e che quando lo dico agli altri spesso non comprendono. Ti abbraccio.

  2. Cara amica mia… quanta verità in questa parte di papà che dimenticano, che scompaiono perchè vedono in loro una parte di noi che odiano profondamente. Eppure è vero anche il viceversa. Noi vediamo in loro quella parte.. eppure li amiamo ancora i nostri figli.. li amiamo anche quando soffrono per questa mancanza anche se vorremmo urlare che non lo meritano un padre cosi. Che meriterebbero di più. Voglio credere che arriverà un giorno in cui qualcuno capirà: o sarà questo padre che capirà quanto ha perso, o saranno i figli che capiranno che meritavano di più e smetteranno di volerlo o cercarlo. In ogni caso c’è una perdita… ma non ne siamo noi le responsabili… questo dobbiamo saperlo bene!

  3. Ho il sospetto atroce che questo padre non ci sia perché non ha nulla da dare alle sue figlie. E se così fosse, allora tutte le aspettative delle ragazze rischierebbero di andare deluse se lo vedessero più spesso, se fosse più presente. E in definitiva va meglio così com’è. Un padre assente

    • Però…quanto è triste la cosa? Forse è quella la difficoltà più grande per me: non mi capacito!
      Un abbraccio grande Penny

  4. Ma come può un genitore non capire queste cose? E sono tanti purtroppo. Un abbraccio a tutte tre, un po’ più stretto a te che stai facendo tantissimo e credo loro lo sappiano. Anche un bacio ?

    • Non lo so. Non capisco. Lui pensa che debbano essere loro a cercarlo…credo gli abbiano insegnato quello. Che fatica, comunque…ti bacio Penny

  5. Mi era scappato questo tuo scritto…… Avrei perso qualcosa nel non leggerlo…. Non avrei potuto rivedere mia madre nelle tue parole. Nei tuoi gesti….
    Io che sono padre non capisco e non ho mai capito la lontananza di mio Padre e dei padri lontani. Solo nel concetto astratto di libertà.
    Io preferisco la “prigione” della paternità, dell’esserci per mia figlia. Dei momenti rubati alla sua gioia e alla sua tristezza. Lei centro della mia vita e nello stesso tempo lei satellite della mia.
    È ringrazio mia mamma per quanto ha fatto…. Avermi dato la possibilità di valutare mio padre senza il suo carico di rabbia e rancore…. Già è stato difficile trovare un equilibrio instabile dentro di me e con mio padre…..

    • Mi rincuora. Pensare a ciò che dici, a come ti comporti. Allora, forse, le regole possono essere sovvertite…grazie davvero. Si può fare buon uso delle mancanze. Spero sia così anche per me. Per noi. Penny

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