Non so come sia possibile, ma gli alberi di Natale sono sempre belli. La stellina in alto ha richiesto parecchi tentativi, prima di rimanere storta al suo posto. Le palline dietro non ci sono. Ne avevamo solo metà. Ho detto: “Intanto dietro non si vede”, mi hanno detto le due.

In effetti, va bene così, mi sono detta.

Non c’è ordine di forma e colore. Qualche pallina ha una data, altre hanno un significato, appartengono a un ricordo, una stellina di pasta di pane secca, creata quando ero una madre brava bravissima. Altre sono doni.

Ho persino messo la musica, canzoni natalizie a farci da sfondo. Come da copione ( nel frattempo ho fatto la lavatrice, spolverato, steso, ma vabbè…)

Loro hanno litigato e mi hanno preso per il culo per quell’albero che non ha un colore unico, come quello del loro papà. “Ti ricordi”, ha detto la grande alla piccola, “quell’anno in cui lo ha fatto tutto dorato. Era perfetto”.

E io ho lasciato che ricordassero.

Ecco non c’è perfezione nella nostra vita. E oggi non è stato diverso. Stamattina ci siamo commosse, poi, nel pomeriggio ho mollato la girl grande per strada, prima me ne sono andata io, poi lei. Ci siamo riprese, abbiamo litigato, ci siamo riacciuffate.

L’adolescenza è una brutta bestia.

In un negozio una donna mi ha detto: “Non so perché mi ostino ad uscire con mia sorella”.

“E io con mia figlia”, le ho risposto.

Le persone mi parlano. Capita che mi raccontino delle cose. O forse sono io che lo faccio per prima. Non so, ma ci siamo fatte una bella risata e se avessimo potuto le avremmo mollate lì e ci saremmo prese un caffè o Mojito, probabilmente.

I piedi mi facevano male, camminavamo vicine, io e la girl, ormai riappacificate. Poi lo abbiamo incontrato. Lui, lei e il piccolo nel passeggino. Ad un attraversamento.

Buffa la vita.

Chissà se avrà fatto l’albero, chissà se avrà pensato a loro mentre lo faceva, ma poco importa.

A un certo punto ho mandato a casa la girl grande. Non ne potevo più. Avevo voglia di camminare sola. C’era la folla in giro. Il Natale ci fa diventare matti. I negozi erano pieni, code alle casse, non si riusciva a passare. E io mi chiedo se tutto questo non serva a coprire qualcosa che è vuoto.

Ho comprato due candele rosse al profumo di cannella.

Ora sono a casa. Le ho accese quelle due candele. Ho messo le lucine intorno alle finestre. Ma quella è la mia casa. Sempre la stessa. E tutto è uguale

Volevo dirvi che vi sono grata per la vicinanza e che sto bene. Che la vita è un po’ come un albero di Natale.

Possiamo decidere come addobbarlo. Se addobbarlo. Aggiungere nastri o tenerci quelli che abbiamo. Illuminarlo a più non posso. Potrà essere meraviglioso agli occhi degli altri. E messo in bella mostra.

Oppure potrà essere nostro. E sarebbe bello se ci bastasse.

Quel caos cosmico e vero che ci rappresenta. Alti e bassi. Buchi dentro ai rami verdi. Almeno il mio è così.

Qualcuno di voi mi ha scritto: “Con le feste è tutto più difficile”. Assolutamente vero, ma se guardiamo le cose da un’altra prospettiva, potrebbero apparirci semplicemente come sono. Identiche a tutti gli altri giorni.

E nella mia vita non c’è più un albero che non mi rappresenta. Non ci sono più bugie o far finta dì. Né cappe di silenzio che tagliano l’aria in due.

Non ci sono più persone che non siano importanti per me. Non più inchini.

Nel mio albero ci sono le scelte. Le nostre, mie e delle girls.

Loro che ridono. Si abbracciano per il tempo rubato della fotografia.

Oggi è meglio. Lo so. In ogni momento. Anche se è stata tanta la sofferenza, anche se, a volte, mi sento sola. Scrivere e parlarne mi aiuta a ricordarlo.

Oggi è meglio. Appunto. E come ci siamo detti tante volte, la vita è davvero piena di giorni No, forse ci aiutano a riconoscere gli altri. Quelli che scorrono.

La nostra vita nel frattempo. Che conta, cazzo. Conta tantissimo.

Siamo sempre qui. E finché ci saremo andrà bene.

Vi abbraccio tanto e tanto ancora.

Penny

Ps: e anche questa è andata! L’albero intendo.

 

5 comments on “La vita nel frattempo.”

  1. Oggi è meglio. Nonostante il pianto di un’ora di ieri sera, nonostante la durezza, la fatica e la solitudine oggi è meglio. Anche se vivrò il mio primo Natale da sola, adesso è meglio, sono io. Albero di Natale nuovo 14,90 con luci e palle, non avrei voluto ma alla fine è un ricordo di un nuovo inizio…

  2. Intromissione…. L’ho scritto qualche giorno fa…. È ho voluto condividerlo con te…. Spero non me. Ne vorrai. Lea è la mia nonna paterna che non c’è più…..

    Giorgio preparava con la nonna Lea l’albero. Ogni Natale. Era una tradizione. L’albero era altissimo. Sfiorava il soffitto che in quella casa toccava i tre metri. L’albero appariva lo stesso giorno del presepe. Completamente spoglio. La nonna teneva tutti gli addobbi in alcune scatole.
    Iniziavano sempre dal posizionare la capanna di Gesù bambino. Incastrata al centro dell’albero. Appoggiata sui rami. Era una casetta semplice in cui mettevano Giuseppe, Maria, il bue, l’asinello e la culla di Gesù. Gesù appariva al suo posto la mattina di Natale. Da quella casetta Giorgio iniziava a mettere i boa colorati. Partiva dal basso e saliva pian piano. Sceglieva il colore giusto tra quelli presenti. Rosso, oro, argento, blu. Dopo i boa era la volta delle palline. Erano di vetro finissimo. Ce ne erano tante di colori diversi. Giorgio con delicatezza le posizionava intervallandole con altre decorazioni natalizie meno preziose. Angioletti, stelle, cuori di stoffa, palline di plastica. Negli anni se ne erano rotte alcune. Una gli era sfuggita di mano inavvertitamente. Era rossa. Appena toccato il pavimento si era disintegrata in migliaia di piccolissimi pezzi taglienti. Il pavimento era diventato un cielo stellato rosso e argento. La nonna aveva fatto stare immobile Giorgio mentre lei prendeva la scopa per pulire. Non si era potuto muovere fino a che l’ultimo pezzo non era stato scovato. A Giorgio era scesa una lacrima. Lei lo aveva avvolto tra le sue braccia e lo aveva consolato. Lui gli arrivava già alla spalla. Non era altissimo Giorgio ma la nonna era piccola, nodosa e bassa. Non superava il metro e sessanta.
    Dopo le decorazioni venivano tirate fuori le lucine che avrebbero dato vita all’albero. Erano di tanti colori diversi. Quando avevamo finito di posizionarle la Nonna tirava giù tutte le tapparelle, spegneva la luce e le collegava alla presa elettrica. Giorgio guardava l’albero illuminarsi con quella miriade di stelle intermittenti. Si perdeva. E guardava. Pian piano metteva a posto alcune luci per poi fare qualche passo indietro per capire se fosse a posto. Ripeteva quei gesti fino a quando non era contento del risultato. Come ultimo atto c’era la posa del puntale. Per arrivare alla sommità usava una scala. Sua nonna teneva lui e la scala con la paura negli occhi. Apprensiva come era, per lei, era una tortura lasciar fare quelle evoluzioni al suo unico nipote. Ma Giorgio era irremovibile. Da quando nel natale del 1980 era riuscito a salire su quella scala non aveva più lasciato il compito alla nonna. Il puntale era preziosissimo. Incartato in tantissimi strati di carta e alloggiato nel polistirolo. Comprato nel 1964 a Terni dal nonno Amanzio. Era lungo quasi quaranta centimetri.Trentotto per l’esattezza. Base arrotondata che si assottigliava fino ad essere una lama appuntita. Doveva essere inserito sulla cima e slanciava ulteriormente l’albero verso il soffitto ormai a pochi millimetri.
    Giorgio spegneva ancora una volta la luce e si sedeva a terra. Riscaldato dal pavimento ammirava il risultato. La nonna si sedeva e lo guardava. Giorgio era un bambino molto attivo ed erano pochi i momenti in cui stava fermo. Le piaceva guardarlo crescere. Lo aveva visto nascere. Fare i primi passi. Pronunciare le prime parole. Passavano tantissimo tempo insieme. Dopo la scuola lei lo andava a prendere e lo teneva con sé. In quella casa piccola e ordinata.

    • Ne sono onorata, altrochè! È molto bello. Bello il racconto e quel rapporto fatto di cura. Alcuni ricordi rimangono impressi nella nostra memoria per le persone che abitano quel ricordo e sono preziose. Ti abbraccio. E abbraccio Lea. Chissà magari ci sente. Penny

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