Sono giorni strani questi. Silenti. Sono così silenti che rumoreggiano.
Mi chiedevo qual è la misura delle nostra felicità.
“Sei felice?”. Ve lo chiedono mai?, ve lo chiedete mai?
“Felice? Che parola grossa, forse sono sereno”, potremmo dire.
Un bel traguardo, la serenità. Ma basta?
E star bene ha lo stesso valore della felicità?
Forse lo stare bene è legato al momento, al presente. È già tanto. Tantissimo.
Ma essere felici è qualcosa di più.
Quando nella vita siamo stati davvero felici? Per quanto mi riguarda, dopo gli attacchi di panico, un amore finito male, un matrimonio concluso, una separazione estenuante, dopo aver cercato con forza la mia indipendenza emotiva, aver lavorato su di me con tutti gli attrezzi possibili, posso dire di essere felice?
Il momento più felice in assoluto lo ritrovo immediatamente nella memoria, senza fatica, domina con prepotenza su tutti gli altri e corrisponde all’attimo esatto in cui sono nate le mie figlie.
Quel senso di onnipotenza e grandezza non paragonabile a nulla. Almeno per me.
Il loro corpo sul mio, all’improvviso. E sai che le amerai per sempre. Senza condizioni.
Se ne sarai capace.
E allora la felicità s’intreccia al dolore. Come un abbraccio.
E se devo pensare al dolore, quella del parto è stata l’esperienza più grande di sofferenza.
Quando è morto mio padre ho capito quanto l’amore possa essere grande. E gratuito. Nonostante le incomprensioni.
Un bambino mi ha detto a scuola, parlando proprio dell’amore, che ha capito cosa voleva dire essere innamorato, quando una sua compagna d’asilo lo ha lasciato per un altro.
Ricordo quando mio marito se ne è andato di casa, l’attimo in cui la porta si è chiusa. Il dolore atroce e contemporaneamente il respiro che tornava.
Forse ci sono gradi diversi di felicità. E non sono misurabili. E, forse, ce ne accorgiamo sempre a posteriori, di essere state felici. “Com’ero magra! Chissà perché credevo di essere grassa.” diciamo alle noi stesse nella fotografie.
Certo, ci sono felicità che ci confondono, precarie e ci attraversano per poco, ma chi lo dice che quel tipo di felicità, per quanto effimera e provvisoria, non valga? Come un cappotto nuovo, lungo fino ai piedi. Un taglio drastico ai capelli. Una mano che tiene la tua. Un tradimento. Qualcosa che sta lì da tempo e implode.
Così in questi giorni, in cui sto provando a far scivolare la rabbia, lontano da me e che sia un per sempre; in questi giorni mi chiedo se sono felice. Anche se certe cose non succederanno. E non saranno giuste. Se posso lasciare andare. E mi sembra di essermi tolta un gran peso.
Sarò felice. Dopotutto. E quasi la risposta mi fa paura, perché impone un restare, un esserci, un mantenerla questa felicità.
E, alla fine, non c’è niente di così precario.
Come la felicità. E qualsiasi tentativo di trattenerla, fallirà.
Possiamo solo assaporarla quando arriva. È così intima da essere quasi invisibile. Così bella da farci rimanere senza fiato. Così semplice come le cose piccole.
Io la vedo, a volte. Le risate di ieri sera, un gioco di bambini tra adulti, gli altri a cui voglio bene. Noi, seduti vicini, a cena, come fosse sempre stato così. 
Le mie ragazze, in questi giorni, più vicine una all’altra, che quasi mi sembra un miracolo.

Ci sono tante cose per essere felici. 

Mia figlia è sul divano appoggiata a me, si è addormentata, mentre scrivo. La musica di Spotify, Romantic Ballas, un libro di 500 pagine sulla repressione cinese, appena finito, con una copertina meravigliosa e un titolo puro incanto. Un altro, tanto atteso, pronto per essere letto. Ogni protagonista mi appartiene e Aura mi lascerà qualcosa. Ne sono sicura. O forse sarà Attilio o Isabella, non importa. Una cosa è certa, come la Signorina Occhipazzi, sono alla ricerca continua di un dettaglio che mi sfugge. Assaporo il momento delle pagine tra le dita, la sera che giunge, la lucina accesa, io dentro. Come fosse una felicità.

L’albero è disfatto. Che a disfare le cose, a volte, ci si mette una vita.
E anche se va via. La felicità. So che c’è. E tornerà. Come vuole lei. Effimera. Eterna. Provvisoria. Stabile. Non importa.
E so che sono gli eventi. Uno sull’altro, alla fine, quelli che contano e quelli che non hanno peso, che mi faranno dire: sono felice.
E se fosse anche solo un attimo. Come questo. E se me ne accorgessi, in una domenica qualunque, sarebbe già tanto.

Penny

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10 comments on “La felicità è leggera.”

  1. La parte che ho preferito…. “E se fosse anche solo un attimo. Come questo. E se me ne accorgessi”
    La felicità è fatta di attimi, lunghi o brevi che siano, con intensità diverse. La difficoltà è riconoscerli e viverli appieno.
    Viva la vita………

    • Oggi è successa una cosa. Il compagno di una persona che conosco è morto. Pensa che loro si sono conosciuti 30 anni fa e poi ritrovati. Lei, separazione difficile, li vedevo in giro, sorridevano sempre e io pensavo: l’amore accade. Arriva. Anche se si è dimenticato di te per un po’. Ecco. Riconoscere gli attimi di felicità, oggi mi sembra ancora più urgente. Ti abbraccio tanto. Penny

  2. …rieccomi (‘ché in questi giorni mi porti tante riflessioni…)
    Se fai dipendere la tua felicità da qualcosa che accade all’esterno di te, sei costretto a vivere la tua vita da schiavo. Schiavo degli eventi, del caso, del marito, del collega… Schiavo di una vita che viviamo delegando ad altri il Potere di renderci felici.
    E io dico NO. Non voglio vivere la mia vista aspettando che sia qualcun altro a darmi la felicità.

    La Felicità è uno stato di coscienza, e si realizza in quell’istante esatto in cui mi rendo conto, sono consapevole, che tutto è perfetto così. Che io non potrei essere quella che sono senza quella mamma con cui ho passato anni a bisticciare, senza questo marito che ancora ho accanto, senza questi figli… che mi fanno cercare la parte migliore di me scavando fino a raschiare il (mio) fondo.

    #chiedimisesonofelice … ma certo che sì 🙂

    • Cara Cinzia, pensavo proprio in questi giorni alla pulizia. Al pulire la mia vita dalle persone che continuano a farmi male, dalle cose che mi fanno soffrire. E so che dipende da me, dallo spazio che concedo. Credo di aver dato una svolta di pensiero, credo di poter lasciare andare…magari domani sconfesserò me stessa. Ma oggi, oggi, chiedimi se sono felice…ma certo che direi di sì.
      Con queste figlie, la madre con cui litigo da una vita, quell’ex marito…conserverei tutto. Come te. Bacini.

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