Qualche giorno fa la girl piccola mi ha chiesto: “Vieni alla riunione di presentazione del laboratorio di teatro?”.

“Sinceramente me lo eviterei, so di cosa si tratta. Tua sorella, su quel laboratorio, ha fatto la tesina per l’esame! Tre anni di laboratorio alle elementari, tre anni alle medie…”.

“Il prof. ci tiene molto”.

Messaggio recepito.

Venerdì ero morta, una settimana da dimenticare: il lavoro, il romanzo, le ragazze…sinceramente mi ero lasciata quell’ora e mezza per riposare, invece mi sono scapicollata. Niente di nuovo.

Ho partecipato alla riunione come dovevo, anche se, a un certo punto, ero così stanca che ho appoggiato la testa sul banco.  Mia figlia mi ha beccato subito e non ha perso occasione per redarguirmi.

Mi sono guardata intorno. C’erano una decina di genitori, due coppie, che conosco bene, sono separate, eppure erano presenti entrambi: padre e madre. Ho solo pensato che era bello, essere in due. Lì, per il proprio figlio.

Quando sono uscita ho fatto un pezzo di strada con una di quelle due mamme, i figli nel week-end erano con il padre, e siccome era venerdì sera ho provato un po’ d’invidia. E siccome era venerdì sera, e la piccola aveva una pizzata, alle 21.45 sono andata a prenderla. E mentre ero in moto, pioveva a dirotto, e faceva un freddo cane, ho pensato: che bello essere in due, fare un po’ per uno.

Ogni madre ama i suoi figli, spesso, più di se stessa. Separata e non, non credo faccia molta differenza. Ogni tanto vorrei prendermi una pausa. Otto a sei, nove a cinque, dieci a quattro, dieci a uno, parlo di giorni, ovviamente. Qualsiasi divisione mi andrebbe bene. Una mattina senza pensieri, un pomeriggio, un’ora, un attimo, senza quel “prima” che mi stordisce.

Ormai non lo penso più di essere pessima, cerco di rivendicare il mio spazio vitale, anche se è difficile. Molto difficile. E provo a mandare a quel paese i sensi di colpa.

Alla fine, le girls, non so come, mi incastrano sempre. Mamma di qui, di lì, di su e di giù. Io corro, vado, mi impegno e non sembrano mai soddisfatte. Partecipo a ogni riunione, attività, persino alle Messe con canti annessi, e hanno il coraggio di dire che non ci sono mai!

Vi ricordate quando vi ho raccontato che la grande si coricava nel letto e mi chiamava? Sbraitava quel mamma come se fosse una questione di vita o di morte?

Io mi alzavo di corsa e lei, serafica, chiedeva: “Me lo potresti portare un bicchiere d’acqua? Potresti spegnermi la luce…prendermi quella matita…passarmi gli occhiali…mettermi in carica il telefono?”.

Come vi ho detto, ho resistito. Lei ha continuato a chiamare, io ho continuato a non alzarmi e, non ci crederete, ma ha smesso.

Potrebbe essere una storia a lieto fine, in cui un genitore riesce a educare il proprio figlio.

Invece no, la girl, dal suo lettuccio caldo, ora telefona.

Prima a me, poi siccome non le rispondo, chiama sua sorella.

Ma che ve lo dico a fare! D’ora in avanti sulla mia porta di casa ci sarà un bel cartello:

lasciate ogni speranza, o voi che entrate.

La mia è già finita da un bel po’. E non vi dico dove.

Penny

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2 comments on “Care madri: lasciate ogni speranza, o voi che entrate.”

  1. Cara Penny deve essere dura. Io, dall’altro lato soffro perché vedo la piccola solo una volta alla settimana. Però capisco che in quel giorno mia moglie, impegnata durante il resto dei giorni, può dedicarsi un po’ alle sue cose e alle sue amiche. Non c’è niente di male. Anche una super mamma è sempre un essere umano. Certo in due due era meglio. Ma questo è solo il mio punto di vista
    Un abbraccio

    • Caro Francesca, in due è meglio. I figli hanno bisogno di un padre e di una madre. Quando uno dei due manca è un disastro. Tu sii presente, non sono i giorni, in realtà, ma la qualità del tuo tempo con loro. Questo basta. Ti abbraccio. Penny

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