La mia mattina comincia così. Sveglio una girl, la più grande, quella che deve uscire per prima. Vado in bagno e poi preparo il caffè. Preparo la colazione per le mie figlie.  Dopo qualche minuto sveglio l’altra girl, così non si scontrano in bagno.

Mi riempio la tazzina di caffè e torno a letto. Ancora cinque minuti, dico a me stessa mentre loro si preparano. Cinque minuti in cui chiudo gli occhi e faccio finta di non pensare, in realtà, dopo venti secondi ho già attraversato la giornata e sono intenta a organizzare la cena (su cui, come al solito, le due, avranno qualcosa da ridire!).

Mi tiro su dal letto sperando che il bagno sia libero, intanto sono sempre io quella di troppo. È pur vero che dobbiamo essere perfettamente sincronizzate, a incastro, si direbbe. In fila per uno, senza resto; se c’è un intoppo sono guai.

Siccome casa nostra è come essere sugli autoscontri, ognuna di noi sa quanto tempo può stare in bagno, quanto per rimirarsi davanti allo specchio, quanto tempo per vestirsi.

E se devono sbraitare,le girls, ovviamente, lo fanno con me! “Esci da camera nostra (dove c’è lo specchio)…ti togli?, sei sempre a mezzo… devo lavarmi i denti…hai finito?…” Così, mi ritrovo a mettermi sempre gli stessi vestiti senza guardarmi, per lo meno vado sul sicuro.

Ormai ho una matita e un rossetto in borsa. La crema viso nella libreria. Il profumo sul comodino. L’agenda in cucina. Le collane attaccate al calorifero. A pensarci bene, non c’è una cosa che mi appartenga che si trova dove dovrebbe stare.

Eppure, c’è stato un tempo in cui le cose stavano al loro posto. Nella camera matrimoniale c’era un comò, su cui era posato un porta gioie e un contenitore per i trucchi, c’era una cabina armadi, due ante tutte per me, e lo specchio in camera. C’era un colore tenue alle pareti e un bel copriletto.

C’è stato un tempo in cui c’erano due bagni. Uno condiviso con mio marito, e uno per le bambine.

C’è stato un tempo in cui mi svegliavo e mi facevo il caffè, prima di tutto e tutti. Chiudevo gli occhi cercando di riposare i pensieri, e dopo venti secondi ero già all’organizzazione della cena. Mi vestivo alla velocità della luce, quasi sempre al buio, per lasciar dormire lui, che entrava al lavoro dopo di me. Svegliavo le bambine, le preparavo: prima una, poi l’altra. Ne accompagnavo una all’asilo nido, l’altra alla scuola materna. 

In fondo quando le cose erano al loro posto, non lo erano. In fondo, non è cambiato niente.

O meglio, qualcosa è cambiato. Certo, la crema è nella libreria, le collane sono appese al calorifero, lo spazio è stretto strettissimo e nulla è dove deve stare, a parte me.

Adesso sono nel posto giusto.

E, scusatemi, ma non è poco.

Penny

Sosdonne.com

Ps: C’è sempre un ordine nel disordine. Sappiatelo. Che, a volte, cambiamo le cose…ma siamo noi a dover cambiare. Besos

2 comments on “Le cose nel posto sbagliato. Noi nel posto giusto.”

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