È strano il modo in cui siamo fatti. Io per lo meno non mi placo mai, i pensieri si attorcigliano come serpenti su un ramo di un albero e, a volte, sono davvero fastidiosi.
Chi passa di qui sa che, quando il mio compagno non ha i figli, cerco disperatamente di ritagliarmi degli spazi per stare con lui. Non è facile. Per me, per lui e questo noi che, a fatica, resiste.
Siccome le girls, quando non sono a completa disposizione, rompono le scatole, ho spiegato loro che ho bisogno di dedicare energia all’amore, così sanno che un week end ogni due scompaio e ricompaio a intermittenza. Che spiegare ai figli e dir loro la verità è sempre la scelta vincente, almeno per me.
Eppure, la mia coscienza rumoreggia e mi sembra di togliergli qualcosa, come un retaggio che mi porto dietro, un bagaglio a mano di dolore e sacrificio che una madre, una donna, ha con sé, in ogni dove.
Dovrei fregarmene se qualcuno mi vuole come “Maria”, la “Maria” di Giuseppe, dedita al sacrificio, e se mi soffermo a ragionare un attimo, credo sia importante per le mie ragazze sapere che l’amore abbia bisogno di tempo; che le storie finiscono ma possono ricominciare, anche quando il dolore sembra insormontabile. In fondo il loro padre ha una nuova famiglia, io cerco di stare bene. Nessuno dei due è rimasto schiacciato.
Insomma, durante il week end, le lascio sole per qualche ora a giocarsi un po’ di sorellanza, mando a quel paese il senso di colpa e scelgo me.
Voglio che lo sappiano: non potranno mai essere felici se non sceglieranno loro stesse. Il che non vuol dire essere egoisti ma non mettere la vita nelle mano di qualcun altro e aspettare che sia proprio l’altro ( marito, compagno, figlio) a compensare la solitudine, o a renderci felici.
Non invento sotterfugi, sanno cosa faccio quando non ci sono. Mangio una pizza, vado al cinema, vedo gli amici, e mi aspetto che siano felici per me come io lo sono per loro ogni volta che stanno bene.
Sembra un concetto semplice, ma non lo è. Perché capita che la felicità dell’altro ci disturbi, soprattutto, quando ci sbatte in faccia la nostra infelicità. Oppure, può capitare, che accettiamo la gioia di chi ci sta vicino solo se ci coinvolge totalmente.
Perché l’amore che dobbiamo insegnare ai nostri figli e, soprattutto, imparare a vivere, non toglie, non pretende di essere unico, non trattiene.
L’amore lascia liberi di essere semplicemente felici, anche senza di noi.
Penny

Sosdonne.com

6 comments on “Scelgo me.”

  1. Amore è lasciare liberi (c’e anche una canzone di Sting che lo dice). Vivi i tuoi momenti, ne hai diritto
    Un abbraccio

  2. Ti capisco perfettamente…Ammiro la tua forza nel fare valere le tue esigenze e la coerenza verso le tue idee.
    Dovrebbe essere così. Se le tue figlie crescono con questo esempio e faranno loro questo modo di vita, sarà un grande regalo che gli fai per il loro futuro.
    Mi dai speranza.
    Io sono lontana anni luce da tutto ciò: il fare valere l’importanza di una riunione in comune verso i miei figli è un’impresa impossibilie. “Ma perché vai? Ma è proprio necessario? Non puoi mandare qualcun altro?”.
    Mi dico che forse è normale perché s mono piccoli ma forse no ed è frutto dell’aria di disapprovazione implicita che respirano a casa.
    Ma ce la farò anche io.

    Ps. Se vengo a Genova a trovare una nia amica ti scrivo cara Penny.

    Pps. Quando uscirà il tuo libro, se ci sarà ancora la possibilità, mi piacerebbe invitarti a presentarlo e a raccontare la tua esperienza di vita qui nel mio comune in commissione pari opportunità! Chissà…

    • Se vieni a Genova scrivi. Ti aspetto. E per il libro mi piacerebbe tanto. Ricordami dove sei…per il resto…tu vai. I fatti sono quelli che contano. E rimangono come doni. Capiranno. E sarai da esempio. Ti abbraccio tanto. Penny
      PS grazie per l’invito, è molto gradito.

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