A scuola ci sono bambini che rimangono indietro,

potremmo buttarli in un cassonetto, così, gli altri possono andare avanti.

Oppure quelli con il buco nelle magliette e i pantaloni rotti. O quegli alunni a cui a mensa diamo doppia razione perché sappiamo che la sera non mangeranno.

Potremmo buttare i vecchi, quelli che rendono la nostra società improduttiva.

O i malati. Un peso per la società.

O gli stranieri, tutti quanti, intanto sono rifiuti. E nessuno li vuole vedere in giro, mentre cercano cibo o vestiti.

Disturbano le Signore e i Signori mentre portano a spasso il loro cane.

Potremmo buttare nel cassonetto, anche il corpo di Destinity, la madre nigeriana,

che ha salvato suo figlio.

Anzi, buttiamo anche lui, intanto qui non c’è posto. Che poi, magari da grande, prova ad attraversare il confine, o si spiaggia a Ventimiglia e sono grane.

Già che ci siamo potremmo buttare nei cassonetti tutti i disabili.

Se non vincono medaglie, a cosa servono?

Un cassonetto per ogni disturbo. Ogni mancanza. Ogni cosa che ci turba, turba la nostra ricca normalità.

Al Nord si potrebbero buttare nei cassonetti tutti quelli del Sud, i terroni. E quelli del Sud potrebbero buttare nei cassonetti quelli ancora più a Sud.

Quelli sui barconi, ad esempio. Ah, no! Quelli li buttiamo già in mare.

Comunque c’è sempre qualcuno che sta più a sud di qualche d’un altro. Il che mi tranquillizza.

I cassonetti sono una buona soluzione per la nostra società.

Non so perché non ci abbiano pensato prima! Un’intuizione, gli altri comuni potrebbero prenderci a esempio, che a veder rovistare i poveri non se ne poteva davvero più.

Ora i cassonetti sono pieni, nessuno rovista, che se non la vediamo la povertà, possiamo pensare che non ci sia. Possiamo pensare che sia un problema che non ci tocchi. Lontano. Molto lontano.

Così come la disabilità e magari chiudere i consultori, intanto ci sono i cassonetti!

Il problema è che dentro ai cassonetti, insieme alla spazzatura e ai rifiuti, c’è finita l’unica cosa che ci rende persone, l’unica cosa che dovremmo difendere.

La nostra umanità.

C’è un punto oltre il quale non possiamo andare. Oltre il quale non siamo più persone ma qualcos’altro.

Penny

Sosdonne.com

 

Ps: a Genova c’è stata un ordinanza del sindaco che sanziona con una multa da 200 euro chi rovista nei cassonetti. La povertà non è un crimine. Io so da che parte voglio stare, spero lo sappiate anche voi.

 

2 comments on “L’umanità che finisce nei cassonetti.”

  1. La povertà è una colpa, la disabilità è una colpa, la diversità è una colpa…questo sta passando. Anche su cose banali… anche la bruttezza è una colpa. Le cose cambieranno perché alla fine saremo tutti colpevoli di qualcosa

    • Sono pienamente d’accordo con te. Non ci sono più responsabilità. Tutti possono tutto e tutto è giustificato. Penny

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