Care ragazze, figlie che amo,

finalmente è arrivato il momento tanto atteso. E so che siete felici per me. L’altro giorno vi ho sentito, ero dietro alla porta della vostra camera; vi spio ogni tanto, finché posso. Ricordi da tenere in dispensa, in attesa dei giorni in cui sarete lontane da me.

Vi stavate addormentando, eravate già sotto le coperte, quasi nascoste, dentro a quel letto a castello in cui non state quasi più. In quella camera da cui ormai mi chiudete fuori.

“Sono felice per la mamma” ha detto una di voi.

“Anch’io” ha sussurrato l’altra.

E nelle vostri voci ho sentito il bene e l’emozione.

Ma sapete, quando un progetto o un desiderio si realizzano non è mai un risultato in solitaria, anche se qualcuno tende a pensarla così, è frutto di tanti incroci, persone, storie che ci aiutano ad arrivare fin lì. È frutto dei legami che abbiamo costruito nel tempo.

Forse ora riuscite a dare un senso alle giornate in cui mi dicevate: “Cavoli, sei sempre a scrivere! Che palle”, in cui non capivate il perché.

Ora c’è il libro, ora qualcuno mi dice:“Sei una scrittrice”. È che io, figlie mie, lo ero anche prima, una scrittrice, nella misura in cui la scrittura mi ha salvata e mi salva. Perché non sono gli altri a dirci chi siamo.

Ho scoperto tardi questa passione, avevo quasi quarant’anni, eppure era lì da sempre, ho capito tardi che avevo una strada per esprimermi e un po’ me ne dispiace, perché non credevo in me.

A volte mi chiedo cosa direbbero i miei professori delle medie, quelli che avevano consigliato a mia madre di mandarmi a un professionale, li ricordo bene quelli sguardi su di me, forse ora mi legittimerebbero.

È che io sono la stessa persona di allora, sono cresciuta, ma sono quella bambina lì, che aveva solo bisogno di fiducia. Di parole buone.

Questo per dirvi che, sulla vostra strada, incontrerete persone che non mancheranno di svilirvi o non crederanno in voi. Non dategli retta, oppure prendete ciò che vi serve e continuate a farvi domande sulla vita e su ciò che desiderate.

Ora c’è il libro, e so che voi avete molte aspettative su questa cosa che si traduce in denaro! È normale, siete adolescenti, e, da qualche tempo, sapete cosa vuol dire rinunciare, il che, nonostante tutto, credo sia un bene. Avere qualcosa che manca.

Ma quello che, invece, vorrei prendeste da questo bellissimo mio/nostro viaggio è che, nella vita, potete fare ciò che desiderate, se vi impegnate, se immaginate per voi delle possibilità altre, oltre a un matrimonio e a dei figli, perché al mondo, a volte, fa comodo confinarci in ruoli prestabiliti. Perché l’amore non è tutto. E voi sarete le uniche costanti della vostra vita.

Ci vuole pazienza e perseveranza e un desiderio verso l’impossibile. Ma le cose accadono. E se non accadono, c’è un sempre un perché.

Ci vuole il pensiero che la misura del successo, come dice una donnina di ottant’anni, nel mio romanzo, è solo una misura della vita, e ci sono cose che contano molto di più. Gli oggetti sono oggetti e non ci rendono migliori, né ci identificano, anche se vi capiterà di credere il contrario.

La solidarietà ci identifica, la capacità di mettersi nei panni dell’altro. E di accogliere. Stare accanto.

Non so cosa succederà, ma non credo sia importante, ciò che è importante, figlie mie, è che non dimentichiate mai chi siete. Ragazze capaci di essere attente agli altri, al mondo. Non perdete la rotta. Non dimenticatevi mai di chi sta peggio di voi.

Questa è la misura del nostro successo, non altro.

L’unica cosa che desidero per voi e per me.

 

Vi voglio tanto bene, mamma.

Penny

10 comments on “Care figlie, ora che gli altri mi chiamano “scrittrice”, vorrei dirvi cos’è per me la misura della vita.”

  1. Mi permetto di dedicare queste tue parole a mia figlia. Le girerò il link del tuo blog, affinché sappia chi scrive e si affezioni anche lei (anche a rischio che legga questo commento).
    E’ bello avere guide forti nella vita e soprattutto nell’adolescenza.
    Mia figlia, come ogni persona non ancora matura, ne ha un bisogno essenziale. Mostra una scorza dura ma ha tante paure dentro.
    Questa madre prende ispirazione e soccorso da te per aiutarla nel suo cammino verso la donna matura che sarà.
    Poi anche quando sembra che ciò che diciamo loro, scivoli via come pioggia su un impermeabile, ti accorgi che qualcosa la trattengono.
    All’uscita nelle sale cinematografiche, avevo vivamente suggerito a mia figlia di vedere Chiamami col tuo nome. Aveva accolto il suggerimento con supponenza, un po’ infastidita.
    Qualche giorno fa lo ha visto al cinema. E’ tornata entusiasta, ammirata, con un carico di emozioni. Ha apprezzato gli stessi particolari che le avevo descritto. E quando infine ha detto: “il discorso del padre al figlio mi ha lasciato senza parole” ho capito che avevo raggiunto l’obiettivo.

    • Sarebbe più facile insegnare altro. Andare dietro alla corrente. Desiderare che siano figli di successo così da poter mostrare.
      La speranza è che stiano bene, qualunque sia la cosa che scelgono di fare. Ricordiamocelo sempre, quando una di noi perde la rotta…hai ragione tu. Si semina. Grazie per le parole buone. Ti abbraccio tanto. Penny

  2. Bellissimo post!
    Grazie Penny per le belle parole…sai quanto vorrei essere una guida x i miei figli.
    Mi chiedo sempre se ne sarò capace che valori sarò in grado di passare loro…
    Un abbraccio

    • Tu lo sei. Non svalutarti. Io ne sono sicura, sei troppo attenta, ti poni domande, non può essere diversamente!. Ti stringo a me. Penny

    • Quando uno è felice per la tua felicitá è meraviglioso. Come un atto di generositá. Grazie. Per me non è scontato. Penny

  3. domani forse mi arriva il libro. ne ho prese due copie. Una per me e una per mia moglie…non vedo l’ora. Lo so che dirai che l’orgoglio forse non è il sentimento giusto, ma credo proprio che le tue figlie saranno orgogliose di te (e hanno ragione, aggiungo io)

  4. Penny cara è arrivato il tuo libro! L’ho preso su amazon. Stasera inizierò a leggerlo, sono moooltooo curiosa….

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