Parecchie persone mi avevano detto che Genova è una piazza difficile, soprattutto per un’ esordiente come me. Così, mi ero fatta l’idea che alla presentazione sarebbero venuti, gli amici, i parenti, qualcuno del blog, ma che sarebbero avanzate parecchie copie del libro.

Quando sono arrivata, circa mezz’ora prima, credevo che non ci fosse ancora nessuno, e sono entrata abbastanza tranquilla, invece ho fatto qualche passo, ho visto che le sedie erano quasi piene, e per istinto sono tornata indietro. Ho raggiunto il mio compagno, rimasto all’ingresso, lui mi ha dato una piccola spinta e ho preso coraggio.

Da lì in poi ho salutato persone, ho firmato copie, ho baciato e abbracciato.

C’erano i miei bambini, quelli di oggi e quelli di ieri. Prima di incominciare è arrivato un ragazzo moro con il mio libro in mano, un mio ex alunno, ormai più alto di me, sono sprofondata quasi dentro alle sue braccia, e le mie amiche tardone, alla fine mi hanno chiesto:

“Ma chi era quel figo?”

Il fatto che ci fossero i miei piccoli mi ha aiutato; averli lì, come una coperta che sa di rassicurazione, è stato meraviglioso. Quando ho rivisto il video li vedevo andare avanti e indietro, alzarsi, correre, e ho pensato che forse dovrei farmi qualche domanda su quel loro essere caotici! Ma erano così belli da rimanere senza fiato.

Alla fine anche loro mi hanno chiesto la dedica, avevo un timbrino a forma di cuore sbavato disegnato dalla mia girl, così li ho riempiti di cuoricini.

Le copie, ringraziando il cielo, non sono bastate, ma qualcuno dei miei piccoli è rimasto senza…mi hanno raccontato che un mio alunno ci è rimasto così male di non avere il suo romanzo che ha fatto il diavolo a quattro, era disperato. Sua madre (una santa) è andata in un’altra libreria ma non ne avevano più nemmeno lì, così ne ha raggiunto una terza e alla fine mi ha mandato questa foto (ovviamente ho chiesto il permesso):

Lo tiene così stretto che potrebbe scappare via! Il cuore sbavato stampato in una mano! Inutile dire che, quando me l’ha mandata, venerdì sera, se non fossi stata un po’ brilla,avrei pianto.

Ieri sera mi è arrivata un’altra foto:

Non so cosa stia leggendo e non lo voglio sapere, ma la sua mamma mi ha detto che ha deciso di scrivere un libro anche lui e che ha già un titolo: “Il prato verde della città”.

Credo venderà un sacco di copie!

Di foto me ne sono arrivate altre, bambini e bambine intenti a leggere ( vorrei sapere cosa, visto che abbiamo solo presentato lo stampato maiuscolo!) e, questa volta, senza alcol nel corpo, mi sono commossa fino alle lacrime.

Forse qualcuno potrebbe pensare che una maestra non dovrebbe, che una maestra dovrebbe tenere le distanze… non che mi importi di cosa pensino i chiunque, sono io che ho voluto i miei alunni lì, perché fanno parte della mia vita e io in qualche modo della loro.

E la vicinanza con i genitori e con i bambini e le bambine, mi ha sempre salvato, ci ha sempre salvato.

Salva tutti, la vicinanza. Ci rende simili e ci aiuta a comprendere il punto di vista dell’altro. Non si tratta di edulcorare, ma capire chi abbiamo davanti, si tratta di sentire.

E provare a capirci. Perché quando succede, quando succede che ci capiamo, anche se non condividiamo completamente, anche se abbiamo un punto di vista diverso, andiamo avanti.

Costruiamo dei legami e, dentro ai legami, abbiamo la possibilità di essere migliori.

I bambini imparano di più all’interno di una relazione umana che li sostiene. Noi stiamo meglio dentro a relazioni umane che ci sostengono. Non è forse così?

Seminare vicinanza, mi verrebbe da dire.

In fondo costa poco, prende meno energie della rabbia.

E fa stare tanto bene.

Penny

Sosdonne.com

 

 

6 comments on “Pennypensiero: la vicinanza ci salva tutti.”

    • Sono una persona. Stare con voi. Scrivere per voi e per me. Mi fa sentire il desiderio di essere migliore. Grazie Elisa.

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