La scorsa settimana sono andata a fare un giro con mia sorella, appena entriamo in un grande magazzino incontro la mamma di un alunna, che non è proprio mia, ma è come se lo fosse.

Sta leggendo il mio romanzo, così ci mettiamo a parlare. Lei mi racconta di sé e della sua separazione. Lo fa sottovoce. Io l’ascolto.

È felice per la serenità della sua piccola, mi spiega che lei e il suo ex marito vanno abbastanza d’accordo. Cercano di passare insieme e con le rispettive famiglie, le feste di Natale, i compleanni… Cercano, insomma, di far star bene la loro bambina. Nonostante il matrimonio sia finito e come tutte le storie concluse, porti con sé un carico di dolore.

Non so cosa mi sia successo, ma mi sono venute le lacrime agli occhi, per la sua felicità, e pure lei si è commossa. E come una specchio, non ho potuto che pensare alle mie di figlie, a quella possibilità che ho cercato con tutta me stessa e non sono riuscita a dare.

Avrei voluto una separazione che non fosse una lotta che sfianca, una lotta che prosegue pure quando ti arrendi, e getti le armi, l’avrei voluto soprattutto per loro, le mie ragazze, per il bene che c’è stato, per l’amore che ho provato, per quello che siamo stati noi quattro.

Non smetterò mai di dirlo a chi mi chiede se i figli soffrono quando due genitori si lasciano, i figli soffrono di più, molto di più, per come ci si lascia.

Le storie finiscono, ma noi continuiamo ad amare, i figli lo sanno. E questa è una speranza. Quello che non sanno è perché non riusciamo a preservarli. Invece, spesso, rientrano dentro alle ripicche, come fossero merce di scambio.

Per fortuna esistono coppie che provano ad amarsi anche quando non si amano più. E sanno essere famiglia anche il giorno di Natale.

Io non ci sono riuscita, e, ogni tanto, mi rattristo, per ciò che avrei voluto e non è stato. Spero che le nostre figlie sappiano perdonarci. Nel frattempo provo ad amarle più che posso, come posso, nonostante le mancanze. Ci provo, e solo la vita e il suo divenire mi diranno se ci sono riuscita. Quindi non potrò sapere come andrà, ma non mollo. Insisto. Ci sono.

Penso che loro lo sappiano. Come una speranza.

Penny

Sosdonne.com

4 comments on “I figli soffrono per come ci si lascia. Punto.”

  1. È verissimo quello che dici. Quando un matrimonio finisce entrambi i genitori dovrebbero capire che prima di tutto si rimane mamma e papà …questo dovrebbe essere per sempre . Mi ricordo questo Natale . Io ero al culmine della depressione . Mia moglie mi sorprese. Mi disse di venire per la vigilia . Fummo ancora mamma e papà . I ragazzi erano felici . Nonostante il dolore che avevo nel cuore fu un Natale che ricorderò sempre . Anche quella volta mia moglie dimostrò che donna fosse.

  2. …sarebbe stato bello, ricostruire un rapporto per nostra figlia e mettere al primo posto lei, il nostro amore per lei, ma è un disastro più passa il tempo e più le cose peggiorano. Tutti contro.Trovare un perché? Perché esprime tutto il suo rancore e la sua sofferenza con lei, perché non mi scrive e non dico parlare, per quanto riguarda nostra figlia, e perché lei deve supportare tutto questo facendosi carico del dolore e dell incapacità del padre e della separazione..un disastro, ma alla fine penso che ci siano persone che non vanno al di là del loro naso, per nessuno. Non c è alle gare, al compleanno, la mattina a scuola, non c è e perché ci sono io. Così ha perso me, posso solo sperare che un giorno sia diverso per lei, ed esserci. Basterà? Un bacio enorme Penny, mi sei sempre vicina.

    • Cara Elisa leggerti è come leggermi. Basterà? Qualcuno dice che basta un contenitore buono nella vita per salvarsi. Io voglio crederci e fare in modo di essere quel contenitore. Bacini. Tanti. Tua Penny

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