Un bambino di una prima, che non è la mia, mi ha fatto un regalo. Sua mamma, fuori dalla scuola, qualche giorno fa me lo aveva preannunciato: “Ha una cosa per te nello zaino”.

Così, mentre stiamo andando a mensa, lui mi ferma sulle scale. Mi picchietta sulla schiena con timidezza e mi porge una pietra. È a forma di cuore o almeno così mi piace pensare. La prendo, mi accuccio verso di lui per essergli vicino e gli sussurro: “grazie”.

Il suo volto si fa improvvisamente rosso. È emozionato e pure io lo sono.

Come un contagio.

Alcuni bambini manco le hanno le maestre. Non hanno nemmeno una scuola. Non pietre da portare in dono. I volti non si fanno rossi per l’emozione. Non giocano. Viaggiano però, in ultima classe.

Alcune madri pensano solo a portare in salvo i loro figli. Attraversano il mare per farlo. E non sempre ci riescono. Eppure l’hanno creduto, hanno creduto di essere un porto sicuro per i loro figli.

Noi, qui, abbiamo un lusso: possiamo prendere una pietra dalle mani di un bambino, possiamo guardarlo sorridere, preoccuparci non solo che stia bene, ma che sia felice, perché non dobbiamo mettere in salvo nessuno, non dobbiamo scappare da una guerra, da una vita complicata.

Abbiamo un luogo in cui esistere.

Ci è stato regalato per nascita. Come un’eredità. Un feudo. E non è una questione di merito, potevamo nascere altrove, invece siamo nati qui. Come una fortuna.

Ho preso la mia pietra, l’ho portata a casa e l’ho messa al centro del tavolo, in bella vista, che le mie girls la vedessero. Mi ricorda il mare, quello che succede e la persona che desidero essere. La madre che desidero essere.

Un porto sicuro, appunto.

La mia speranza è quella che i nostri sguardi volgano verso lo stesso obiettivo: occuparci dei figli di tutti.

Volgano verso il mare, appunto.

Basta una pietra a forma di cuore. La volontà di essere migliori. La consapevolezza che il mondo e chi lo abita ci deve interessare. Soprattutto i bambini ci devono interessare.

Non solo i nostri. Che non basta.

E non importa da dove vengono, che vita si portano appresso o dove sono nati. Loro guardano verso di noi con speranza e s’immaginano di essere accolti, pensate un po’! Non di certo di navigare nelle turbolenze per sempre.

L’umanità è una cosa sola. È porto, appunto, e approdo.

E mentre guardo quella pietra penso al lusso di poter provare un sentimento di tenerezza nei confronti di un bambino che una domenica ha giocato su una spiaggia senza altri pensieri, sotto lo sguardo amorevole di sua madre e di suo padre, e ha raccolto un cuore per una maestra che non è nemmeno la sua.

Penso agli altri bambini, quelli che non sono nostri. Li penso in mezzo al mare. Non solo la loro felicità non ci riguarda, ma nemmeno la loro salvezza.

A quanto pare anche l’umanità è un lusso e, a volte, mi sembra proprio che non ce la meritiamo.

Penny

Sosdonne.com

#ilmatrimoniodimiasorella.

Ps : siate porto e approdo. Braccia aperte. L’amore aggiunge. Non toglie mai. Chi vi dice il contrario non sa di cosa parla.

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