Ieri sono tornata da Pesaro intorno all’ora di cena. Ero stremata dal viaggio e così piena di emozioni che non sapevo nemmeno dove metterle.

Appena sono arrivata a casa e sono entrata le girls mi hanno chiesto:“Com’ è andata?”.

Ho sorriso. Avevo una storia da raccontare alle mie figlie. Qualcosa da mettergli in mano, come un regalo. Avere una storia da raccontare alle proprie figlie, che sia nostra e non loro, mi sembra una cosa bella, più importante dei sensi di colpa.

Ho raccontato loro con calma tutto quello che mi sono portata a casa: un braccialetto con un cuore, così penserai a noi. Un quaderno dato quasi con timidezza. Un barattolo di marmellata. Il titolo di un libro. Abbracci. Occhi gentili e parole buone.

Ho portato a casa tante risate in treno, che è così bello fare le cose tra amiche; le letture di Emma e Federica, brani del romanzo scelti da loro, e le voci erano così intense che quelle parole non mi sembravano neppure mie. I capelli rossi di Chiara e la sua dedizione.

La musica della chitarra di Andrea. Una libreria con due poltroncine in cui stare comodi, domande attente.

Mi porto via gli occhi di chi mi segue nel blog, nomi a me cari, e mentre parlo quegli occhi mi sorridono. Come a dire: ti capisco, mi capisci. Che è bello capirsi.

Mi porto via una frase: “Ho pensato che non avrei messo mai niente davanti ai miei figli, invece è successo”. Una frase che ho sentito mia dal profondo, come un amaro dolce.

Mi porto via le parole di Eleonora, 28 anni, era alla presentazione del romanzo per sua madre Maria che non vive a Pesaro, ma è lei che segue il blog ed è per lei che mi ha chiesto la dedica. Una madre che ha insegnato alle sue ragazze ( l’altra figlia vive a Bruxelles) ad amarsi, nonostante le distanze, che le ha lasciate andare lontano.

Ho pensato alle girls, a quello che voglio per loro. Voglio amare e lasciare andare le mie figlie, ovunque vorranno. Mi basta che per me abbiano pensieri buoni come quelli di Eleonora per sua madre Maria.

Mi porto una cena nel centro della città, il vino versato, una notte di sonno profondo. La voglia di stare bene di Federica, nonostante il dolore. Per me quella è la forza.

Mi porto via una domanda di Roberto: “Cos’è per te il coraggio?”.

Mi porto via una casa per due con tante anime dentro. Figli che, nonostante non siano della stessa madre e dello stesso padre, la attraversano. L’amore che si sente.

Una colazione preparata con cura, una busta che mi è stata donata ma che ho lasciato lì, non ho accettato, ma è come se l’avessi fatto; dentro c’erano i soldi che ho speso per il viaggio! E davanti a quella busta ho pianto come una bambina di fronte a tanta generosità.

Mi porto via Penny firmato sul muro di un barbiere che sa usare le mani con dedizione.

Mi porto via una cucina, che non è la mia. Un sabato mattina, un “noi” intorno a un tavolo. Quattro donne, come le protagoniste del mio romanzo, che si raccontano storie e si sentono parte dell’altra, per loro una bottiglia di sherry, per noi una tazza di caffè e una crostata.

Rosa che ci parlava con la sua borsetta sulle ginocchia.

Mi porto via il mare di Pesaro, una foto su un muretto, i capelli al vento, noi già donne, dentro le bambine e le ragazze che siamo state, a cui dobbiamo guardare con clemenza se vogliamo stare bene.

Mi porto via tante di quelle cose che ho pensato a un sogno. Uno di quelli che si fanno a occhi aperti e sembrano magia. La magia che solo l’umanità quando si manifesta sa creare.

Mi porto la vicinanza, luogo sicuro in cui approdare. E nel mio cuore spero di essere almeno una briciola di quello che vedete in me. Perché i vostri occhi mi parlano sempre d’amore.

E non c’è niente come l’amore che ci spinge avanti e ci fa sentire vivi. Non c’è niente come i legami che ci tengono qui, e, alla fine, sono quelli che contano.

Almeno per me.

Penny

 

Ps:“Cos’è per te il coraggio?” Mi ha chiesto Roberto.

“Per me è avere paura. E quella paura… saperla affrontare” gli ho risposto.

Sosdonne.com

#ilmatrimoniodimiasorella.

Eccoci.

 

10 comments on “Ritorno a casa. Le donne che siamo.”

  1. “Il valore degli incontri” …..il nostro brindisi. Grazie. Incontrarsi ha prodotto un’intensa emozione. Scoprire che le fatiche di ognuno si possono trasformare in un messaggio prezioso per il nostro cammino nella vita e che la condivisione sostiene e rende possibile il cambiamento. Con affetto e commozione Emma Roberto

    • Ma non lo so, a me sembra tutto così incredibile…quasi da non meritarlo. Ti abbraccio. Mi sembri contenta dentro a quel nuovo inizio…Penny

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