Lei è dentro. Io fuori dalla porta della sua classe.

Non vuole che mi allontani da qui.
Mi ha voluta vicina, ma fuori.

Tentativi di crescita, li chiamerei.

Io che se posso la lascio fare da sola. Io che desidero una parte di vita solo per me. Io che spesso corro altrove. Lei mi vuole qui. Alla giusta distanza.

E mentre a casa preparava i libri da riportare a scuola, all’improvviso il tempo mi ha presentato il conto. E ho pianto.
E non è che io abbia nostalgia, anzi.

Mentre si vestiva l’ho abbracciata stretta.
“Stai crescendo” e ho aggiunto: “non permettere mai a nessuno di dirti che non vali. Hai tante cose dentro. E io amo la persona che sei”.

So il peso che hanno le parole di una madre. Sono semi.

Lei non mi ha risposto. Ma il suo corpo sprofondato nel mio diceva cose. Parlava di arrivi, soste e partenze. Parlava di insicurezza, di una bambina che ha sempre cercato di aggiustare anche quello che non era aggiustabile. Parlava di una figlia conosciuta e di parti ignote. Parlava di un bene che esiste, nonostante i mille nonostante.

Ora è dentro, e io ho gran mal di pancia.
Con lei c’é una folla, amici e compagni.
Come è giusto che sia.

Attendo. Non so neanche bene cosa ci si attenda da un esame.

Diciamo che io attendo lei. E faccio quello che mi chiede: essere una madre alla giusta distanza.

Che, a volte, i figli sanno farci crescere.

Penny
:#ilmatrimoniodimiasorella.

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