Lui prepara due bustine. Scrive cose dentro. Parlano di auguri, per una girl e di passaggi, per l’altra. Ci scrive sopra i nomi, come una cosa antica. Io le prendo tra le mani e mi commuovo. Penso alle mie ragazze. A mia sorella e a mia madre che, quando possono, preparano bustine pure loro. Penso a lui che prova a volermi bene prendendosi cura un po’ di loro. Senza mai un’ invadenza, una parola di troppo.
La mia famiglia si compone di poche persone. Non c’è più mio padre, non ci sono nonni. Per le mie girls: ci sono io. Ed è quello che provo.
Lui mi dice: “Non sei sola” e pure mia sorella me lo dice e anche mia madre. Ma non so come spiegare: mi ci sento, sola.
Guardo i figli dei miei amici, e so dove non riesco ad arrivare. Niente vacanze studio, ad esempio, o che altro, e mi dispiace non dare alle mie figlie certe possibilità, cerco di rammentargli cosa sia la povertà, che in giro se ne vede parecchia e non voglio che la dimentichino.

E quando mi chiedono: “Quest’anno dove andiamo?”. Io ho la stessa risposta dello scorso anno e di quello prima ancora; e mi sento già fortunata ad avere un posto che non è mio, ma è come se un po’ lo fosse, nel Sud che amo.
Che essere soli non si può spiegare. Come un peso. A volte ti sembra che non ci sia, poi la vita ti ricorda che è lì. E schiaccia altri pensieri e fa una paura tremenda. E penso ai campi scout, alle ripetizioni, ai libri da comprare; volo oltre gli anni e l’ansia sale…Come farò quando andranno all’Università? Mi chiedo anticipando l’angoscia.
E quando qualcuno insieme a me si fa carico delle mie girls ho il magone. Un groppo in gola e non so bene il perché. O meglio lo so ma taccio. E sono grata. Tiro un sospiro di sollievo.
Di quelli che fanno bene e sento le spalle più leggere. E il cuore pure. Che, a volte, pesa di preoccupazione.

E ripeto a me stessa e alle girls che abbiamo un luogo in cui appoggiare i piedi, anche se si lamentano perché è microscopico, ma in questo periodo, di uomini e donne a cui nessuno riconosce una terra, mi sembra già tantissimo.

D’altronde ho scelto di cambiare la mia vita e di essere libera con le conseguenze che ne derivano. Perché qualcuno pensa che di punizione si tratti.

So di essere fragile. Che, basta una brezza gentile e, a volte, penso di volare via. Ma, poi, sono sempre qui e, credo sia un po’ questa la mia forza. La fragilità che mi riconosco.

La stessa delle donne che come me stanno in piedi e fanno stare in piedi i propri figli.

E poi ci sono le bustine come una cosa antica che, a volte, mi sollevano, ma ,soprattutto, ci siamo noi tre, qualcosa di simile a una famiglia.

Nella buona e nella cattiva sorte. Questa dovrebbe essere la promessa.

Come un per sempre.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella.

13 comments on “Noi. Donne sole. Una fragile solitudine. Che è forza.”

  1. “D’altronde ho scelto di cambiare la mia vita e di essere libera con le conseguenze che ne derivano. Perché qualcuno pensa che di punizione si tratti.”
    Siamo in tante lo sai. Questa libertà è vita, non è stato un capriccio. Capiranno. Coraggio sappiamo di avere fatto bene. Vi abbraccio e vi voglio bene. simona

    • La speranza è che le mie figlie con il tempo capiscano. Per il resto si tira avanti perché le nostre scelte, come quelle di separarsi, non sono mai capricci, ma solo dolore. Con affetto Penny

  2. Ti capisco perché questo genere di solitudine lo provo anche io. Non importa se ricevo aiuto da mia sorella perché sentirsi in debito è quasi brutto quanto rendersi conto di non potercela fare. Anche io penso alle cose che non riesco, non sono riuscita a dare a mio figlio, non so se riuscirò a dargli. Non importa quanto io riuscirò a tirare la cinghia, sono sola con una casa e un figlio sulle spalle e l’assegno di mantenimento non sopperirá mai ad un genitore in meno in casa. Forse dovremmo creare una comune di madri sole con un fondo per gli studi dei figli. Io ti auguro dal profondo del cuore di avere successo con i tuoi libri, per te e per tutte noi, per dimostrare che c’è la si può fare. Baci

    • Per ora, sono sempre in braghe di tela, e non credo la situazione migliorerà a breve termine. Però, credo, al di là dei risultati, che sia importante continuare a provarci. Continuare a insistere sull’autonomia e sul coraggio delle scelte. Buttare quelle basi perché i nostri figli non facciano gli stessi errori. Ci si prova. E si resiste. Ogni tanto ci si sfoga e fa bene. Tua Penny

  3. A volte penso che questa solitudine questa angoscia che si prova sia il dolore della perdita dell’ uomo che si ama o che si è amato.
    Non saremo mai libere anzi siamo e saremo sempre arrabbiate per il nostro progetto di vita spezzato, infranto .
    Non è la preoccupazione per il futuro dei nostri figli .
    È rabbia perché non doveva andare così.
    Le separazioni levano le forze la speranza e portano via un pezzo di cuore.
    Quel che rimane è poco per affrontare con spensieratezza la vita.
    Anche le risate non sono più le stesse.
    Anche un nuovo compagno non è lo stesso. Si rimane mentalmente sposati .
    Piangere un morto sarebbe stato meglio.
    Almeno io sono cosi.
    Innamorata di una sedia vuota .
    Nessuno mi ridarà la mia vera io.
    Volevo solo una semplice vita matrimoniale tra bollette recite riunioni di condominio.
    Mi è stato tolto tutto. Ora si vive magari più libere ma non sarò mai più io.

    • Si è come un lutto. Un progetto di vita, che viene spazzato via, ma tu sei tu sei molto di più di una persona innamorata di una sedia vuota. Il dolore è immenso, lo conosco bene e ci sta anche il pianto, ma se sei così capace di amare immagina che tesoro che hai dentro .
      Un abbraccio

    • Cara D, la vita è più tenace del dolore e il tempo cura le ferite, perché immagino le tue siano molto profonde. Sai, le cose non succedono mai a caso, noi siamo gli artefici del nostro destino, capirlo aiuta a stare meglio. Nessuno può toglierci tutto. Può finire l’amore, ma non tutto il resto. La vita continua, nuove possibilità si presentano, sempre. Sta a noi coglierle. Siamo sempre noi, anche nel dolore, anche senza una parte, noi e quello che ci accade. Credo che il tempo possa aiutarti, vedrai che starai meglio. Non si muore, magari si soffre, ma si prosegue, e, spesso, si cresce. Ti abbraccio tanto Penny
      ps se non hai letto il romanzo ti consiglio di farlo, può aiutarti a vedere le cose sotto una prospettiva diversa. Torna quando vuoi.

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