Le girls sono partite. Quattro giorni.
Anche lui è partito per una settimana, ve l’ho detto che gli astri non sono quasi mai a nostro favore. Ma resistiamo lo stesso. Per lo meno ci proviamo.

Io , in attesa dei ritorni, scrivo. Faccio ciò che mi piace, anche se entrare in un romanzo vuol dire un po’ perdersi di vista. Non mi spaventa il silenzio, lo anelo.

Da quando è finita la scuola mi sono chiusa in casa, devo sfruttare questi due mesi il più possibile. Neanche un giorno di pausa quest’anno, una vacanzina, niente.

Comunque, la convivenza con le girls è stretta, strettissima. Non ci siamo abituate a stare in casa tutti e tre, che sembra ancora più piccola di quello che è già. A un certo punto, se ci troviamo nella stessa stanza, il respiro manca, e la cosa assurda è che sono io quella che deve sloggiare.

Loro sembrano godere di questo tempo dilatato, senza sveglie o particolari compiti da eseguire. Insomma, senza un cazzo da fare. Santa scuola ( e lo dico io che sono un’insegnante!)

Le mie figlie si accendono solo per qualche istante, quando è l’ora di pranzare o cenare, ma sono sicura che se le fornissi di un pacco di patatine e una Coca, potrebbero stare sdraiate tutta l’estate sul divano, aprendo un occhio ogni tanto. E io sclero. Che la noia è tempo buono, lo sappiamo, ma poi ci spaventa.

La piccola, dopo l’esame di terza media, si è data alla pazza gioia uscendo in continuazione e poi, come se avesse esaurito le pile, si è brasata in casa e non si è più mossa. Quando le propongo di fare un giretto mi risponde: “No ‘ma, sono troppo stanca”. ?

L’altra, invece, ha fatto del giorno la notte e viceversa. Esce alle 21,30 e rientra a mezzanotte, ora del coprifuoco.

In questi giorni, per non uscirci pazza, ho cercato di dare delle regole, che vederle ciondolare mi disturba parecchio. E quelle serie TV di ragazze e ragazze che si trasformano in lupi o che altro, proprio non le reggo. Insisto, proponendo libri e letture, ma le merdacce sbuffano.

“Sei noiosa”, dicono all’unisono.

“Chissenefrega”, dico io, “è questo che deve essere una madre!”.

“Sì”, ribattono loro, “ma non una come te!”.

La verità è che sono io il terzo incomodo, dovrei volatilizzarmi, sono infastidite dalla mia presenza? e me lo sbattono in faccia.

“Ma perché non abbiamo una madre normale che lavora anche d’estate, che palle!” è sbottata ieri la grande quando ho cercato, invano, di sottrargli il cellulare.
“Sì, e se, quella madre fa finta anche di essere carabiniere, possiamo pure spararci!” ha incalzato l’altra.

E ridono come due sceme. Fanno battute sul fatto che gli chiedo di mettere a posto la camera. “Ma cosa urli!” mi dicono quando faccio una domanda rimasta inascoltata per ore.

E si guardano complici. Solidarizzano. E io perdo su tutti i fronti. Non è che non lotti. Continuo a farlo, so bene qual è il mio ruolo di madre,  e conosco il loro di figlie: essere due dannate adolescenti.

Adesso, però, ho quattro giorni di tregua. Fino a lunedì sono con il loro papà, che è bello come suono.

Quattro giorni in un anno sono pochissimi, eppure, a me, in questo momento mi sembrano un regalo.

Quattro giorni di silenzio. Di casa in ordine. Di bagno libero. Di calzini nei cassetti. Di rotoli di carta igienica interi. Di libertà assoluta. Potrei pure girare nuda per casa se fossi sicura del mio corpo. Potrei andare in bagno senza averle tra i piedi. Potrei chiamare chi voglio e parlare per ore senza continue e urgentissime interruzioni. Potrei truccarmi davanti allo specchio senza che mi dicano: spostati!

Potrei pensare che mi mancano già terribilmente, con gli occhi a forma di cuore e sentirmi pure una buona madre. Invece respiro, e questa essenza di peso, anche se per poco, mi piace.

Sono partite. Tutte le volte che succede (l’ultima un anno fa) ho una speranza. Che stiano bene con il loro padre. Che stiano bene. Io credo negli inizi, lo sapete.
Ci credo così tanto che non so nemmeno il posto preciso in cui andranno. Cerco di fidarmi, che controllare è solo una perdita di energie.

Tempo buono questo, così raro, che, a volte, mi terrorizza. Tempo per loro che le farà crescere. Si può crescere solo lontano dalle madri, spesso.

Intanto bivaccano dentro di me anche quando sono altrove.

La casa tace. Solo il frinire delle cicale. Io scrivo. Loro sono nella campagna parigina. Lontano da me, eppure, se mi concentro e chiudo gli occhi, sono così vicine che posso sentirne il respiro. Sono così vicine che posso continuare ad amarle.

E non cambia niente. Solo lo spazio e le possibilità. Il cuore abita lo stesso luogo. E lo fa da sempre. Come una memoria.

Buone partenze a tutti.

Ps: Abbiamo bisogno di figli che partano un po’ e di madri e padri che sappiano lasciare andare.

Penny
#ilmatrimoniodinmiasorella.

 

7 comments on “Alle partenze dei figli. Al lasciare andare. Alla libertà.”

  1. Il divano il loro habitat naturale da quando finisce la scuola, io forse sono anche peggio di te ,non li lascio dormire la mattina , non sopporto che buttino via il tempo ( prezioso ) nel letto a fatica , e mi trattengo , alle 10 massimo gli spalanco la porta …. la reazione é quasi nulla , alla fine quando non ne possono più di sentirmi dire “ sveglia, il mattino ha L oro in bocca ! “ si alzano e passano dalla camera al bagno e alla fine sdraiati sul loro adorato divano !

    • Secondo me, noi dobbiamo continuare a pretendere che si alzino ad una certa ora, senza essere troppo rigidi. a pretendere che mettano a posto la camera, a pretendere che non siano troppo attaccati al cellulare. Loro
      continueranno a fare gli adolescenti. Credo sia un gioco, che durerà un po’, in cui noi facciamo i genitori e loro figli. Ti bacio.
      Resistenza.? Penny

  2. Certe volte mi meraviglia la sintonia che abbiamo. Mi meraviglio di questo stesso modo di essere madri e delle stesse parole che diciamo ai nostri figli.

    Certe volte sento di essere davvero un po’ fuori dalle righe, coi miei discorsi intelletual-scassamarroni ai due Bulldozer. Poi arrivi tu, con i tuoi pensieri e le tue paure. E la tua forza. E mi sento “a posto”, non più sola.

    Siamo madri. Madri di senso, madri di valore, che si fanno delle domande e cercano sempre un significato. E loro, lontano da noi, sapranno nutrirsi di questa sostanza che sottile che viene da noi.

    Ti abbraccio con un po’ di sana invidia… casa silenziosa. E cicale 🙂

    • Lo sai che su Facebook, allo stesso articolo, una donna mi scrive che lei suo figlio non lo molla. Allora io le rispondo che non si tratta di abbandono, ma di opportunità che si danno i figli; Poi aggiungo: dipende sempre dall’età del figlio.
      Allora lei mi scrive che suo figlio ne ha 25 e lei 56 ?.
      Non ho più commentato, l’hanno fatto le altre donne. A volte, Sono incredula, sul nostro concetto di essere madri, come se la sola presenza garantisse la riuscita del rapporto. Io penso che sia il rapporto che garantisca la sua riuscita. La fiducia e la libertà.
      Ti abbraccio tanto.
      Dritte per la nostra strada.?

  3. Che bella immagine Penny!
    Anche tu sei umana ed anche le girls!
    Io credo, o meglio credevo, di essere una buona madre: i miei cuccioli sono piccoli ancora 8 e 5 anni.
    Ma sono una di quelle che gioca a calcio a piedi nudi se manca un giocatore, quella che sale sullo scivolo e ci rimane incastrata o che fa mountain bike col figlio e cade e rimette la catena e diventa un porcello di fango.
    Ma a volte sembra non bastare mai!
    Sono pallosa con quella cantilena di quanto è bello leggere, che la gente è buona e siamo tutti uguali e che se uno inciampa in un gioco che sta per terra si raccoglie e non gli si fa il giro intorno!
    Non lo so…
    In questa fase, non so se ci sei passata anche tu, ho paura.
    Che non sarò in grado di guidarli che non sarò in grado di essere faro x loro che se qualcosa dovesse andare storto nella loro vita inevitabilmente la colpa verrà data a me.
    Allora provo a fermarmi e a dire che ognuno da quello che è ed è giusto così.
    Tempo. Ecco. Ci vorrebbe tanto tempo da spendere con loro.
    E ci vuole tempo x noi stessi per ritrovarci.
    Io lho capiti. Non lho ancora attuato.
    Troppo schiava ancora dei giudizi di chi mi è vicino.
    Ma ci lavoro. Ci devo lavorare.
    A volte mi prende questo senso di soffocamento un bisogno forte di respirare aria a pieni polmoni, aria fresca…di riempirmi…e allora capisco che ho bisogno di ritrovare me stessa.l, di fare qualcosa per me, che mi faccia ritrovare la stima in me stessa e non solo rispondere alle esigenze dei figli, non urtare l ex che è la persona offesa e quindi sentirsi condizionata nel fare o non fare certe cose, sentirsi giudicata dalla madre (e dal padre) e da chi ti conosce e ti guarda con occhio strano…
    Ma sai mi rincuora leggerti…leggervi…
    Buon lunedì

    • Essere madre, dire le cose giuste, fare le cose giuste, non può che prescindere dal sentirsi sbagliate. Se fossimo certe, sarebbe un gran caos per i nostri figli. Mille dubbi mi assalgono…farò la cosa giusta, dirò la cosa giusta, il tempo in cui sta con loro basta o dovrei essere più presente? Continuo a farmi domande e a non trovare le risposte. A parte una. Quella che in fondo mi guida, e non mi fa perdere la rotta, e se la perdo, me la fai ritrovare. So che in nessun modo i miei figli potranno essere felici, se io non perseguo, insisto, lavoro costantemente sulla mia di felicità. Non saranno felici se la mia vita si chiude su di loro, sul giudizio degli altri, sul passato. Intanto, non salviamo nessuno, ma questo lo sai. Non fermarti. Non smettere di chiederti e di essere incerta. Questo ci salva. Come madri e, soprattutto, come donne. Besos Penny

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