Sono giorni con lacrime appese. E dovrei saperlo che a metà mese mi succede. Dovrei essere temprata e mi sento persino in colpa per le lamentazioni, che sono un’insegnante, ho uno stipendio fisso e un tetto sulla testa, anche se per vent’anni ancora della banca, non sono sotto un ponte, comunque.

Eppure a metà mese la fragilità mi coglie e il ronzio nello stomaco mi sovrasta. Devo fare uno sforzo enorme per non cedere alla rabbia. Ma lo sapete, ve l’ho detto un sacco di volte.

Sono giorni immobili questi. I miei e delle girls. Non si fa niente perché non si può fare niente. E quando le ragazze si lamentano, io entro in crisi. E mi frantumo.

Ho fatto una cosa che non mi porterà da nessuna parte, ma avevo bisogno di farla, come si fanno quelle cose che fanno stare male. E lo sappiamo che è così, ma ci sono volte che non possiamo farne a meno, di farci male.

Ho fatto una fotografia al mio estratto conto, che al 14 del mese era segnato da un “meno” e l’ho inviata al mio ex marito.

Ovviamente non ho ottenuto nessuna risposta.

E, allora, per cercare di uscire da questa sensazione di frustrazione, penso a tutte le donne che sono nella mia situazione e lo so che non è una consolazione ma mi aiuta. Mi dà forza.

La sentenza per ora non ha portato a nessun cambiamento in atto. Ed è frustrante. E mi chiedo dove debba arrivare una madre per tutelare i propri figli. A che grado di umiliazione.

Lui ha cambiato avvocato però, il quarto, e io ci spero, tutte le volte, che possa succedere qualcosa di miracoloso. Come una cretina.

Nei mie pensieri senza senso mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia mai pensato ad una legge che tutelasse sul serio i nostri ragazzi. Se non corrispondere il mantenimento per i figli è un reato, perché le cose, allora, non cambiano anche dopo una sentenza? Perché sono le donne prevalentemente a subire, sotto al ricatto della maternità?

Ho chiesto al mio ex marito, più e più volte, se quei 250 euro (125 euro a testa spese straordinarie comprese) cifra stabilita da lui, secondo un criterio che non mi è chiaro, potesse almeno versarmeli all’inizio del mese. Invece non succede, se non di rado. E io sprofondo.  Non faccio sprofondare le mie figlie, le proteggo. Sprofondo io.

Questo è il ricatto. Credo.

Il mio avvocato ha fatto presente alle mie ragazze, un po’ di tempo fa, che io non chiedo nulla per me, che mantenere un figlio è un dovere. Che io “lotto” se si può parlare di lotta, che la parola mi fa schifo, affinché i loro diritti siano rispettati.

Che i soldi non sono per me.

Sono arrabbiata con lui per il frigo vuoto, per il mio “meno” sul conto e ancora non è arrivata la carta di credito, perché pensa di avere potere sulla mia vita e nemmeno una condanna lo ha smosso; per la paura e l’incertezza in cui ci fa vivere e per le parole di spinta verso di lui che nonostante tutto devo, voglio, trovare per le mie figlie.

Sono così arrabbiata che devo fare uno sforzo enorme per ritrovarmi e non perdermi e non mandare a quel paese tutti quei guru che ti dicono: “Non bisogna parlare male ai figli del padre!”.

Giusto. Giustissimo. Ma quanto è difficile. Faticoso. Come chiederci di essere scisse. Dentro la paura, lo stato d’ansia, l’angoscia e fuori: “Vostro padre vi vuole bene!”.

“Ma davvero è bene questo?”. Vacillo dentro, fuori ripeto il mantra alle mie girls, come un’automa.

Se tornassi indietro studierei giurisprudenza e cercherei non solo una legge giusta, che forse c’è già, ma che sia realmente applicabile. Farei in modo che i figli non siano ricatto e le donne, che sono la parte debole della società ( non raccontiamoci storie), fossero tutelate nel loro essere madri.

In giorni come questo sono stanca. E so che se non scrivessi esploderei. Se non tirassi fuori esploderei. So che il problema del mantenimento è un problema che ogni donna si deve smazzare, invece dovrebbe essere un problema sociale, e non dovrebbe vederci sole, perché alla fine molte rinunciano, si deprimono e fanno casini.

Tenere la testa alta e non soccombere non è facile.

Nel caso di molte donne, avviare un’azione legale non è ripicca, è sopravvivenza. Ecco.

E vi prego, non mi fate la paternale sul fatto che certe emozioni le dovrei tener per me, che rischio di far soffrire le ragazze ( che non sono su fb e non leggono i miei post) che loro soffrono già dentro l’immobilismo in cui sono costrette. Soffrono tutte le volte che mi vedevo preoccupata e in ansia per la nostra situazione economica.

Nonostante ciò cerco parole buone e quando di ritorno dal loro viaggio con il padre (di ben quattro giorni) mi hanno detto: “Siamo state bene“. Io ero felice e lo ero davvero.

Forse questo mi salva. Nonostante tutto. Lavorare per la loro felicità. Almeno lo spero. Ma in mezzo c’ è la mia di felicità, da cui neanche volendo posso prescindere. E e io non sono una santa, sono umana. Terribilmente e drammaticamente umana.

E soffro. A volte. E tanto.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella

Ps: ovviamente non sono chiamati in causa tutti quei padri che si occupano dei loro figli. Ecco. Non fatemelo ripetere.

22 comments on “La “lotta” del mantenimento. Che ci vede sole.”

  1. …lo sai quanto io possa esserti vicina, per il ricatto e la frustrazione e sono in lacrime, perché proprio di doveri parliamo e mi chiedo: possiamo esserci sbagliate a tal punto su queste persone avendole sposate, fatto dei figli e amate. La mia risposta è si. E ancora oggi mi accorgo che porto i segni e cerco di fuggire dalle relazioni. Alcuni padri godono nella difficoltà di una madre e donna che ha chiesto la separazione..lo sai più di tutte. E la legge..lasciamola stare per modi e tempi. Posso solo dirti che fortunatamente domani è un giorno in più senza di lui e con le tue splendide figlie. un bacio

    • La mia domanda in questi momenti è: mi ha amato un uomo così? O ha amato in funzione di se stesso?
      Credo sia questo. Altrimenti si vuole il bene dell’altro. Ecco.
      Ti stringo Penny

  2. Sono d’accordo con te: tirare fuori fa bene, quindi continua a tirare fuori e sfogarti, almeno qui. Ti do’ un’idea: raccogli le testimonianze delle donne che hanno vissuto o vivono questo tipo di situazione in un libro. In fondo è un disagio sociale ed è giusto denunciarlo.
    Un abbraccio grande.

  3. Ciao, mi spiace quello che stai vivendo. Ci sono farabutti che arrivano addirittura ad una condanna penale, a farsi togliere il passaporto per non dare un euro. Io ho lasciato una casa (per la quale ho estinto un mutuo) e pago Euro 2.500 al mese ai figli oltre a tutte le spese straordinarie ho fatto questo per fare stare serena mia moglie alla quale davanti al giudice ho chiesto cosa volesse. E ho accettato a fronte di enormi sacrifici quello che mi ha chiesto…E i figli stanno con me 9g al mese e non ho mai parlato male della loro madre. La legge che vorrei sarebbe quella che se un padre o una madre non paga gli alimenti debba finire in galera davvero ma in cambio vorrei una legge che obbligasse a rendicontare come gli alimenti ricevuti vadano davvero ai figli….Tutto qui, molto semplice per evitare situazioni dolorose. Io, come te, mi guardo allo specchio e sono orgoglioso della persona che vedo. Ho meno soldi di prima ma cammino a testa alta. Auguri per tutto.

    • Grazie Paolo, sono d’accordo con te. Ci vorrebbe trasparenza. Se non hai nulla da nascondere si può rendicontare. Sono fortunati i tuoi figli e so che non deve essere semplice nemmeno dal vostro punto di vista. Per questo credo che mettersi nei panni dell’altro, alla fine, sia la scelta vincente. I tuoi figli cresceranno bene, e si sentiranno amati. Questa è l’unica cosa che conta. Grazie davvero.
      Penny

  4. Già altri hanno scritto “ti abbraccio”, d’istinto la prima frase che mi è venuta fuori, e allora cambio: sei una leonessa, sii fiera delle tue lotte, che le girls ricorderanno con orgoglio anche tra parecchi decenni, ne sono certo.
    Saprai che ho preso il tuo libro, su Amazon, ma non l’ho ancora letto: ho bisogno di un tempo speciale per ogni libro; adesso sono immerso in una rievocazione storica del secondo conflitto mondiale, poi verrà il tempo per i tuoi personaggi e allora ti dirò. Ti abbraccio ugualmente, mi metto in fila dopo gli altri 🙂

    • Tu dici? Io mi sento così incerta. Se poi tutto questo peserà in maniera determinante sul loro futuro? A volte ho strizza. Ecco.
      Poi passa e lo so che passa. E so che hai preso il libro. Ti immagino vicino a quella bellissima cosa pelosa che ti accompagna ovunque.
      Grazie di esserci. Per me è importante. Penny

  5. Cara Penny, stasera mi permetto di darti del tu perché ho capito che apparteniamo alla stessa ingiustizia. Leggere le Tue parole è come leggere della mia situazione, le ragazze sempre con me e io che mi occupo di tutto e la mia fortuna è che lavorando in banca posso avere un fido, e mi hanno concesso un mutuo anche se da sola, ma che poco cambia la mia situazione economica. Ogni volta che vedo la luce succede un imprevisto, la macchina che si rompe, un libro che manca, la rata dell’apparrcchio sempre lì da pagare. E allora sono arrabbiata con chi non mi tutela io madre praticamente sola, e con un padre ( che guadagna dal suo Cud potato in tribunale quasi il 40% in più di me!), che quando la propria figlia gli comunica che può accedere alla borsa di studio a scuola che ha come primo driver il mio ISEE da poveraccia oltre al suo merito, le risponde non che è bravissima, ma che io ho frodato per avere quelle cifre così basse. Ho sempre sperato che il sentimento di vergogna potesse toccargli al coscienza…. che illusa. E allora l’unica soluzione è stringere forte i denti e guardare le mie figlie che comunque, nonostante tutto, sanno sorridere. Ultima cosa: ho smesso di parlare bene del padre… semplicemente non ne parlo, non faccio del male a loro e non faccio del male a me. Un abbraccio

    • Ecco, cara Luisa, io non ne sono ancora capace, non sono capace di farlo uscire completamente dalla mia vita, a volte, sono presa così dal panico o dalla rabbia che non mi trattengo e mi vergogno per questa mia parte che non è capace di trattenersi. Devo imparare, però. Per essere libera. Per questo forse voglio rendermi autonoma con il romanzo…ci provo con tutta me stessa.
      Grazie Penny

  6. Ciao Penny, ho “letto me”, leggendo il tuo sfogo!!! Situazione idem…..sono d’accordo con chi ti dice di sfogarti qui, di cacciare tutto ciò che hai dentro!!! E cosi per tutte : qui si puo “parlare”, confrontarsi, e superare questi momenti di sofferenza che dobbiamo “nascondere” davanti ai figli, xké da madri si cprende tutto, tutti e tanto altro! Ma ci sfianca dentro!!! Non so dove e come riusciamo a trovare e prenderla sta’ forza e sto’ coraggio: ma c’è!!! E ogni volta, ci rialziamo e andiamo avanti affrontando cose anche piu grandi Delle precedenti. Scusa la mia “scrittura” un po’ contorta e sconfusionata, nn sono molto brava a scrivere! Ti seguo da un po’, condividerlo le tue lettere, perche mi rivedo in molte situazioni simili….ciao a presto un bacio

    • Cara Fabiana ti sei spiegata benissimo. E hai ragione tu: dove la prendiamo la forza? Una forza che alla fine si rinnova, come una magia, è a quella forza che ci aggrappiamo e se non ci fosse saremmo perdute, eppure c’è. Grazie a dio, mi verrebbe da dire.
      E questa è una grande rassicurazione. Ti bacio tanto Penny

  7. Ci sono ex mariti che pur di controllarti fanno come il tuo.. e altri che ti lasciano i figli.. li vedono una manciata di ore alla settimana, ben sapendo che non puoi laffidarli a nessuno e quindi gli spazi che puoi concedere a te stessa sono azzerati.

    • Cara Terry ti capisco e sono senza parole. Bisogna resistere, cresceranno, mi viene da dire. D’altronde abbiamo scelta?
      Ti bacio Penny

  8. Arrivo da te da tanti meandri…e incredibilmente parli di me, anche di me, che fra tre ore sarò dall’avvocato, a lottare per una casa mia per metà, dove lui vive con la sua nuova famiglia.
    Sono cose così, sono cose da non credere.
    Grazie 🙂

    • Cose da non credere, eppure a me, nonostante, alcuni momenti di sconforto, mi viene da reagire e continuare a difendere i diritti delle mie figlie…ecco. Ma la sofferenza, beh! Quella resta! Ti abbraccio. Penny

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