Ieri sono stata a un  matrimonio. Di questo matrimonio non vi racconterò di quanto fosse bella la sposa, di quanto fosse meravigliosa la location nè degli annessi e connessi. Del cibo o del fatto che abbia piovuto. Vi racconterò che cosa ho provato.

Gli sposi stanno insieme da dieci anni. Per lei è il primo matrimonio, per lui il secondo.
Lui portava in dote tre figlie, due diciassettenni e una diciannovenne. Belle come il sole, in prima fila, e mentre la sposa percorreva la navata,  si sono commosse. Come me che sono una frignona.

Dopo la cerimonia, in cui lei ha parlato di pazienza in amore e lui ha promesso di non perdere l’energia nel rapporto e abbiamo ascoltato una canzone di Endrigo e hanno letto dei brani tra cui uno tratto dal “Il gabbiano Jonathan Livingstone”, mi avvicina una donna, che è l’ex moglie dello sposo, invitata con il suo compagno, e mi dice che sta leggendo il mio romanzo.

Le stringo la mano, la ringrazio e aggiungo che provo un’invidia pazzesca a vederli tutti lì, insieme e che questa cosa mi commuove.

Osservare le ragazze che si muovono libere tra il padre e la madre e i rispettivi compagni con tenerezza, dà speranza.

Lei sorride, gli occhi sono quelli di una delle sue figlie, e mi dice: “Sai, noi siamo stati amici”.

E io penso al fatto che sia possibile continuare a volersi bene, nonostante una separazione sofferta. Che si supera. E, quando si supera, accadono cose come quella di incontrare un’altra persona e innamorarsi di nuovo.

Poi c’è stato il discorso dello sposo. Ha ringraziato tutti, come si fa di solito, ha ringraziato pure i genitori di lei che hanno accolto un uomo con le sue tre figlie, ha detto proprio così, ma, è quello che è successo alla fine che mi colpito.

Lo sposo, a capo tavola, in piedi vicino alla sposa ha detto: “Grazie a tutti da parte mia, della mia sposa e delle nostre tre figlie”.

È partito l’applauso e io ho guardato l’ex moglie che applaudiva di quell’amore aggiunto per le sue ragazze e mi è sembrata quasi una favola.

E ho pensato che questa è una famiglia. Non importa se sia tradizionale o meno: quando gli intenti sono quelli di farsi del bene, è una famiglia.

Pure il nonno, di una certa età, al mio compagno ha detto: “Ci sono le ragazze, questo è quello che conta”.

Già questo è quello che conta.

Durante i saluti agli sposi, prima di andare via ho detto loro che era stato davvero bello vederli insieme. E le ragazze felici.
Lo sposo mi ha risposto: “Siamo stati fortunati” .
“Non è vero, siete stati bravi, tutti, ed è proprio così: esistono tanti padri e tante madri, se gli accogliamo siamo semplicemente più ricchi”.
Ci siamo abbracciati.

Durante il matrimonio diverse persone si sono avvicinate a me e al mio compagno e ci hanno chiesto: “E voi, quando vi sposate?”.

Noi ci siamo guardati. Non ci sposeremo. Non ora. Non è nelle nostre intenzioni. Siamo mancanti, direbbe qualcuno.
Semplicemente ci vogliamo bene e ogni coppia ha diritto a vivere il proprio amore come lo desidera.

E non c’è un amore che vale di più di un altro, ognuno trova il suo.

Forse andremo a vivere insieme, chissà. Ma anche questo per ora non è nei programmi e, per fortuna,  non ci è dato saperlo.

Di certo, avrei voluto che le mie figlie fossero circondate di tutto l’amore possibile, quella sarebbe stata la gioia più grande.

Vederle felici, muoversi libere tra me e il loro padre. Avrei voluto che nessuno si sentisse minato dall’amore dell’altro.

Io e il mio compagno abbiamo ballato. Due passi. Lui ha brontolato: non sono capace, ma mi ha fatto volteggiare. Ed è stato bello.

Quando siamo usciti pioveva a dirotto e lui è venuto a prendermi fino al patio con l’ombrello aperto e mi ha fatto salire in macchina, in modo che non mi bagnassi. Pensa a me, e non è scontato.

Prima di addormentarmi gli ho detto: sono felice di amarti. Ed è davvero così.

L’amore vale, con o senza matrimonio, ma deve prevedere la gioia. Ora lo so.

La famiglia vale, tradizionale o no,  ma deve prevedere la volontà di farsi del bene. E quando accade è meraviglioso.

Ora lo so.

Penny
#ilmatrimoniodimiasorella

10 comments on “Il matrimonio. La famiglia.”

  1. Sei meravigliosa. Sai descrivere l’emozione e mi ci ritrovo. E non è affatto scontato. Anche io ho passato una buona giornata, di quelle inaspettate e belle, vissute 🙂

  2. E qui a me si sono aperte le dighe, un po’ per commozione, un po’ per felicità per queste bellissime persone, un po’ perché io non riesco a trovare la mia strada (ma la trovo quanto prima!). In ogni caso grazie, parole che riempiono sempre il cuore le tue.

    • Intanto la strada non è mai certa. E quando ci siamo sopra spesso non ce ne accorgiamo… grazie a te di esserci sempre. ❤️ Penny

  3. caspita… io in questo momento ho vissuto questo bellissimo articolo come un pugno allo stomaco. Se la compagnia del mio ex pensasseai miei figli come un po’ suoi starei malissimo. Lei è entrata nella nostra crisi matrimoniale ed ha vinto con la sua giovinezza . Penso sempre che ha preso la mia famiglia…io rimasta da sola ed i due ex amanti insieme, che quando lui ha i bambini loro sono 4 ed io una. Che la fedeltà e l’amore hanno perso. Con il tuo articolo hai messo a nudo la mia rabbia che non mi fa stare bene…. ma io quella donna che ama gli uomini sposati non riesco a vederla accanto ai miei figli. La mia famiglia è distrutta perché le bugie non portano unione. Non so se raggiungero’ la pace… ma io l’altra spero di non doverla mai incontrare. È bellissimo pensare a famiglie così…. io proprio non ci riesco.
    Grazie Penny

    • Cara Kate, ci sono storie fatte di dolore; ma il dolore non è mai fine a se stesso. Sai, anche per la famiglia di cui ho parlato è andata come la tua, eppure, a un certo punto hanno superato la perdita e salvato ciò che li ha uniti… le persone si innamorano, le storie finiscono, e non è mai una persona che porta via un’altra…so che sei arrabbiata, ma quella rabbia non ti serve se non a farti più male. Vivila, ma datti un tempo e poi lasciala fluire…ricomincia da te.
      PS siamo tutti soli e lui continuerà ad essere il padre dei tuoi figli.
      Ti abbraccio. Spero che tu mi abbia compresa.
      Penny

  4. Nessuno si senta mutato dall’amore dell’altro. Benissimo pensiero.
    Ho gioito per queste persone pure estranee, ma che tu ci hai reso così familiari. Sempre grazie! ❤

  5. Sono d’accordo che arrivare a quel punto, con una piena accettazione (sembra ) da parte di tutti sia bellissimo, a me non è riuscito, anche per responsabilità mie.
    Riferendomi al messaggio di Kate però capisco il dolore e penso anche che non sia sempre tutto uguale, almeno io ho sempre fatto fatica a giustificare tutto nel nome dell’amore e credo che quando si è dall’altra parte, come Kate, il dolore sia talmente profondo che solo sentirlo meno è un’impresa.

    • Non ho altro da dire se non che capisco. Capisco la difficoltà quando si è dall’altra parte. E ho rispetto per quel dolore. Un abbraccio Penny

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