Accade. Ad un certo punto.
Non si ha più voglia di fingere.

Guardi la vita e ti sembra piccola.
Forse insignificante.

Quello che prima aveva un valore, improvvisamente, non lo ha più. Rituali a cui devi sottostare. Umori da sedare.

Richieste identiche a sé stesse.

E ti chiedi perché hai perso così tanto tempo.

Dove sei stata. Chi sei.

Perché sei così sola.

Ti guardi intorno.
Lo spazio non ti sembra tuo.
L’esistenza neppure.

Sei tu l’estranea.
Tu, e il tuo bisogno di andare via.
Che scalcia. Rompe gli argini.
Le abitudini. A volte, l’amore.

Accade. A un certo punto.
Ti risvegli dal torpore e rinasci. Di nuovo.

Una seconda volta. È la vita che spinge.

Figli della placenta,
ritrovi i piaceri che avevi perso.
Smarriti nell’ordinario.
Non fingi più.

Non puoi e non vuoi.

Liberata da un affetto tiepido.
Da una dipendenza emotiva.

Il tempo è di nuovo tuo.
La vita pure.
Te la sei ripresa.

Acchiappata in corner.

È lì che diventi cattiva, la stronza, quella che pensa solo a sé, invece, stai solo cercando di salvarti e non soccombere.

Perché non lo capiscono?

Una cosa è certa, smetti di chiedere scusa.

Non c’è nulla di male a pensare di essere felici. Proprio nulla.

Ognuno racconta la propria storia e non dipende da noi se l’altro non ha saputo riscrivere la sua.

Tu, smetti di chiedere scusa. La colpa, è il gioco del ricatto.

Nessuno salva nessuno.

Autorizzati alla felicità.

Penny

13 comments on “Non chiedete scusa.”

    • Dipende per cosa. Per la separazione no. Si capisce e comprende il loro dolore, ma non c’è niente da perdonare. Io la penso così. Besos

  1. Cara Coccodrilla, non c è momento non c è giorno non c è istante in cui io non chieda scusa ai miei figli, non mi senta in colpa x loro.
    Non era più vita quella.
    Non lo è neanche questa.
    Sarà un pensiero costante x il resto della mia vita.

  2. Io sento che comunque per tante cose devo chiedere scusa. L’importante però credo sia comunque andare avanti

    • Io penso che ciò che pensiamo ( bel gioco di parole) sia importante, più di quello che dicono gli altri. Anche se in questo caso sono io ?

  3. Ciao Penny, ho scoperto oggi il tuo blog, pochi minuti fa, cercavo di capire come si sentono o si sono sentite altre donne che hanno affrontato una separazione.
    Ecco, anche io provo un senso di ineluttabilità, che non c’era più niente da fare. Ho una bimba piccola e il più della responsabilità è legata a lei, se non ci fosse stata mi sarei allontanata molto prima… non avrei aspettato altro tempo….
    Questo post mi è di aiuto.

    • Grazie per aver scritto. So che non è semplice. Sono felice che ti siano d’aiuto le mie parole, come è stato per me a suo tempo scrivere o raccontare ad amiche che mi hanno compreso. Soprattutto, perché, mi sentivo tanto in colpa e questo non faceva che peggiorare la situazione. Mi sentivo la “cattiva”. Quindi, credo che parlarne, raccontare che una storia può finire, ci aiuti. Aiuti tutti, chi è lasciato e chi lascia. Ti abbraccio.
      Noi siamo qui.❤️ Penny

  4. Ciao Penny, leggo ora e piango come se nn ci fosse un domani… sono arrivata alla fine di una storia di 24 anni, 13 di matrimonio e due bambini… e ora che sento di essere alla fine di tutte le mie forze, attaccata ad un rapporto che nn voleva andare avanti…ora che ho mollato e ho detto che x me era finita… ora davvero sono io la stronza… per tutti, i parenti sono i giudici peggiori, ma che ne sanno di quello che si vive… di come si va a letto la sera sempre più morta dentro…ora che abbiamo deciso di fare BASTA… mi si chiede di continuare x i figli…e ogni volta he mi viene detta sta cosa… il senso di vomito e vertigini arriva come un uragano… e mi lascia stravolta… nn vedo proprio una via di fuga… o meglio… io la vedo… ma chi pagherà il conto?

    • Cara Claudia, nessuno pagherà il conto, se ti riferisci alla sofferenza dei tuoi figli. Lo pagheranno se avranno sul groppone l’essere un collante, sai che responsabilità! Per quanto riguarda i parenti, la separazione rompe dei sistemi e degli equilibri, gli altri hanno paura perché devono guardare alla propria coppia e ciò presuppone farsi domande. Il tempo aiuta, quello che ora agli occhi degli altri è anormale diventerà normale, avranno altro di cui occuparsi, quindi, non pensare nemmeno per un attimo di non fare ciò che senti per il giudizio. Essere felici richiede coraggio, l’infelicità è di gran lunga una scelta più comoda. Ti abbraccio Penny

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