Casa nostra ha tre stanze. Una cucina, una sala e la camera delle girls.

In questi giorni di malattia e di pioggia siamo state stipate in casa. Loro a studiare, dormire e incollarsi allo schermo. Io a rimettermi in sesto e fare quelle cose ostiche ( tipo il registro elettronico, tipo i conti, tipo articoli in sospeso) che non riesco mai a fare.

Comunque, a Napoli, ogni volta che le due girls vedevano un basso o un portoncino malridotto e minuscolo, mi prendevano in giro e mi dicevano:
“Potremmo trasferisci qui, sarà sempre più grande di casa nostra!”.
“Siete stronze” mi sono difesa.
“Dai mamma,  siamo le uniche nel nostro palazzo che non hanno la cassetta della posta! Abbiamo solo un buco, confondiamo persino il postino!”.
“E poi” continua l’altra ridendo:” non abbiamo nemmeno un numero. Siamo A. Che interno è A? Secondo me non ci ha mai vissuto nessuno erano cantine!”.
Loro sghignazzavano e,  ovunque, mi indicavano porte, porticine, posti ameni e mi dicevano:
“Ecco casa nostra!” ?

Allora io penso al mutuo, all’amministrazione, alle tasse, al fatto che sarò proprietaria di quella casa forse a 70 anni. Al fatto che 46 metri quadrati sono comunque nostri. Anche se non siamo un numero interno, e il postino ci lascia le bollette in giro, che, ogni tanto, è pure bello perderle. Mi sento già molto fortunata.

Sapete quando si dice:” È tutto ciò che abbiamo?”. Ecco, a me quel tutto mi sembra una grande cosa.

I miei genitori, tanto tempo  fa, si sono fatti in quattro per comprarsi un appartamento a Sampierdarena di 5 vani e mezzo. Sono stati quelli che dormivano nella camera più piccola e hanno dato a noi quella più grande.

Hanno pagato il mutuo a suon di piegarsi la schiena, cercando di migliorare la loro situazione e aiutare me e mia sorella nel tragitto verso l’acquisto di una casa.

Solo che poi, nell’euforia del “sarà per sempre” io mi sono persa. E quando ci hanno aiutato per l’acquisto dell’appartamento, la casa è stata intestata sia a me che al mio futuro marito. Nonostante dall’altra parte non ci fosse stato nessun contributo.

Una cambiale in bianco praticamente.?

All’epoca loro sentivano di farlo. Volevano il mio bene, e volevano bene anche a lui, proprio  a lui, le girls non c’erano ancora.

Quando ci siamo separati e abbiamo venduto la casa, il mio ex, si è dimenticato di quella “partenza”. Quando mia madre sente e vede la mia fatica, con il senno di poi mi ha detto: che stronzata!

Pure mio padre me lo ha detto, quando era vivo.

Abbiamo confuso i piani, per questo dico che, a volte, l’amore non basta, non è sufficiente. Bisogna sempre tener conto che le cose cambiano, le persone cambiano. E questo non vuol dire volersi meno bene.

Vuol dire proteggersi. E proteggere i figli.

Proteggere le vostre figlie, vi direbbe mia madre, e lo so che insisto con ‘sta roba, ma ripeto, siccome, può andare bene oppure no, e, siccome, non possiamo far finta di non essere come donne “socialmente deboli”, mettetele in condizione di farcela da sole. Di essere autonome se le cose non dovessero andare. E pure i vostri figli.

Liberi entrambi. Per potersi amare bene.

Ecco, a volte, vengo bacchettata, come se nei miei scritti fossi cinica rispetto all’amore. O fossi contro il matrimonio. Chi mi segue da un po’ sa che non è così. Io sono per l’amore quando non è  bisogno.

E credo sia giusto smetterla di usare vocaboli che confondono i sentimenti e non chiamano le cose con il loro nome, ma che sia importante usare lemmi nuovi che sappiano di verità.

Comunque, tornando a noi, quello che volevo dire in realtà,  è che quando siamo a casa tutte e tre, strette strette, prima di sedermi in qualsiasi posto a lavorare, chiedo alle girls:
“Dove pensate di mettervi?”.
Litigano per mezz’ora su chi deve andare dove, alla fine si spartiscono la camera e la sala.
“Ok” rispondo “la cucina è mia”.

Prendo il mio posto al tavolo. E non si capisce come mai, non si capisce perché, nel giro di una decina di minuti arriva la prima girl, e dopo un po’, come sentisse l’odore, arriva l’altra.

Mi circondano. Si allargano. Litigano. Ovviamente non posso mettere musica e se parlo mi fanno: scccc! Perché le disturbo.

Eppure, mentre, ognuno di noi tre è concentrata nel suo pezzo di mondo, testa china e pensieri altrove, penso che la nostra casa vada bene così.

Perché, in fondo lo, spazio di cui abbiamo bisogno, a volte, è il corpo di chi amiamo. E la sua vicinanza.

Solo quello.

Buon venerdì sera.❤️

Penny
#ilmatrimoniodimiasorella.

 

7 comments on “È tutto ciò che abbiamo.”

  1. Grazie Penny, bella riflessione.
    La casa dove abito con i bambini è a metà tra me e il mio ex.
    E si sente tutta quella metà…spero fra qualche tempo di riuscire a venderla e trovare un piccolo posto solo mio, dove stare con i bambini e dove non mi si ripeta ogni volta che sono a scrocco (la casa è anche mia, pago anche io il mutuo) e che non mi senta ospite.
    Ho da chiederti alcune cose, Penny…chissá magari lo faccio un giorno in privato…buon weekend

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