Ci sono cose da dire ai genitori. Come ad esempio che se falliamo, a volte, non è colpa di nessuno.

Che gli errori sono nostri. Come un diritto.

Dovremmo dire ai genitori che se stanno male stiamo male anche noi.  La felicità è contagiosa come la tristezza.

Che se qualcosa va storto e non è andato secondo i piani, noi sappiamo comprendere.

Che non devono essere perfetti, anzi. Che nell’imperfezione possiamo riconoscerci. Nella perfezione mai.

Dovremmo dire ai genitori che abbiamo bisogno di tempo. Per capire e diventare grandi.

Che l’amore tra di loro può finire. Quello per noi no. Se succede è davvero dura.

Ai genitori dovremmo dire che quando non ce la fanno più, possono appoggiarsi.  Anche noi siamo capaci di cura.

E se cadiamo, a volte, dobbiamo risolvere le cose da soli. Altrimenti l’autonomia si chiamerebbe dipendenza.

Ai genitori dovremmo dire che se non parliamo, c’è un motivo. Che i segreti esistono e ci determinano.

E quando trasgrediamo dovrebbero voltarsi indietro ricordandosi che ragazzi sono stati, invece di frantumarsi. Che abbiamo bisogno di padri e madri che sappiano fare gli adulti.

Dovremmo dire ai genitori che se i figli piangono e non raccontano il motivo, spesso, è perché non c’è.

Ai genitori dovremmo dire che lo sappiamo:  il matrimonio non è per sempre e le cose accadono, ma è bello sperare nell’amore.

E che non devono smettere mai, per nessuna cosa al mondo, di aiutarci a sognare.

Dovremmo dire ai genitori che se la camera è in disordine è perché stiamo cercando di mettere in ordine qualche cos’altro.

E che se siamo tristi, a volte, abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci ascolti. E non che ci dica sempre cosa fare.

Che la vita di un figlio non si programma ma si lascia scorrere. Che noi siamo noi e loro sono loro.

Ai genitori dovremmo dire che avere una fede al dito, un marito, una moglie, una famiglia non determina chi sarai. Tu determini chi sarai.

E che i pregiudizi non ci aiutano a crescere. Ma l’accettazione dell’altro si.

Che nell’amore bisognerebbe ribaltare la medaglia: se la donna fa carriera e il padre si occupa dei figli, è un valore aggiunto.
Il mondo sarà sicuramente un posto migliore.

Ai genitori dovremmo dire che i figli hanno bisogno di limiti. Quei limiti che, a volte, la vita non ci sa dare.

E se hanno commesso uno sbaglio non è detto che sia lo stesso per noi. Ci aiutino ancora e ancora a tentare.

Ai genitori dovremmo dire che i soldi non fanno il futuro della persona, ma lo stare accanto sì. Più di tutto il resto.

Che siamo figli del mondo. Sappiano lasciarci andare.

Dovremmo dire ai genitori che se un figlio sceglie una scuola semplice non per questo vuol dire che sia meno intelligente o meno capace. C’è bisogno di tutti. Va bene così, qualsiasi cosa siamo.

Ai genitori dovremmo dire che se stiamo fermi un po’, non siamo dei falliti o stiamo perdendo tempo. Stiamo solo cercando la nostra strada.

Ai genitori dovremmo dire che non devono aver paura, ogni anno che passa è un anno in più che siamo stati insieme. Come un grande regalo.

Ai genitori dovremmo dire che possiamo andare lontano. Molto lontano.
Dove non ci vedono più.

Ma conosciamo la strada. E se ci hanno insegnato a camminare da soli, sapremo sempre come tornare a casa.

E torneremo.

Le girls

#ilmatrimoniodimiasorella.

PS da un suggerimento di Emilia Marasco. Io ho prestato la mano. Le girls ne sono le autrici. Un lavoro che ci ha trovato complici. Ci ha fatto discutere e come madre mi ha dato la possibilità di capirle un po’ di più. Spero possa servire anche a voi.

Buon Natale da noi tre.
Penny

6 comments on “Ai genitori. Ci sono cose da dire.”

  1. il senso del tuo essere madre, un bellissimo confronto costruttivo da cui nasce uno scritto così…d’ impatto.
    chapeau!

  2. Post bellissimo. La frase “E se ci hanno insegnato a camminare da soli, sapremo sempre come tornare a casa” credo, a mio modestissimo parere, che debba essere lo scopo di un genitore: rendere indipendenti i propri figli 🙂 Un abbraccio e grazie di tutto, come sempre 😀

    • Anch’io lo penso e credo che il più grosso fallimento di un genitore sia proprio quello, rendere dipendenti i figli. Grazie caro Claudio. Penny

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