Nel momento in cui i nostri figli nascono, in quel momento, sta a noi decidere che tipo di persona vogliamo che siano.

Spesso decidiamo tutto in anticipo. E con una certa inconsapevolezza. Il colore della stanza, i vestiti, gli oggetti di cui circondarli. Immagini da offrire: supereroi o principesse nelle magliette, sulle pareti. Decidiamo quali giocattoli comprare. Cosa aspettarci da loro.

Cenerentola pulisce. Biancaneve pure. Sono servili e alienate come Belle, che si innamora di chi la rapisce e la maltratta, oppure come la Sirenetta che decide di rinunciare al dono più prezioso: la voce e lo fa per amore. La strada è tracciata.

Se le femmine possono essere principesse o streghe, i maschi incarnano i principi: il coraggio, l’audacia, la forza e l’intelligenza. Che è difficile pure per loro. Cosa devono fare quando arriva la paura? Sentirsi impotenti, incapaci?

Ecco, tocca a noi decidere, fino a quando saranno autonomi, quali persone vorremmo che fossero i nostri figli.

Rompere gli stereotipi è importante. Ma non solo. Possiamo scegliere se rispondere alla richiesta sociale, oppure cercare di capire veramente chi sono i nostri bambini o i nostri ragazzi.

Non farsi prendere dalla smania di competizione e dalla paura del futuro. Fermarci sempre. Certo, mi rendo conto che bisogna andare controcorrente, bisogna continuare a ripetersi ogni santo giorno: voglio questo per loro? E non solo: che madre o padre desidero essere?

E allora, se la società ci spinge a consumare, a elemosinare il loro amore comprando regali per accontentarli, noi dobbiamo resistere.

Dobbiamo pensare che tipo di persone vogliamo che siano. Persone che abbiano il senso del limite, che desiderino ancora qualcosa, che si guardino intorno e si accorgano della mancanza, del dolore del prossimo; che non si aspettino da se stessi il coraggio se sono maschi e la dedizione se sono femmine, ma che scelgano di essere se stessi in base alle loro inclinazioni.

Insomma, dobbiamo fare la nostra parte e farla bene. Resistere alla paura che arrivino ultimi o penultimi e così via. Resistere alla competizione, alla bravura conosciuta solo attraverso il rendimento scolastico. E se fossero semplicemente persone buone? Capaci di empatia? Di sentire e accorgersi dell’altro? Non potrebbe bastare?

“Mio figlio/a è una persona buona”. Non è questo che dovrebbe farci diventare orgogliosi? E chi se ne frega se saranno idraulici, farmacisti, netturbini, ingegneri. Se avranno una casa grande o una piccola, se saranno in affitto o sarà la loro.

Se non saranno felici, cosa avrà senso? E la felicità non è legata al sentire?

I nostri figli sono tante cose. Sono lo spazio che occupano, le persone di cui si interessano, le cose che dicono, le loro passioni, le paure e, soprattutto, le difficoltà che mostrano. Sono le loro capacità ma anche le cose in cui non sono capaci. È lì che nascondono la loro essenza ed è quella su cui dobbiamo soffermarci. Non necessariamente per “educarla” o “correggerla” ma per farla esistere.

Se potessi fare un replay, se potessi tornare indietro e guardarli con occhi più consapevoli, probabilmente condizionerei meno la loro vita, ristabilendo il valore delle priorità. Ma, siccome il tempo ha un meccanismo tutto suo e non è mai tardi per cominciare, resistiamo.

Facciamolo insieme in nome dei nostri figli e del loro futuro.

Mettiamo pochi regali sotto all’albero, non è così che sapranno di essere amati. Devono desiderare e sentire la mancanza. Devono poter “percepire”. E se riempiamo tutto lo spazio con gli oggetti, se gli diciamo come devono essere, come faranno a scoprire chi sono?

La verità è che noi “grandi” dovremmo fermarci. Lasciare che il mondo scorra veloce e camminare lenti. Lenti. Più lenti che possiamo.

Dovremmo impacchettare il dono più importante sotto l’albero, quello che i nostri figli si aspettano da noi: essere accettati per ciò che sono esattamente.

È quel “esattamente” la parte difficile da trovare, quella più autentica. Quella che dobbiamo cercare e far esistere con forza. Perché se non lo facciamo noi, difficilmente loro lo faranno.

Amarsi per ciò che sono esattamente.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella

Ps resistiamo. Ecco. Alla società folle della corsa.

 

10 comments on “Un regalo sotto l’albero: amiamo i nostri figli “esattamente” per quello che sono.”

  1. Mi trovi come sempre molto d’accordo.
    Ma vedo che i genitori dei miei alunni fanno fatica ad accettare che la/il loro figlia/figlio abbia dei “problemi” nelle materie “importanti”. Posso insistere quanto voglio con il dire che ė una brava persona, che ė creativo, empatico, ben voluto da tutti….”ma queste cose non gli daranno da mangiare”..mi sento rispondere.
    Ce nė ancora molta strada da fare e in questo senso le tue parole sono ancora più preziose.
    Grazie e che la vita ti sia lieve
    Spilla

    • Ma noi dobbiamo insistere. Resistere. Andare controcorrente. La parola e gli atti sono potenti.
      Grazie per quello che hai scritto. Penny
      Buon Natale

  2. Ho 4 figlia, la terza è femmina e sono fiera di averla cresciuta con gli stessi diritti e doveri dei maschi. È venuta fuori bene…

  3. Il mio sollievo per questo Natale è questo tuo post!!! Vado avanti, sotterrata ancora dalle mie macerie, ma certa che il lavoro che sto attuando con la mia creaturina è di assoluta consapevolezza e soprattutto di verità. Sempre. A volte anche profondamente dolorosa. Io ti dico grazie e…sereno Natale mia cara Penny ?

  4. Da quando mia figlia sta crescendo sempre di più, rimango esterrefatto da come ogni singolo nostro esempio, nostra parola e nostra azione possa influenzare i nostri figli molto pesantemente. Mi sto convincendo sempre di più che se desideriamo che i nostri figli acquisiscono certe qualità, certe competenze o abilità è necessario che noi per primi diamo l”esempio. Grazie come sempre per i tuoi pensieri ed i tuoi post. Buone feste a tutta la tua famiglia.

    • Caro Claudio, sei molto importante qui. E non solo.
      Grazie di esserci e di andare oltre le mie parole, a volte.
      Buon Natale. A te. Alle persone che ami. Penny

    • Caro Francesco, ogni tanto ti penso. Ti immagino nella tua casa che apri il frigorifero. Non so perché. Forse per controllare che tutto sia a posto.
      Ricorda il dolore. Non dimenticarlo. Lui serve per essere persone migliori. ❤️ Penny

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