I bambini hanno bisogno di limiti. Ce li chiedono costantemente.

Hanno bisogno di confini che li determinino. Che determinino la differenza tra noi e loro. Tra l’essere figlio e genitore.

Hanno bisogno di una presa in carico, non di una sostituzione.

Di un adulto che sulle faccende importanti sappia decidere il da farsi.

Ci preoccupiamo sempre che i nostri figli sappiano fare quella o quell’altra attività.

Che brillino o siano eccelsi in qualcosa, quando l’unica cosa di cui avrebbero davvero bisogno è saper avere a che fare con le proprie emozioni e saperle gestire.
Prime fra tutte la frustrazione, quella che noi adulti non reggiamo.

Dovrebbero conoscere il nome dei sentimenti. Capire come si sentono, invece, a volte, li confondiamo.

E se, ad esempo, sono tristi, noi grandi, che dentro quella tristezza non sappiamo starci, pensiamo subito sia colpa nostra e gli diciamo:”Dai, distraiti un po’!”.

Invece, a volte, hanno solo bisogno di stare. Altrimenti, impareranno, che la soluzione al disagio, alle emozioni, al sentire, sarà quella di scivolare via. Di distrarsi. Di fare cose. Una dopo l’altra. Di riempirsi il tempo.

E noi ne sappiamo qualcosa.

Nella noia il pensiero produce, progetta, il corpo si riposa. Trova nuova energia.

A volte, i nostri figli sono stanchi e ci chiedono tempo, non necessariamente per stare con noi.

A volte li sento fuori dalla scuola che piantano delle grane perchè vogliono andare a casa, invece c’è sempre qualcosa a cui sono costretti e io, non so, se sia un bene.

Mentre li ascolto, che hanno così tante cose da raccontare i bambini, sanno di cosa hanno bisogno e lo dicono, lo chiedono, finchè si adattano alle nostre urgenze. Ed è lì che siamo perdenti.

A volte, penso alle mie figlie, alle varie danze, ai corsi d’inglese fatti, a quelle capacità che sono state necessarie e saranno necessarie per affrontare l’esistenza e mi sembra, in quei casi, di essere andata fuori strada.

Ancora oggi, mi chiedono tempo, ad esempio per prendere delle decisioni.

È difficile abituare i bambini a “essere” e non sempre a “fare”. Abituiamoli a riconoscere come si sentono, di cosa hanno davvero bisogno.

Ad esempio, oltre al tempo hanno diritto alla stanchezza. Al riposo. Al ritrovare l’energia per ripartire.

“Sono stanco” dicono i bambini. E, allora, dovremmo dargli la possibilità di fermarsi.

E fermarci un po’ anche noi. Che intanto l’unica cosa che sfugge è il tempo insieme.

E la vita, quella dentro al loro sentire.

Penny

Ps: ricordiamoci di stare.❤

8 comments on “I bambini. Il diritto alla stanchezza.”

    • Già. Pure alla noia. Basterebbe osservarli quando giocano da soli, basterebbe osservare le interruzioni degli adulti, poi ci chiediamo perché i bambini di oggi non sanno stare…Bacini. Penny

  1. Quando non si fa nulla ci si sente in colpa e questa sentimento ricade anche sui figli. Gli abbiamo fatto fare corsi di ogni tipo. Spesso non sono serviti a niente o forse solo a placare le nostre ansie.

    • Credo sia proprio come dici tu, per me è stato lo stesso, se penso al tempo perso a cercare l’attività giusta…ora non abbiamo soldi, le mie due non fanno niente. E non mi preoccupo più così tanto del loro futuro, ansia dell’Università ecc…mi ripeto: ce la faranno. Sai una cosa? Dentro al “niente” mi sembrano più serene. Vedremo. Un abbraccio grande Penny

  2. Ed io ho salvato anche questo post…parole che fanno riflettere b a me soprattutto, che non so stare nella solitudine, nel silenzio e mi affatica per non pensare.
    E sai cosa? Trasferisco questa mia paura su di loro è lì trascino di qua e di là con l idea che vorrei dare loro stimoli timorosa di non sapere dare loro abbastanza…un bacio..

    • Cara Babs, i bambini più risolti a scuola, speso, sono quelli meno pieni di stimoli, occasioni, possibilità. Sono solidi. A volte non dobbiamo fare niente, solo vivere la nostra vita, esserci quando hanno bisogno di noi. Non mettergli l’ansia della prestazione, del perdere chissà cosa. A stare tranquilli non perdono nulla, acquistano solo serenità. Bacini, tanti. Penny

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