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La mia classe. Una seconda.

20 bambini, di cui 10 femmine.

La scorsa settimana ho letto un libro che affrontava il tema gli stereotipi di genere.

Mentre leggevo le bambine si avvicinano per sentire bene, sgranavano gli occhi, attente alle parole, una mi è arrivata alle spalle e stava lì, quasi su di me.

Alla fine della lettura c’è stato un borbottare dei maschi, un silenzio che pesava delle femmine.

Un bambino ha detto: “Io avevo una barbie, era di mia sorella”.

“Anche io avevo una bambola, era di mia sorella, la picchiavo” ha detto un altro simulando il gesto di infliggere delle botte.

Un altro ancora ha portato la bocca in avanti, facendo finta di ammiccare e muovendo il sedere, come se le femmine fossero caratterizzate da precisi comportamenti.

Gli altri maschi si sono messi a ridere, le femmine tacevano.

Discutiamo.

“I maschi sono più coraggiosi” ha detto a un certo punto un bambino.

Una bambina ha alzato la mano e ha esclamato imbronciata: “Non è vero!”. Poi ha cercato subito esempi per giustificare il suo coraggio. “Io non ho paura del buio né di perdermi. Sono forte! A volte vorrei essere un maschio per poter fare tutto”.

Allora ho domandato:“Ci sono delle femmine che vorrebbero essere maschi come lei?”.

Hanno alzato le mani otto bambine su dieci.

“Ci sono, invece, dei maschi che vorrebbero essere delle femmine?” chiedo ancora.

Nessuno.

Propongo una lavoro: SCRIVETE, secondo voi, COSA POSSONO FARE I MASCHI E QUELLO CHE POSSONO FARE LE FEMMINE.

Ecco le risposte dei maschi:

I maschi possono giocare a basket, lottare a sumo, farsi la cresta, giocare a calcio perché sono più bravi, giocare con le carte, possono mettersi tutto quello che vogliono, non indossano le gonne e i tacchi, li prenderebbero in giro. Possono mettersi le magliette di Spiderman, i maschi sono più bravi a buttarsi, e sanno guidare meglio le macchine telecomandate perché non le fanno scontrare, non possono mettere il reggiseno, possono fare gli spazzacamini e calcio maschile, il calcio è da maschi e i maschi ci sono più abituati. Le femmine possono indossare la fascia, la gonna, il bianco, il rosa, il fuxia, perché sono colori da femmine, possono mettersi il reggiseno, i tacchi rossi leopardati, possono giocare a pallavolo, indossare le calze a maglia e i vestiti lunghi. Possono indossare il rosa. Possono fare calcio femminile, a volte. Possono indossare le magliette delle principesse, giocare con le barbie e mettersi il vestito di Frozen. Possono fare i figli, ha scritto un bambino. Non so se le femmine possono suonare il piano, ha scritto un altro.

Le femmine hanno scritto che i maschi possono fare quello che vogliono e vestirsi come vogliono.

Una bambina ha scritto che a lei non piacciono le cose da femmina. Un’altra ha scritto che non c’è differenza tra maschi e femmine, possono fare le stesse cose.

I maschi non possono fare la dottoressa, le femmine non possono fare il vigile.

Le femmine fanno i figli e possono giocare con le macchine.

Una bimba, quella che ha parlato di più e ha obiettato alla storia del coraggio, ha scritto: i maschi fanno incazzare le femmine. Sono noiosi e stupidi. Pensano solo alle carte del calcio. Sono imbecilli. Le femmine possono fare ginnastica artistica e sono intelligenti.

Io di quella giornata ricordo gli occhi un po’ rassegnati delle bambine quando parlavano i maschi, alcune non hanno mai obiettato. Ricordo il coraggio di un bambino che ha dichiarato di giocare con le bambole. Le risate degli altri. Ricordo le parole legate al femminile: tacchi, reggiseno, colori.

Penso alla forza del linguaggio, alla capacità di trasmettere significati. Alla nostra responsabilità.

Ma, soprattutto, penso a quelle otto bambine con la mano alzata. Al loro desiderio, a sette anni, di essere come i maschi.

Penso al lavoro lungo che ci aspetta perché ognuno di loro, maschio o femmina che sia, possa avere la possibilità di essere se stesso, non un genere pieno zeppo di stereotipi.

Penso alle bambine del mondo e alle donne che saranno e, purtroppo, credo che ci sia un nesso tra queste bambine con la mano alzata e la nostra società, quella della violenza sulle donne, degli stupri, del ddl Pillon.

Spero nel coraggio degli uomini, quel coraggio necessario a raccontare le proprie fragilità e la forza delle donne come persone. Sì, spero in quegli uomini.

Noi siamo già in movimento e non ci fermeremo facilmente, credo.

Quelle bambine aspettano solo voi.

Uomini capaci di sentire e capire l’altra metà del mondo.

Penny

#ilmatrimoniodimiasorella.

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