Con le mie amiche parliamo spesso dei nostri figli. Come uno sfogo.

Ci raccontiamo la verità. E solleva.

Ci pensavo, ieri, non so il perché. Dentro al nostro essere amiche non c’è spazio per la competizione.

Quelle brave bravissime con i figli bravi bravissimi, le abbiamo lasciate per strada.

Noi, possiamo dirci ciò che per il cuore è indicibile. Ad esempio che non sopportiamo i nostri figli. Che, a volte li vorremmo diversi. E non sempre ci piacciono.

Possiamo incontrarci in mezzo alla strada ed esclamare: “Sono uscita altrimenti la strozzavo!” e sapere di essere comprese.

Possiamo dire pure le parolacce, una, due, cento, e ci si ride su.

I nostri figli sono come noi, narrazioni imperfette. Che, a volte, ti sembrano incomprensibili. Non li capisci e non sai come muoverti.

Ci raccontiamo anche questo.

Che ci sentiamo madri il più delle volte incapaci, che annaspiamo e andiamo di buon senso.

Così, quando ci troviamo davanti a un caffè o a un bicchiere di vino, sappiamo di assomigliarci e che i nostri figli si assomigliano, incasinati un po’ come noi.

C’è quello che fa il matto, quello che va male a scuola, quello che va troppo bene a scuola e ha pochi amici, quello che rompe, quello che non ha voglia di studiare ma riesce ( e lì scappa un: beata!), quello solo, quello troppo insieme, quello che si fa i cavoli suoi.

Poi ci sono i padri, ma questa è un’altra narrazione.

E, allora, penso che sono fortunata ad avere amiche così, a cui posso dire la verità vera su quel culo che è l’essere madre e non sentirmi un disastro.

E sapere che neppure i miei figli sono un disastro.

Semplicemente sono figli ed è questo il difficile dell’amore, fare i conti con il loro modo di stare al mondo.

Io e le mie amiche non ci diciamo mai come dovremmo fare. O se lo facciamo è perché ci viene chiesto, come un consiglio.

Sappiamo quanto sia difficile capirci qualcosa.

Però ci siamo, dentro ai votacci, ai cambi di scuola, alle preoccupazioni. Che sono le stesse.

E mentre sorseggiamo il nostro caffè o il cappuccino, o il latte senza schiuma, o l’orzo o l’orzo leggermente macchiato o il marocchino, che il barista ci odia, abbiamo un’ unica certezza: siamo tutte nella merda!?.

Finché non cresceranno, finché non se andranno di casa, finché, finché.

Nel frattempo ci ascoltiamo. Intanto è l’unica grande cosa che possono fare le amiche, quelle che si vogliono bene.
Esserci dentro alla verità.

Penny

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