A volte smetto di respirare. Cammino in punta di piedi. Sto immobile. E aspetto.
Conto i giorni.
Quelli che mancano allo stipendio. Lo sapete.

Che mi permetteranno per un po’ di ripendere fiato e ripartire.
Le mie figlie lo sanno. La fatica è la stessa. Nostra, direi.

Prima mi arrabbiavo, ora non più.

Le girls non vogliono sentire parlare di mancanza di soldi. Quando mi lamento della fatica mi dicono: “Ma’, ora no”. E le capisco. Neanche io a diciassette e quattordici anni mi vorrei occupare di qualcosa che dovrebbe essere una questione tra grandi.

Eppure, se dico: “Non sprecate nulla, non buttate via niente, state più attente in questi giorni” rispondono un ok e sorridono.

So che mi capiscono.

Hanno già iniziato a rinunciare. L’attività sportiva. I vestiti. La festa dei diciott’anni in grande stile.

Nella nostra famiglia si deve scegliere cosa possiamo tagliare.

“Ma’ chiama tu per il censimento degli scout, i capi mi chiedono come mai non l’hai ancora pagato”.

E io chiamo. Spiego. Non mi vergogno più, che non ho proprio niente da vergognarmi.

E poi c’è la piccola che vorrebbe raddrizzarsi i denti, ovvero, mettersi l’apparecchio. I freni della moto da rifare. La tenda della doccia, “Prima o poi compreremo il vetro”, ho detto alle mie girls, quando ci siamo trasferite lì. La tavolozza del water rotta. C’è la bolletta del gas e tutto il resto.

Stanno un po’ immobili anche loro, con me.

Io, nel frattempo, scrivo all’avvocato senza ottenerne quasi niente, e non e  colpa sua, ma del sistema che ha qualche falla; scrivo sul blog per non implodere e porto avanti le strade legali.

Perché il mantenimento dei figli è un dovere ed è punibile per legge. E non importa se, alla fine, nonostante le condanne, non cambierà molto.

Spero di insegnare alle mie figlie che ci sono cose giuste e cose che non lo sono, e mettere la testa sotto la sabbia non serve a niente.

Affrontare nelle sedi opportune è doveroso, affinché le cose cambino. Un pezzetto per volta. Per tutti.

Che questa storia, riguarda noi, ma anche altre donne e altri figli. Anche padri degni, che ogni mese versano il dovuto e magari fanno fatica.

Ma sono padri, appunto.

Che per essere bravi padri e brave madri, dobbiamo essere prima di tutto brave persone.

Rispettare le leggi, ad esempio.

Comunque, fino all’arrivo dello stipendio continuerò a camminare sulle uova. E pure le girls.

E quando scrivo, butto su carta quello che nel cuore pesa, però, c’è un però, come in tutte le storie.

Perché noi tre siamo una storia. Le vostre famiglie separate, pure.

A volte siamo una storia confusa, a volte meno.

E in questi casini, succede una cosa meravigliosa, io e le girls ci sentiamo vicine e insieme. Come un Noi.
Stretto stretto.

Una famiglia.

La scorsa settimana un bambino della mia classe, alla domanda: “Tu come ti immagini da grande?” mi ha risposto così: “Io voglio essere povero e felice. Intanto povero lo sono già”.

E sembra una banalità, sembra poco, ma ha ragione  lui, la verità è che i soldi aiutano, lo sappiamo, ma la felicità è proprio un’altra cosa.

Come una conquista. Una strada possibile. Una ricerca. Le difficoltà superate. Come un farcela, comunque.

Noi tre camminiamo sulle uova e, a volte, ho paura, ma stiamo costruendo la nostra felicità.

E sapete amiche mie?

Non temete per voi. E neppure per i vostri figli. Ciò che è importante lo sappiamo e lo sanno anche loro. Questo è sicuro.❤️

Penny

16 comments on “Le madri che camminano sulle uova. La famiglia che costruiscono. Come una felicità.”

  1. Grazie, grazie, grazie. Perche sai farmi sentire accettabile ai miei occhi, i più critici e giudicanti e ipercritici che affronto ogni giorno.

    • Mentre ho letto il tuo commento, ho sorriso. Ma quella sono io! mi sono detta. Io che mi giudico, che non mi piaccio, io che ci provo.
      Ti ringrazio molto. E ti abbraccio. Penny

  2. Grazie per ricordarci quali sono le cose importanti della vita. Quando leggo le tue difficoltà ci rivedo le mie. I giorni sospesi in attesa dello stipendio sembrano aumentare ogni mese. Ci perdo il sonno, le relazioni sociali. Declino gli inviti con le scuse più svariate. Qualcuno mi vede tesa e mi chiede come va ed io continuo a dire ‘bene’ . Le colleghe guardano perplesse i miei vestiti lisi ed io sorrido facendo finta di non notarle. La lista delle spese da fare che rimando continua ad allungarsi, mio figlio cresce e non gli sto dando la vita che mi ero ripromessa di dargli. Però so che gli sto dando stabilità e sicurezza e presenza e che queste sono e saranno le sue radici. Ti abbraccio fortissimo e so che arriveranno tempi migliori per voi.

  3. Eh come lo so che significa provare ad arrivare a fine mese..
    Mi fascio la testa facendo la lista delle cose a cui rinunciarevper risparmiare un Po e cercare di dare un Po di più ai bambini per non fare sentire loro troppo il peso della situazione
    Ho pure pensato a costruire un percorso per un secondo lavoro…
    Però io ho un ex che è un bravo padre. Almeno per ora. Che ha saputo mettere da parte il suo rancore nei miei confronti per amore dei bambini.
    Io cerco di non chiedergli oltre sa che ho chiesto un mantenimento minimo per i figli per permettergli di vivere decentemente
    Perché penso che sarà lui a doversi fare carico dei figli laddove non arrivo io
    E quando mi cruccio perché penso ai NO che devo dire ai bambini ripenso alle parole di una dottoressa che mi disse che ciò che passiamo ai figli non sono tanto i beni materiali ma la nostra visione del mondo e della vita.
    È questo il nostro imprinting.
    E questo mi rasserena un po’.
    Grazie Penny. Nei momenti bui penso che te come altre donne fanno fatica ad arrivare a fine mese, hanno figli da fare studiare e mantenere e che piano piano ci si riesce.

    • Grazie per quello che mi hai scritto. Io penso che, quando due genitori riescono a funzionare anche a livello economico dopo la separazione, vuol dire che c’è un bel lavoro dietro. A me manca essere corresponsabile. Mi manca potermi confrontare. Invece tutto sembra ruotare intorno ai soldi e non so perché. Sono due mesi e mezzo che la grande non sente suo padre, in me c’è solo dolore, però, da un certo punto di vista penso sia necessario andare avanti, andare oltre. Pensare che, a volte, le cose non vanno come le desideriamo. Punto.
      Per quanto riguarda i No, a me sembra che, alla fine, le mie figlie riescano a dare più valore alle cose, agli oggetti, alle situazioni. Chissà se il tempo mi darà ragione.
      Besos Penny

      • Che mamma meravigliosa sei.
        Spero che ora le cose siano migliorate per te…
        Riuscire a essere buoni padri e madri dopo la separazione è una grande sfida…a me è andata bene perchè il padre delle mie figlie seppur a fatica fa la sua parte …e io la mia…non sempre arriviamo a tutto ma non importa…è il rispetto che fa la differenza..
        Da 8 anni sono anche matrigna in una famiglia allargata…e di uova temo di averne rotte parecchie seppur involontariamente..credo che condividere il dolore, la rabbia e la paura sia la cura …grazie per ogni tua dorata parola!

  4. Grazie per le tue riflessioni condivise. Mi trovo a fare il bis con queste situazioni, e ti/vi assicuro che è un macigno. Mamma e matrigna (buona) per 14 anni un famiglia allargata con 3 ragazzini, ho dato l’anima, permettendo a lui di fare carriera. Senza riguardi, dopo una trasferta lavorativa in cui i suoi orizzonti sono cambiati, mi ha scaricata. Del matrimonio precedente mi ero dovuta disfare io, e comunque con dolore, dopo avere realizzato che si trattava di soggetto psicopatico (o quasi) e ci faceva terra bruciata intorno, Anni di giudiziale, ripicche e vendette, di cui ha fatto le spese la bambina, con giudici indifferenti e incapaci che lo hanno permesso, con lei economicamente oltre che moralmente sulle mie spalle. Ormai quasi trentenne, la ragazza ne porta le cicatrici. E anche i due maschi- figli del secondo marito in fuga- non è che stiano benissimo, e mettiamoci pure che sono incappata negli ultimi anni in un uomo con i capelli bianchi che sembrava volerci abbracciare tutti, e invece si è rivelato un narcisista e dei più manipolativi. Che dire? La mia vita sembrerebbe un gigantesco fallimento, e certe volte vorrei tirare giù la saracinesca, ma quando mi abbraccio con i ragazzi (Covid permettendo) e vedo il piccolo rapportarsi con sentimento e rispetto verso la sua fidanzatina, mi dico che da parte mia il messaggio di amore, coerenza, e senso di responsabilità è passato e che forse a loro la vita riserverà relazioni più serene e durature. Se avranno i piedi piantati per terra, più di me, e un cuore empatico.

    • Mi hai commossa e ti ringrazio per ciò che hai scritto. A volte d’incontro solo le persone sbagliate ma è la nostra storia e ci sono i figli o le figlie e non si può buttare tutto via. Bisogna tenere le cose più belle e ripartire. ❤️

  5. E si, la fine del mese (dopo il 20 del mese) per i primi anni è stato difficile. Eppure si supera. Grazie a un lavoro stabile, che mi permette di far fronte alle spese indispensabili. Il mantenimento delle ragazze (poco) fatto cadere come carità, non si è fatto più sentire, non ha capito perché me ne sono andata via con loro. Non ha mai chiesto scusa, a nessuno. Adesso che è passato il terrore dei primi anni, io sono esausta. Loro si sono, intanto, laureate, lui non lo sa, non c’è mai stato e, del resto, non sa neppure il costo di un libro o di un cellulare o del tablet. In tutto ciò resto a galla cercando di mettere toppe come posso ai tanti problemi che la vita o le azioni a volte non ragionate ci mettono davanti. Con una frattura in questa residua “famiglia”, le due figlie che non si parlano, una rabbia che emerge in ogni loro frase o considerazione. E quest’anno anche il covid. Supereremo anche questo, me lo dico da mesi. Chissà… È stato bello scoprire il tuo blog, Penny. Grazie, mi restituisce un po’ di speranza.

    • Cara Maria, grazie di avermi raccontato la tua storia. Penso che si superi tutto, hai ragione. Un dispiacere per quella frattura tra le tue figlie, spero possa essere recuperabile ma, come dico sempre, non tutto dipende da noi♥️ ti abbraccio

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