L’adolescenza è davvero complicata.

È così contraddittoria, lunatica, inaccessibile, friabile che fa una paura tremenda. Soprattutto a me, come madre.

Ogni tanto credo di essere trascinata dal vortice e di fronte alla tracotanza della girl, ai suoi saperi certi, ai suoi toni duri, perdo la bussola. In poche parole sclero.

Esce l’isterica che c’è in me. E quando urlo, quando mi impongo, mi vedo coi loro occhi e mi detesto. Sono tutto quello che non vorrei essere.

Dimentico la pazienza. Le buone parole. I gesti calmi. Entro in un “trip” da cui non riesco ad uscire.

La girl e la sua adolescenza hanno la capacità di tirarmi dentro. Fino in fondo. E mentre sono lì, so che dovrei tacere, fare un passo indietro, e riprendere la conversazione più tardi. Ma lei mi provoca, ancora e ancora.
Forse esistono le madri, quelle capaci di trovare la risposta giusta al momento giusto, di stare calme, di non farsi trascinare dalle provocazioni.

Ma io sono una donna confusa, lo sono sempre stata, non so mai se dico cose di senso e come devo dirle.

Così mi incasino, mi emoziono, mi appassiono alla lite. E, spesso, mi dispero. Perché avrei voluto essere più giusta, più brava.

Le ascolto e mi chiedo cosa ricorderanno, consapevole che i ricordi saranno arbitrari e, a volte, non sempre sinceri. Di certo soggettivi.

Non c’è un lieto fine tra di noi, a volte.

Potrei scrivere che le amo ma sarebbe scontato, è più vero dire che mi mettono a dura prova. E non le adoro sempre.

In alcuni momenti mi soffocano. Già, mi soffocano.

Ma c’è quel bene che non è possibile mettere in discussione. E non perché sono mie. Non lo sono. O sangue del mio sangue.

Perché dal momento in cui le ho incontrate, Io sono diventata un’altra persona. Non so se migliore, ma un’altra.

E l’urgenza, da quando le ho viste per la prima volta, è stata quella di prendermene cura. Come una responsabilità che sarebbe durata per sempre nella buona e nella cattiva sorte.

E sinceramente non so come si faccia a dimenticarsi dei figli. So con certezza che il cammino dell’amore prevede scossoni e turbolenze, che a volte si pensa di aver fallito. Prevede conflitti. E di sicuro allontanamenti, ma il ritorno è un nostro dovere come genitori.

Potrei dire che le mie figlie sono il mio senso, ma non lo sono. Ma hanno dato una forma alla mia vita e alle mie scelte.

Credo siano state un grande influsso e la mia più belle opportunità.

Tante cose mi rendono felice. Lo sapete. La maternità non posso dire che mi renda felice. È l’amore che provo a farlo.

Quel guardarle e sperare un giorno di non essere più indispensabile. Perché è questo che dovrebbe fare una madre, permettere il volo.

Rendersi autonome e autosufficienti, e qui parlo di noi.

Lasciatemelo dire, a volte pendiamo dalle loro labbra. Sono il marito che non abbiamo, le parole che desideriamo, gli abbracci che ci mancano, i successi che avremmo voluto.

Altre, riusciamo a giocarcela bene, ci concentriamo su di noi e gli permettiamo di fiorire.

La verità, tornando all’adolescenza, è che mi disarma. Mi sembra di aver trovato una strategia e il giorno dopo non vale più. Quello che ha funzionato ieri, oggi è perdente. Insomma un grande caos.

Come il mio essere madre. Non c’è un ordine. Un dato certo. Una regola universale a cui attaccarsi. Se fai così è sicuro che vincerai il premio di mamma dell’anno! Niente.
Loro, oggi mi massacrano. Domani pure. Forse mi baceranno. All’improvviso. In un futuro prossimo. Quando avrò mille altri pensieri nella testa e mille cose da fare.

Eppure mi fermerò. In attesa. Di un bacio. Un abbraccio. Un tvb e cuore al seguito.

Basterà un attimo per dimenticare che mi hanno fatto incazzare.

Basterà un attimo per ricordarmi che un giorno ci siamo incontrate e io ho promesso: avrei fatto di tutto per imparare ad amarle.

Come ero capace. Come potevo.

Ma, soprattutto, ci sarei stata.

Penny

P s: Se sono una buona madre cerco di non chiedermelo più. O quasi. Ci provo. Vabbè, solo qualche volta?.

2 comments on “I figli. Incontri possibili.”

  1. Terribile l’ adolescenza e devo dire senza un padre è ancora peggio.
    A casa mia i miei genitori si bilanciavano.
    Io da sola non ce la faccio.
    Fisicamente moralmente.
    Qui si arriva a ricatti minacce.
    Non parliamo poi di compiti non fatti, di assenze a scuola, richieste di soldi. Ecco : quelli non ci sono! Come fanno a non capire? Mi ha risposto ti cerchi un altro lavoro. Cioè dovrei trovarmi un secondo lavoro e lei non leva le mutande da terra. Il sabato poi non ho più vita. Devo uscire con un bimbo che mi dorme in macchina a recuperarla in discoteca ( ha 14 anni).
    A volte piango piango ma poi ricomincio questo ruolo di madre che non voglio più

    • Ti capisco, ma non mollare. Loro ci chiedono costantemente di esserci. Ci mettono alla prova per vedere fin dove arriviamo. Hanno bisogno di provocare per essere contenuti. Difficile, faticoso, ma non abbiamo molta scelta. Contratta, questo è un buon metodo. Io, se posso non le recupero. Devono mettersi d’accordo con gli amici, altrimenti non vanno. ?.
      Ti abbraccio

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