Dite alle bambine che non devono essere sempre gentili. Che la rabbia è uno stato d’animo normale, e che è bene provarla.

E se qualcuno le tratta male possono difendersi e pure protestare.

Se vengono prevaricate, possono mettere da parte la gentilezza e farsi sentire.

Arrabbiarsi è un loro diritto.

Dite alle vostre bambine che il “no” è una risposta lecita come qualsiasi altra.

Qualcuno, nella vita, si aspetterà che siano compiacenti e sottomesse. E devono essere preparate.

Insegnate alle vostre bambine a dire ciò che pensano e che ci sono cose non negoziabili.
Come il rispetto e la vita.

Insegnate che anche l’assertività può essere un valore.

E che possono ottenere ciò che vogliono, a patto che ci si mettono d’impegno e ne abbiano le capacità.

Lasciate che si appassionano alle scienze, alla matematica, a tutte quelle materie scientifiche monopolio dei maschi.

Questo le porterà a darsi obiettivi elevati e non contribuirà a quella che viene definita la “femminilizzazione della povertà”.

Ditegli che non è necessario piacere a tutti i costi e che il loro modo di agire, non deve sottostare al gradimento degli altri, bensì al proprio.

E se non si vogliono indossare un vestito per una festa, se non vogliono mettere la gonna o il contrario, rispettate il loro volere. Sono altre le contrattazioni importanti.

Dite alle bambine che l’impegno e la perseveranza contano, e pure gli errori.

E se hanno ottenuto un successo ripetete loro che se lo sono meritato. Nessuno regala niente, soprattutto alle femmine.

Molte donne non pensano di meritare i loro successi.

E se sono delle leader non etichettatele come prepotenti, cercando di modificare continuamente il loro comportamento.

La leadership non è un’attitudine dei maschi.

Parliamo alle nostre bambine, spendiamo parole affinché diventino donne indipendenti.

Responsabili. Autonome.

Che sappiano prendere decisioni. Che non la smettano mai di credere in se stesse. Nei loro progetti. Nel loro valore.

Non limitiamole perché sono bambine.
Le parole quelle dette, sentite, percepite diventano atti.
Stai ferma. Stai composta. Non ti arrampicare. Incrocia le gambe. Non sudare. Non correre.

Non disturbare.

E così nella vita lo facciamo. Non disturbiamo.
A volte stiamo così ferme che siamo infelici.

Sta a noi difendere e proteggere la loro libertà.

Costruire il loro futuro, nella speranza che sia migliore del nostro.

Penny

4 comments on “Dite alle vostre bambine.”

  1. La mia bambina è cresciuta. E’ matricola universitaria in una città lontana da casa. Sta maturando un’esperienza di autonomia e di crescita che lei stessa stenta a credere che riesca a cavarsela così egregiamente, a ragionare con la sua testa, a dire no quando occorre. Ed io, che ho imparato ad avere fiducia piena in lei (la stessa che a 6 anni aveva attacchi di panico per la conseguenza di non essere più figlia unica, principessa della famiglia), a volte resto allibita di cosa sia diventata la mia bambina. Qualche volta penso di aver creato un mostro. Ma la verità è che è così che la voglio e ne sono orgogliosa. Non è certo che questo la aiuti a cavarsela nella giungla, ma almeno sarà sempre consapevole di aver fatto tutto il possibile. E se un giorno deciderà di posare le armi, ben venga pure. E’ pure triste ritrovarsi a ragionare ormai in questi termini. Ma è questa la condizioni in cui ci troviamo, nostro malgrado.

    • Sai cosa ho pensato quando leggevo queste righe? Vorrei ritrovarmi anch’io tra qualche anno con la certezza di aver fatto un lavoro in quella direzione. Nella direzione dell’autonomia, della ricerca del sé, nella consapevolezza che possono bastarsi. Non so se ci riuscirò ma mi piacerebbe tanto. E come te, cara amica mia, ho sempre avuto fiducia.
      Un grande abbraccio Penny

  2. Bellissime parole…
    Mia mamma voleva che indossassi le gonne, e a lungo ha comandato lei nel mio guardaroba… Ora qualche gonna ce l’ho, ma ormai da molti anni quando le indosso la gente che mi conosce si stupisce…
    Mia zia voleva che facessi la donnina di casa dedicandomi alle pulizie e alla cucina mentre mio cugino poteva andare a divertirsi o riposarsi durante le vacanze estive, mentre io volevo solo studiare.

    Mi sono appassionata alle scienze, alla matematica… ho studiato medicina… sono diventata chirurgo… e me ne pento, perché qualunque sforzo, qualunque impegno, qualunque sacrificio non mi metterà mai alla stessa altezza degli uomini, sarò sempre un gradino più in basso, avrò sempre meno opportunità.

    E queste opportunità si sono drasticamente ridotte da quando ho deciso di avere una figlia, da quando ho deciso di essere madre, e possibilmente una madre presente. Perché per quanto io sia una sostenitrice dell’importanza della qualità del tempo che si trascorre con i figli (e non solo con loro), tuttavia per avere qualità bisogna pure trascorrercene una certa quantità!!!

    Mi arrabbio, oh, se mi arrabbio… ma quando mi arrabbio vengo tacciata di essere prepotente, talvolta anche maleducata… Perché chi viene apprezzato è colui che dice sempre sissignore, colui che obbedisce, colui che dice sempre sì… anche se poi girato l’angolo magari fa il contrario, ma viene apprezzato chi mantiene le apparenze…

    Belle parole, ma purtroppo utopistiche: cercherò di crescere mia figlia secondo questi principi, ma allo stesso tempo quando sarà più grande le suggerirò di sembrare sempre gentile, di provare rabbia, ma di cercare di nasconderla e di trovare altri modi per sfogarla, per incanalarla… di difendersi, ma di protestare poco, di farsi sentire, ma sempre con gentilezza. Di saper dire no mascherandolo da sì, di non essere compiacente o sottomessa…

    Cercherò di insegnare a mia figlia l’assertività, anche se a me non è stata insegnata… e a non cercare sempre l’approvazione degli altri, ma la propria felicità e soddisfazione.
    Cercherò di insegnarle ad essere indipendente, responsabile, autonoma, a credere in sé stessa, a fare progetti e a perseguirli con volontà e tenacia. Cercherò di aiutarla a costruire il suo futuro, sperando che sia migliore del mio. E cercherò di indirizzarla a costruire il suo futuro altrove, perché l’Italia non è un paese per donne di questo tipo… a meno che non vadano a letto con il capo.

    • Mi piacerebbe pubblicare la tua lettera se me lo permetti, magari in forma anonima, se non ti va. Ma raccoglie tutto ciò che penso, anche se io mi arrabbio tanto e ancora quando le mie figlie non si stupiscono di fronte a quotidiani atteggiamenti maschilisti, la paura è proprio quella che la gentilezza si trasformi in sottomissione. Il confine è davvero sottile. Ma ho capito in pieno il tuo pensiero e lo condivido. Mi piace pensare di poter cambiare le cose anche qui, per quelli che da qui non se ne possono andare. Grazie davvero. Penny

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